La bellezza di Aimee

A Pistorius, alla Mullins e a tutti gli altri atleti diversamente abili è affidato più di un compito. Il primo tra tutti è far progredire la tecnologia degli arti artificiali: proprio come accade per le auto di formula uno, infatti, i primi a testare le nuove possibilità tecnologiche sono proprio gli atleti. Solo in un secondo momento le tecnologie più avanzate arrivano agli altri

Un record mondiale nei 100 metri, un altro nei 200, un altro ancora nel salto in lungo e poi copertine di riviste e una parte da protagonista in un cortometraggio. Sono i successi che l’atleta americana Aimee Mullins ha ottenuto nonostante le protesi alle gambe che porta praticamente da tutta la vita. Lei e Oscar Pistorius hanno portato in primo piano il tema del diversamente abile, che sfida l’handicap fisico e si dedica allo sport con coraggio e tenacia. Ad Aimee sono state amputate entrambe le gambe quando aveva un anno. Ha subito tre interventi chirurgici a tre, cinque e otto anni. Ha dovuto imparare a muoversi con gambe artificiali con cui ha partecipato alle Paraolimpiadi del 1996 stabilendo ben tre record mondiali nella corsa e nel salto in lungo, gareggiando anche contro atleti normodotati. Aimee è bellissima: capelli biondi, fisico statuario, occhi chiari. Il regista Matthew Barney, che l’ha vista sulla copertina della rivista “ Dazed and Confused ” l’ha voluta in uno dei cortometraggi che costituiscono la saga onirica di “Cremaster”. Un caso assoluto nel cinema mondiale con migliaia di appassionati in tutto il mondo. In Cremaster 3 Aimee Mullins interpreta due ruoli: nel primo è una figura mitica metà donna e metà ghepardo, nel secondo è una disabile che mette in evidenza le sue gambe artificiali in un elegante abito bianco. Aimee è anche presidente della “Women’s Sports Foundation”; nel 1999 lo stilista londinese Alexander McQeen l’ha voluta per una sfilata, mentre nel dicembre 2003 il giornalista e grafico Vittorio Corona ha messo la sua foto sulla copertina della rivista Laureus, distribuita nei principali paesi europei in allegato al quotidiano inglese The Guardian. Aimee, insomma, è un esempio per ogni persona diversamente abile, come Oscar Pistorius: anche lui biondo, bello un sex symbol, un volto conteso dagli sponsor. I suoi risultati però, hanno acceso molte polemiche. Fino all’ultimo non è stato certo, infatti, se l’atleta sudafricano, cui sono state amputate le gambe dal ginocchio in giù, avrebbe partecipato o meno alle Olimpiadi di Pechino 2008 tra i normodotati. Il Comitato Olimpico ha inizialmente rifiutato la sua iscrizione perché – cito testualmente –  “le sue gambe sono tecnologicamente modificate”. Una sorta di doping al carbonio, che, a detta degli organizzatori, lo avvantaggerebbe nei confronti degli altri atleti. Sono in molti, infatti, a sostenere che le gambe artificiali in realtà aiutino Pistorius nella corsa, sia dal punto  di vista del recupero fisico perché i  muscoli si affaticano e il carbonio invece no, sia grazie alla loro lunghezza. In molti, infatti, le definiscono trampoli. Ma se dovesse piovere o fare freddo le protesi in quel caso si irrigidirebbero e Oscar dovrebbe rallentare, altro che vantaggio, insomma. Viene il dubbio, dunque, che la polemica nasca da una paura del mondo dello sport verso la diversità, dai suoi conformismi ed ipocrisie; ma se Oscar Pistorius è un campione, come ha dimostrato, allora ha assolutamente diritto di partecipare ad ogni gara, anche ai giochi Olimpici, come tutti gli altri, seguendo le stesse regole che rispettano gli altri, anche perché a Oscar, a Aimee Mullins e a tutti gli altri atleti diversamente abili, è affidato più di un compito. Prima di tutto quello di far progredire la tecnologia degli arti artificiali: proprio come accade per le auto di formula uno, infatti, i primi a testare le nuove possibilità tecnologiche sono proprio gli atleti. Solo in un secondo momento le tecnologie più avanzate arrivano agli altri, a quelli che non fanno sport a livello agonistico, a quelli che le Olimpiadi le guardano in Tv. Persone che comunque degli arti bionici hanno bisogno per camminare, per afferrare oggetti con le mani, per vivere insomma come tutti gli altri e oltre tutto, dentro città che dei problemi dei diversamente abili non si curano minimamente. Basta guardare le barriere architettoniche che ci circondano in ogni attimo della giornata, dai mezzi pubblici alle rampe di scale nei locali, nei teatri, nei cinema, nei palazzi, per rendersene conto. Il secondo compito degli atleti diversamente abili è quello di azzerare le differenze con i normodotati, accettando anche le strane polemiche sui possibili vantaggi che la loro condizione fisica comporta, perché agli Oscar Pistorius e alle Aimee Mullins non serve il pietismo, anzi, come ha dichiarato lo stesso Pistorius con coraggio, orgoglio e con spirito agonistico che anima ogni atleta: “non sono disabile è solo che non ho due gambe. Non c’è nulla che non possa fare, ho solo avuto bisogno di gambe differenti”.

  Angelo Maria Perrino
Direttore di Affari Italiani
www.affaritaliani.it

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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