Mutui subprime

Come si è visto, la crisi è stata innescata dalla nuova tipologia di mutui subprime, utilizzata senza i necessari controlli da parte delle aziende finanziarie e degli organi di vigilanza. Si definiscono in tal modo i prestiti concessi a soggetti inaffidabili, che hanno avuto problemi pregressi nella loro storia di debitore. Statisticamente, circa il 25% della popolazione USA ha un “punteggio di credito” inferiore a 620 punti e rientra nella categoria dei subprime. Appartiene a questa categoria un’ampia varietà di strumenti di finanziamento quali i mutui subprime per l’acquisto di case, automobili, carte di credito. I prestiti a prenditori inaffidabili sono stati incoraggiati dalla legge CRA (Community Reinvestment Act) voluta, alla metà degli anni novanta, dal presidente Clinton. Il CRA ha condizionato la fruizione da parte delle banche dei benefici del FDIC (Federal Deposit Insurance Corporation) alla concessione di prestiti a cittadini a basso reddito. Visto il loro grado di rischio, i finanziamenti subprime sono gravati da alti tassi d’interesse e premi e parcelle elevati. Non hanno periodi di tolleranza per l’applicazione di pesanti interessi di mora e per penalità diverse.

La maggiore liquidità a disposizione delle famiglie ha incrementato i consumi e determinato un’eccessiva crescita del mercato immobiliare. Per anni, il PIL degli USA ne ha fruito in maniera positiva. Ricordiamo che la legge americana, rispetto a quella europea, è più sfavorevole dal punto di vista del recupero del credito. Al verificarsi di inadempienze, la banca ha solo la facoltà di realizzare la casa ipotecata. Dopo il 2001, la politica dei bassi tassi d’interesse ha raddoppiato la stipulazione di mutui per la casa subprime. In un periodo di forte domanda di case, le inadempienze insorte sono state coperte dal ricavato della vendita dei beni ipotecati. Quando ciò non è risultato possibile, le banche hanno proceduto alla cartolarizzazione dei crediti subprime, salvando i propri bilanci e trasferendo sui sottoscrittori dei fondi comuni d’investimento i rischi d’insolvenza.

A partire dal 2006, le cose sono andate male quando, con l’improcrastinabile aumento dei tassi d’interesse, le rate a tasso variabile non potevano essere più onorate dai prenditori subprime e le inadempienze hanno cominciato a diventare eccessive per il sistema. Le banche hanno fatto generalmente ricorso all’esproprio e alla rivendita sul mercato degli immobili, deprimendone il livello dei prezzi . I tassi d’insolvenza dei mutui subprime sono saliti e hanno portato al fallimento o alla bancarotta più di due dozzine di agenzie di credito, tra cui l’importante New Century Financial Corporation, il secondo prestatore subprime degli USA. Altre banche hanno sospeso la vendita delle quote di fondi detenute per evitarne il deprezzamento. Si sono così venute a trovare in una situazione non facile. Nelle borse di tutto il mondo, i corsi hanno cominciato a deflettere. I bilanci bancari ne hanno fortemente risentito e il rischio di controparte ha portato, anche sul mercato interbancario, a una situazione di stretta del credito (credit crunch).

Dr. Ezio Romanò

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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