Gli investimenti nell’industria mineraria nell’attuale scenario di guerra

L’azienda australiana Altamin opera nel settore esplorativo e nello sviluppo minerario industriale in Italia dal 2015 in cerca di materie prime strategiche, collaborando o controllando una catena di società italiane, tra cui Energia Minerals Srl e Strategic Minerals Italia.

Quali sono le materie prime critiche in questo momento storico e perché sono considerate tali? I metalli possono essere “strategici” perché da essi parte il giro d’affari delle multinazionali che posseggono la tecnologia per lavorarli e i mezzi per scavare; aziende americane, cinesi, australiane e canadesi, schierate in competizione tra loro e con i paesi del mondo più poveri ma ricchi di minerali. Si fanno la guerra per contendersi i giacimenti, quando non li posseggono già dal loro retaggio coloniale e li stanno cercando anche in Europa. In questi ultimi anni è strategico ritornare a scavare in terra occidentale poiché questi minerali sono anche sotto i nostri boschi.  I materiali in questione sono di vitale importanza per la costruzione di apparecchi tecnologici, per la fabbricazione di velivoli militari, per le batterie, e per componenti per la robotica.

La protagonista è l’azienda australiana Altamin, che ha messo le mani su quasi tutti i siti minerari in Italia, che apriranno a breve. Dal 2015 fa capolino nella penisola un’azienda denominata Alta Zinc – ad oggi Altamin – che opera nel settore esplorativo e nello sviluppo minerario industriale. I nuovi attori venuti da Perth (Australia occidentale), si occupano da ormai quasi un decennio di scandagliare il territorio italiano in cerca di vecchi e nuovi giacimenti minerari; hanno ottenuto permessi e avviato azioni di tipo economico e pratico nella chiara intenzione di dedicarsi all’estrazione di materie prime. L’obiettivo di Altamin sarebbe quello di diventare il produttore europeo di metalli per batterie sfruttando le risorse italiane. Gli investimenti milionari già messi in campo dall’azienda non lasciano dubbi a riguardo. La piramide finanziaria costruita dagli australiani è in linea con il funzionamento di tutte le grandi imprese del settore minerario: una catena di società in cui da una più grande ed economicamente molto potente si snodano altre più piccole, ma tutte riconducibili ad un unico luogo operativo che si trova a Bergamo: l’azienda Energia Minerals Srl, controllata interamente da Altamin. A questo stesso luogo possiamo ricondurre anche la sede di Strategic Minerals Italia, anch’essa governata in toto dall’azienda maggiore, insieme  alla sede legale ed operativa di Vedra Metals Srl – una joint venture che Altamin, attraverso Energia Minerals, ha creato insieme ad Appian Capital Advisory, società che si occupa di finanziare e partecipare ad investimenti in ambito minerario, con a disposizione oltre 775 milioni di dollari, interessi ed investimenti dal litio in Brasile all’oro canadese, dallo Zinco della Namibia al Nickel in USA. 

Le controllate al 100% Energia Minerals Srl e Strategic Minerals Italia si occupano principalmente delle prime fasi del processo, effettuando indagini, ricerche, studi, elaborando progetti di fattibilità, stringendo accordi e chiedendo permessi. Esse hanno per loro natura giuridica la possibilità di creare successivamente delle joint venture specifiche alle quali poter poi trasferire partners e diritti acquisiti. Nello specifico, ad oggi Energia Minerals Srl si sta occupando delle ex miniere di Corchia (provincia di Parma) e dello storico distretto minera rio di Villar in val Chisone. Possiede un permesso denominato “Monte Bianco” che vede interessata un’ampia zona nel levante ligure. Infine, a febbraio 2024, ha ottenuto quattro nuove licenze (raggiungendo quota sei) dalla regione Lazio per il progetto di estrazione geotermica di litio nel viterbese. 

Strategic Minerals Italia è titolare invece della licenza per il progetto di ricerca di Punta Corna nel comune di Usseglio, Val di Lanzo, in provincia di Torino. Vedra Metals S.r.l, come abbiamo visto, è una joint venture su cui ricade il progetto ad oggi in stato più avanzato, quello di Gorno (provincia di Bergamo), anche questo come altri luogo di tradizione mineraria. A marzo 2024 è arrivato il rinnovo alla licenza di esplorazione “Cime” del progetto Gorno fino a luglio 2026, e a gennaio Vedra ha ricevuto ulteriori finanziamenti da Altamin e Appian Italy che fino ad oggi hanno investito oltre 9.000.000 di dollari per rendere questo progetto operativo. Altamin ha firmato un accordo non vin colante di collaborazione con IREN Spa, multiservizi italiana dell’energia, an ch’essa chiaramente interessata al litio affaire.

Ci sono diversi utilizzi per le principali materie prime che Altamin vorrebbe estrarre dal territorio italiano. I metalli in questione sarebbero dunque il litio, la grafite, il manganese, lo zinco, il cobalto e ultimo, ma non per importanza, il rame. Per fare degli esempi, il litio serve per vetri e materiali ceramici, batterie, grassi lubrificanti, leghe, saldature e ha due fondamentali applicazioni in ambito militare: in campo bellico il litio metallico e i suoi idruri complessi, sono utilizzati come additivi ad alta energia di propellenti dei razzi, e nell’ambito dell’energia nucleare.  La grafite ha invece ottime proprietà di conduzione termica ed è il sacro graal dei nanomateriali, con applicazioni che spaziano dall’automotive (copertoni più “ecologici” o batterie) ai tessili, passando per il variegato mondo dei device elettronici, comprese le cellule fotoelettriche e gli smartphone, e fino a costituire un ottimo “integratore” per calcestruzzo o lubrificanti. 

Questo è lo scenario in cui leggere la nuova spinta estrattiva, i costi e l’impatto devastante della miniera in sé, in termini di inquinamento e appropriazione di acqua pulita, rilascio nell’aria di polveri sottili e amianto. Senza dimenticarci che la miniera è un’infrastruttura, oltre che uno scavo, che genera nuovi snodi logistici, nuove centrali di trasformazione e centri di stoccaggio rifiuti, sarà perciò necessario continuare a estrarre anche materiali tradizionali per costruire tutto questo. Le tipologie energetiche non si danno il cambio, si addizionano. Si intensificheranno i conflitti simili a quelli per il petrolio ma per il litio. In Congo l’estrazione di litio e cobalto sta compromettendo irrimediabilmente la qualità della terra, è in corso un’epidemia di tumori mai vista in precedenza, e cercare le terre rare in Europa potrebbe avere impatti disastrosi per l’ambiente e la salute pubblica, e non porrà termine all’estrazione in Africa. 

Chiara Caria

Chiara Caria è una laureanda in Global Cultures (laurea magistrale, Università di Bologna) e Comunicazione Giornalistica, Pubblica e D’Impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), laureata in Mediazione Linguistica Interculturale per Interpreti e Traduttori (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata a questioni di geopolitica, conflitti globali e diritti umani, collabora con Social News e altre riviste. 

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