Giappone e concetto di morte

Nella cultura tradizionale giapponese, c’è una forte resistenza ad accettare che sia il medico ad accertare quando una persona è deceduta; la morte per loro riguarda il cuore dell’uomo, inteso come sentimento profondo della persona.

La natura è un elemento base della cultura tradizionale giapponese.
I nipponici nutrono il massimo rispetto verso le leggi naturali e questo rispetto li rende molto cauti verso ogni processo umano capace di alterarle.
I giapponesi hanno un senso della vita e della morte molto forte, sono molto sensibili per ciò che essi percepiscono come “evidente” anche se non tangibile.
Per questo popolo non esiste il concetto di un Dio creatore, ma esiste la natura, all’interno della quale, l’uomo ed il creato sono tutt’uno e la natura diventa divinità, un cosmo dove tutto ha un’anima.
Nella cultura tradizionale giapponese c’è una forte resistenza ad accettare che sia il medico ad accertare quando una persona è deceduta; la morte per loro riguarda il cuore dell’uomo, inteso come sentimento profondo della persona. Ancora oggi, nella mentalità del giapponese, la percezione dell’evidenza della vita e della morte non è cambiata.

Quando una persona muore, il suo spirito fa fatica a staccarsi dal luogo caro e secondo il buddismo vi rimane per un periodo di 49 giorni. Durante questo periodo si recitano preghiere per incoraggiare lo spirito a distaccarsi e incamminarsi verso un luogo diverso. Per questo motivo, le cerimonie per i defunti non sono tristi, vengono anzi organizzati incontri di parenti ed amici nell’abitazione del defunto, ove vengono offerti cibi e fiori affinché lo spirito del morto sia sollecitato a procedere verso un luogo nuovo. Il distacco risulta più difficile se i parenti sono tristi.
Può succedere che all’interno delle famiglie, durante il pasto principale, si imbandisca il tavolo riservando un posto anche al defunto da poco scomparso. Viene messa una foto della persona dove era solita sedersi e vengono serviti i suoi cibi preferiti, rivolgendosi come se fosse vivo.
Dopo i 49 giorni, l’anima attraversa un fiume e va sull’altra sponda. Secondo la tradizione buddista, una volta all’anno, la notte del 15 Agosto, ricorrenza dei defunti in Giappone, le anime dei trapassati attraversano il fiume per tornare a casa a visitare i propri cari.

Il rispetto per gli antenati è il substrato della spiritualità giapponese, il rispetto di quello che lo spirito ha rappresentato in vita.
Il giapponese si scontra con il concetto di morte cerebrale in quanto significherebbe attribuire la posizione centrale di organo critico al cervello, mentre questa posizione risiede nel cuore.
Sebbene in Giappone non esistano specifiche preclusioni di tipo religioso contro l’eutanasia, vi sono stati diversi casi travagliati come quello di Piergiorgio Welby e i giapponesi hanno cominciato ora ad orientarsi verso un’accettazione della “morte dignitosa”.

Sara Crisnaro
Studentessa Università Cà Foscari
Lisao Giapponese

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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