Altruismo: una risorsa preziosa

Angela Caporale

Un esempio italiano è quello rappresentato dall’Associazione TriesteAltruista. Questa si pone come obiettivo la promozione di forme di “altruismo” nell’intera società civile, creando possibilità e forme di volontariato più vicine alle reali esigenze della collettività.

Il processo di globalizzazione e l’ampliamento dello spettro del diritto e dei diritti umani hanno reso necessaria, negli ultimi anni, una conseguente apertura ed attenzione, da parte delle imprese, alla loro condotta legale. Lo stimolo è emerso in relazione alla scoperta che alcune imprese transnazionali si sono trovate a violare standard di trattamento degli individui tutelati dal diritto internazionale dei diritti umani. Queste imprese sono salite alla ribalta in quanto soggetti con una certa rilevanza rispetto al tema, in particolare quando la loro attività si introduce nella vita di persone non soltanto nello Stato in cui è collocata la loro sede sociale, ma anche in luoghi diversi, in virtù della delocalizzazione della produzione e, allo stesso tempo, quando le loro dimensioni economiche ed organizzative le portano ad intrattenere relazioni autonome con i Governi.
La questione è: nel caso di una violazione dei diritti umani posta in essere da un’impresa (come già capitato), chi è imputabile? Una possibile risposta individua nello Stato il responsabile in maniera indiretta delle violazioni. Un’interpretazione differente valorizza, invece, un effetto orizzontale della tutela, secondo il quale le norme sui diritti umani sono applicabili alle relazioni tra attori privati. Di conseguenza, questi possono accedere direttamente alle vie previste di giustiziabilità. Entrambe le visioni comportano dei problemi e dei deficit di attuazione ed efficacia.
Un’interpretazione alternativa, rivelatasi finora maggiormente utile, è quella che fa rientrare la tutela degli individui nel paradigma della Responsabilità Sociale d’Impresa (RSI), secondo la quale l’impresa è definita come un soggetto morale, oltre che economico. La RSI è stata definita dall’Unione Europea come “integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate”. Si tratta, dunque, di un approccio strategico che integra esigenze di natura etica e la ricerca del profitto e dell’efficienza economica. La RSI supera il rispetto delle prerogative di legge ed assume la volontarietà come valore aggiunto che stimola la proposta e l’adozione, da parte delle imprese, di azioni concrete, delle migliori prassi, di attività promozionali, considerando che una tale gestione aziendale produca benefici e vantaggi non solo limitati al profitto ed al successo economico. Particolare attenzione viene prestata ai rapporti con i propri portatori d’interesse (stakeholder), quali collaboratori, fornitori, clienti, partner, comunità ed istituzioni locali, realizzando, nei loro confronti, azioni concrete. La politica aziendale, in sintesi, è orientata alla conciliazione di obiettivi economici insieme a quelli sociali. Recentemente, accanto a questi ultimi hanno assunto particolare rilievo anche istanze di tipo ambientale, il tutto in un’ottica di sostenibilità futura.
Grazie all’affermazione di questo paradigma, sono stati proposti dalle e alle imprese diversi modelli di gestione aziendale. Uno dei più diffusi è il SA8000 (ovvero Social Accountability) che prevede otto requisiti a cui adeguarsi rispetto ad una tutela minima dei diritti umani ed un requisito relativo alla gestione della responsabilità sociale in azienda. Recentemente, è stato sviluppato, inoltre, un aspetto della RSI che amplia il raggio d’azione dell’impresa, non più limitata al proprio ambito lavorativo, ma aperta alla comunità circostante. In questo senso, si parla di Responsabilità Sociale del Territorio. L’obiettivo è quindi quello di accompagnare le istituzioni e le organizzazioni (pubbliche e private, profit e no profit) in un percorso di costruzione condivisa, nel quale le giuste istanze economiche vanno coniugate con le attenzioni sociali ed ambientali, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile.
Un esempio italiano è quello rappresentato dall’Associazione TriesteAltruista. Questa si pone come obiettivo la promozione di forme di “altruismo” nell’intera società civile, creando possibilità e forme di volontariato più vicine alle reali esigenze della collettività.
L’associazione, nata con il sostegno concreto di MilanoAltruista e Romaltruista, oggi riunite nella rete Italialtruista, si rivolge anche alle aziende più sensibili, fornendo gli strumenti per rendere la città più vivibile e più umana. Il vantaggio è duplice: da un lato, si permette alle aziende di rispondere ai bisogni sociali del territorio; dall’altro, si rafforzano i legami interni all’impresa stessa. TriesteAltruista propone tre diverse modalità di collaborazione tra azienda e volontari:
programmi di volontariato all’interno dei quali le aziende possono scegliere fra tante proposte semplici, spesso associate al Natale o ad altri eventi. Le proposte più tipiche sono le raccolte a favore di ospedali ed altri enti, ma anche “progetti” per migliorare la città o il quartiere al quale esse stesse appartengono;
programmi aziendali personalizzati di volontariato. I collaboratori possono scegliere fra un menù di opportunità di volontariato, permettendo così a ciascuno di servire la causa che sente più vicina a sé;
partecipazione della squadra aziendale alla Giornata di Volontariato, organizzata dall’associazione al fine di divulgare, informare e dare dimostrazione dell’operato volontario della propria azienda e delle altre partecipanti al progetto. In questo modo, i dipendenti/volontari possono sentirsi orgogliosi di lavorare per un’azienda solidale.
Le aziende “socialmente responsabili”, oltre a facilitare il volontariato aziendale dei propri collaboratori, possono sponsorizzare altri progetti con donazioni in natura o in denaro.
In conclusione, la Responsabilità Sociale d’Impresa, insieme al volontariato, rappresenta un paradigma aperto e flessibile che permette, a qualsiasi livello, dall’internazionalità e dalla transnazionalità sino alla territorialità più contenuta, un rapporto nuovo tra azienda e tessuto sociale, consentendo di ridurre la distanza tra questi due ambienti stimolando una collaborazione sinergica a favore di uno sviluppo integrato, più efficace e, al tempo stesso, sostenibile ed altruista.

Angela Caporale
Collaboratrice di SocialNews

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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