Su The Lancet tre esperti stimano il numero di morti nell’attuale conflitto a Gaza: fino a 186.000 o anche più

Durante una guerra è sempre molto complesso stabilire con precisione il numero effettivo delle vittime, ma è un calcolo necessario soprattutto per valutare l’impatto umano e per documentare e pianificare interventi futuri. Spesso il più grande problema è che i dati che provengono dalle zone coinvolte nei combattimenti sono incompleti o di difficile reperimento.

È il caso anche del conflitto a Gaza. A 9 mesi dalla guerra del 7 ottobre nella Striscia di Gaza sicuramente sono state uccise più di 37.000 persone, di cui oltre 13.000 sono bambini – dichiara il Ministero della Sanità di Gaza. Ma molto probabilmente il numero di decessi segnalati è sottostimato. Tre accademici esperti – Rasha Khatib, Martin McKee e Salim Yusuf – hanno di recente fatto una previsione che hanno pubblicato su The Lancet – un’autorevole rivista medica britannica: stimano che il numero dei morti correlati al conflitto attivo nella Striscia di Gaza possa arrivare fino a 186.000 o anche più, ovvero il 7,9% della popolazione totale a Gaza se si considera che nel 2022 raggiungeva più di 2 milioni e 300 mila persone. La stima media per i conflitti contemporanei è un rapporto di 5 morti indirette per 1 morte diretta, quindi gli autori hanno moltiplicato per cinque l’attuale bilancio delle vittime per prevedere i possibili decessi. 

Oltre a valutare l’impatto diretto del conflitto sulla mortalità – ovvero le morti causate immediatamente dalla guerra, hanno quindi calcolato l’impatto indiretto – cioè le conseguenze correlate dovute a malattie infettive-croniche, alla mancanza di cure, alla malnutrizione, a traumi psicologici (frequente è il PTSD, il disturbo da stress post-traumatico) e al crollo delle infrastrutture e dei servizi come ospedali e scuole, che non consente ai sopravvissuti di accedere all’assistenza sanitaria e all’istruzione di base. Dichiarano: 

“Si prevede che il bilancio totale delle vittime sarà elevato data l’intensità di questo conflitto; infrastrutture sanitarie distrutte; grave carenza di cibo, acqua e riparo; l’incapacità della popolazione di fuggire verso luoghi sicuri; e la perdita di finanziamenti all’UNRWA, una delle pochissime organizzazioni umanitarie ancora attive nella Striscia di Gaza”. 

Le conseguenze psico-fisiche e sociali, ma anche economiche, politiche ed ambientali del conflitto sono enormi, e ogni giorno che passa si aggravano sempre di più. I gazei sono costretti ad andarsene. INTERSOS afferma che quasi 2 milioni di palestinesi sono stati sfollati con la forza all’interno di Gaza, ovvero circa l’85% della sua popolazione, di cui più di 600.000 sono bambini. È essenziale prima un cessate il fuoco immediato, poi un sostegno responsabile ai civili – che devono ricevere immediatamente cure mediche, acqua e cibo – e una rendicontazione reale della portata del conflitto.

Lucia Valentini

Lucia Valentini è neolaureata in Comunicazione giornalistica, pubblica e d’impresa (laurea magistrale, Università di Bologna), Comunicazione e Giornalismo (master, Università Pegaso) e Scienze Internazionali e Diplomatiche (laurea triennale, Università di Bologna). Interessata alle questioni geo-sociali e politiche dei PVS e del Medio Oriente, ha partecipato all’International Summer School “Social-Political Conflicts of Modern Society” presso la Saint Petersburg Mining University (08/2019). Incuriosita dalle religioni e dalle criticità dei paesi in guerra, ha frequentato i corsi “Hinduism Through its Scriptures” (HarvardX, 04/2020) e “Terrorism and Counterterrorism” (GeorgetownX, 02/2022). Inoltre, grande passione per la lingua inglese e con qualche conoscenza della lingua russa e hindi. 

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