Fare i conti con la scarsezza di un bene prezioso
Venerdì 12 maggio 2023, La Ragione
Sono alcuni decenni che gli scienziati indicano l’acqua come un bene sempre più prezioso e conteso. Nel 2015 il World Resources Institute ha identificato il 2040 come anno critico per la disponibilità di acqua potabile in diciassette Stati tra cui Spagna, Marocco, Algeria, Tunisia, Arabia Saudita e Pakistan. Il 22 marzo scorso gli esperti hanno anticipato questo limite al 2030. L’allarme è stato lanciato alla vigilia della UN 2023 Water Conference.
Secondo i ricercatori in pochi anni la domanda di acqua dolce supererà del 40% la sua disponibilità. L’emergenza idrica condizionerà la gestione amministrativa e sociale degli Stati, stimolerà flussi migratori e conflitti per il controllo delle fonti d’acqua. La disuguaglianza nella disponibilità di acqua è infatti alla base di un sempre maggior numero di guerre: 357 conflitti tra il 2000 e il 2018 hanno avuto origine da questo problema. Ma non solo, la crisi idrica è causa del 10% dell’aumento della migrazione globale. A oggi più di 2 miliardi di persone, soprattutto in Paesi a basso sviluppo, non hanno accesso all’acqua potabile e questo provoca malattie come colera, dissenteria, tifo, poliomielite e diarrea da tossinfezioni intestinali che ogni anno portano a morte 1,2 milioni di persone.
Secondo la Global Commission on the Economics of Water, la mancanza di acqua dolce è l’ennesima conseguenza della crisi climatica determinata dal riscaldamento globale. Gli esperti Onu sul cambiamento climatico (Ipcc) avvertono che l’aumento della temperatura porterà in tutto il pianeta a grandi cambiamenti nel ciclo dell’acqua. Le zone aride vedranno siccità sempre più gravi e le zone umide saranno sottoposte a massive alluvioni. Un fenomeno che vede come testimoni diretti anche noi europei. L’Ue deve infatti fare i conti con una riduzione del 20% di disponibilità idrica rispetto agli anni precedenti. In questo momento oltre un quarto dell’Europa è in siccità. I fiumi sono sotto il livello di guardia e i ghiacciai alpini stanno scomparendo. In Spagna non piove da 32 mesi e i bacini idrici sono al 25% della loro capienza. In Germania il Reno e il Danubio non sono più navigabili in alcune loro parti. In Italia il Lago di Garda è a meno della metà del suo livello medio. La carenza di acqua ha già innescato violente proteste in Francia, dove diversi paesi non possono più fornire l’acqua del rubinetto.
La siccità è però un fenomeno complesso. Oltre al cambiamento climatico influiscono anche un consumo eccessivo e la cattiva gestione. A livello europeo almeno un quarto di questa risorsa va sprecata a causa delle perdite delle condutture, che dovrebbero essere ripristinate. È necessario quindi ridurre gli sprechi ma anche procedere con azioni alternative. Bisognerà investire su impianti di desalinizzazione e cambiare regime alimentare, riducendo carne e ortaggi che richiedono molta irrigazione. L’agricoltura e gli allevamenti assorbono infatti più del 50% dell’acqua prelevata dall’ambiente.
Dobbiamo puntare soprattutto sull’economia circolare dell’acqua. La direttiva Ue obbliga dal 2020 alla depurazione e al riutilizzo in agricoltura di tutte le acque reflue urbane, un processo applicato finora soltanto al 4%. Gli israeliani ci insegnano invece che questo sistema può soddisfare il 70% del fabbisogno idrico. Le soluzioni quindi ci sono, se non vogliamo una crisi sociale dobbiamo mettere in atto tutti i piani per risolvere quella idrica.