In prima linea

Oltre 40 Caritas nazionali dei cinque continenti, dalla Polonia al Burkina Faso, dal Brasile a Sri Lanka e all’Australia, hanno manifestato vicinanza alla sorte delle vittime e disponibilità a contribuire agli aiuti e alla ricostruzione.

Il terremoto che ha colpito L’Aquila il 6 aprile ha destato commozione e partecipazione in tutto il Paese e anche oltre confine.
L’intervento della Chiesa italiana, che ha visto Caritas Italiana da subito in prima linea, ha il suo perno nel Centro di coordinamento nazionale Caritas, aperto presso la parrocchia San Francesco d’Assisi del quartiere Pettino, attivato sin dal primo giorno per ospitare lo staff nazionale e gli operatori di Caritas L’Aquila (che ha perso le sue due sedi), al fine di coordinare i primi aiuti giunti da tutta Italia.
Sono più di 300 gli operatori e i volontari Caritas che si sono mobilitati immediatamente dopo il terremoto. Le loro attività, nei primi dieci giorni, sono state:

• attivazione di un magazzino;
• assistenza materiale e morale alle famiglie raccolte negli alberghi della costa;
• assistenza alla Caritas diocesana dell’Aquila per riattivare le sue capacità di intervento.

I gemellaggi
Il Centro di coordinamento Caritas ha suddiviso il territorio colpito dal sisma in 9 zone omogenee, “affidate” alle Delegazioni regionali delle Caritas diocesane italiane. I primi gemellaggi sono entrati nel vivo una settimana dopo il sisma: prevedono la condivisione con le comunità locali grazie all’invio di operatori e volontari che, per un lungo periodo, svolgeranno opera di ascolto e assistenza delle persone terremotate, soprattutto delle fasce più fragili (anziani, malati, disabili, minori, migranti). Caritas Italiana ha stretto anche un accordo con l’Azione Cattolica Italiana, per coordinare insieme l’impegno dei circa 1.500 volontari che si alterneranno nell’area del disastro. Intese e sinergie sono state sviluppate anche con la Pastorale giovanile e intensa è l’attività di coordinamento con le molteplici associazioni collegate alle realtà ecclesiali.

La ricostruzione
Per la ricostruzione si dovranno aspettare la stima dei danni, la programmazione degli interventi e le autorizzazioni da parte delle autorità pubbliche. Caritas Italiana ha già confermato la disponibilità a ricostruire scuole, centri di aggregazione delle comunità (strutture polifunzionali per finalità sociali, assistenziali, pastorali e culturali) e strutture di edilizia sociale per i bisogni di fasce vulnerabili.
Dopo il terremoto del Molise, autunno 2002, insieme alle Delegazioni regionali sono stati realizzati 20 centri della comunità (strutture socio-pastorali polivalenti), 7 scuole, progetti di microcredito e iniziative di sviluppo delle reti sociali e produttive. Questa volta potrebbe porsi l’esigenza di pensare anche a interventi di edilizia sociale per le fasce vulnerabili: anziani, famiglie in difficoltà, soggetti svantaggiati, migranti.

Solidarietà mondiale
Oltre 40 Caritas nazionali dei cinque continenti, dalla Polonia al Burkina Faso, dal Brasile a Sri Lanka e all’Australia, hanno manifestato vicinanza alla sorte delle vittime e disponibilità a contribuire agli aiuti e alla ricostruzione. Molte di queste hanno fatto pervenire messaggi di solidarietà a Caritas Italiana, altre hanno lanciato appelli ai fedeli dei loro paesi e organizzato collette per supportare l’impegno di Caritas Italiana nelle zone colpite dal sisma.

Domenica 19 aprile, in tutte le parrocchie, c’è stata una colletta nazionale, indetta dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, a sostegno delle popolazioni colpite dal terremoto in Abruzzo. Le offerte raccolte saranno messe a disposizione di Caritas Italiana per questa emergenza e, insieme ai 5 milioni di euro stanziati dalla Cei e agli oltre 3 milioni di euro già pervenuti con offerte spontanee, serviranno a finanziare tutti gli interventi avviati e da avviare, sempre in un’ottica di prossimità e di presenza continuativa e di lungo periodo “con la gente”, come è nello stile della Caritas.

Don Vittorio Nozza
Direttore Caritas Italiana

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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