Non mi sono mai sentito un disabile

Oscar Pistorius

Ho imparato molto presto a trasformare in un vantaggio quello che per la maggior parte delle persone sarebbe stato un grave handicap. Sono stato costretto a lottare per far riconoscere i mie diritti, per essere considerato al pari di tutti gli altri. E’ stata una dura battaglia, ricompensata dal fatto che i giudici sportivi mi abbiano fatto correre tra i normodotati

Non ho mai avuto gambe normali, ma anche se a molti potrà sembrare paradossale, non mi sono mai sentito un disabile. Ritengo, infatti, che a monte di ogni condizione di disabilità ci siano delle abilità da sfruttare per bilanciare ciò che manca, per pareggiare gli equilibri. Tutto sta ad identificare quali siano queste abilità! Certo, a volte può essere complicato trovare una propria dimensione, ma posso garantire che non è impossibile. Del resto, in ogni situazione ci sono pro e contro. Il discorso è applicabile in generale e si può quindi estendere anche a tutte  le persone normodotate che a mio avviso in tante cose dimostrano di essere più disabili dei disabili stessi o si comportano come tali. Personalmente ho imparato molto presto a trasformare in un vantaggio quello che per la maggior parte delle persone sarebbe stato un grave handicap. Dal punto di vista professionale ammetto di essere stato costretto a lottare per far riconoscere i mie diritti, per essere considerato al pari di tutti gli altri. Non è stato semplice perché, come è noto, le mie protesi nel corso degli anni sono diventate oggetto di aspre critiche e contestazioni. Una dura battaglia, la mia, alla fine ricompensata dal fatto che i giudici sportivi hanno acconsentito a farmi  correre tra i normodotati. Questa, per me, è  stata una soddisfazione enorme. Un vero e proprio successo che reputo pari a quelli ottenuti sui campi da corsa. Con l’andare del tempo mi sono reso conto di correre con passione sempre crescente e ho raggiunto una certezza: se avessi avuto le gambe sarei potuto essere più veloce, ma di certo non avrei messo l’anima, come sto facendo ora, per ottenere un risultato. Non sarei l’atleta determinato che sono oggi, o, forse, non sarei neppure diventato un atleta. Tutto sommato, la mia forza è nata e continua ad alimentarsi giorno dopo giorno proprio in virtù della disabilità che mi ha colpito. Grazie a Dio, sin da quando ero un bambino, la mia famiglia ha sempre condiviso, appoggiato ed incoraggiato le mie scelte. Nessun ostacolo da parte loro ed è anche per questo che a loro dedico tutte le mie vittorie. A casa mia tutto è sempre stato e continua ad esser preso con “ironica filosofia”. A dire il vero,  sono io il primo a non drammatizzare su me stesso e ad essere autoironico: non ho le gambe, ma, in fin dei conti, per correre non mi servono: sono la testa e il cuore che mi fanno vincere. E poi, caspita… un uomo non è fatto di solo gambe e a costo di sembrare “presuntuoso”…  ho tante altre cose degne di attenzione! Per quanto riguarda la partecipazione ai Giochi Olimpici di Pechino, a prescindere se otterrò o meno i tempi minimi di partecipazione, quel che conta è l’essere stato incluso fra i normodotati. È questa la vera vittoria. Una vittoria che, con soddisfazione, non considero più soltanto di Oscar Pistorius, ma anche di tutti coloro che vivono una condizione simile o pari alla mia.

Oscar Pistorius
Atleta sudafricano, campione paralimpico nel 2004 sui 200 m piani, detentore del record del mondo sui 100, 200 e 400 m piani
Il 13 luglio 2007 Pistorius gareggia nello Stadio Olimpico di Roma per il gruppo B del Golden Gala, assieme ad alteti normodotati, ottenendo la seconda posizione.

LA SUA VITA

OscarPistorius è conosciuto come The Fastest Thing On no Legs: è un corridore diversamente abile, gli mancano entrambe le gambe e si muove grazie a delle protesi. Pistorius nacque con una grave malformazione (mancanza di alcune ossa delle gambe, i peroni), che lo costrinse, all’età di undici mesi, all’amputazione delle gambe. Negli anni del liceo praticò il rugby e la pallanuoto, poi un infortunio lo portò all’atletica leggera, dapprima per motivi di riabilitazione, poi per scelta. Pistorius è detentore del record del mondo sui 100, 200 e 400 mt piani per la sua categoria. Corre grazie a particolari protesi in fi bra di carbonio, denominate cheetah. Le protesi che usa in gara sono l’oggetto di una contesa perché le sue gambe non tradizionali lo avvantaggerebbero rispetto agli altri atleti. Le protesi di Pistorius sono in fi bra di carbonio e pesano pochi grammi rispetto ai chili di muscoli ed ossa dei colleghi normodotati, sono più elastiche, hanno maggior assorbimento di energia (+30%), la caviglia meccanica porta ad minor perdita di energia (-32%) tutto questo porta poi ad un minor consumo (-25%). Ovviamente bisogna tener conto degli svantaggi: la non sensibilità del terreno, diffi coltà di equilibrio in curva e tempi più lunghi in partenza per portarsi nella posizione eretta. La questione è semplice: il gesto atletico non deve essere infl uenzato da elementi tecnologici che possano avvantaggiare gli atleti, però alcuni atleti utilizzano sottili metodi per aumentare le loro performance, attraverso scarpe da corsa disegnate appositamente, o raffi nate tecniche. Si dovrebbe correre scalzi, dunque, per rispettare in pieno lo spirito del gesto atletico. Un’affermazione provocatoria ma effi cace: qual é il limite tollerato della tecnologia?

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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