Tragedie annunciate

Le norme che regolano la sicurezza nel mondo del lavoro esistono: non è il terreno legislativo, quindi, quello su cui è più urgente intervenire. Il problema sono i controlli e la realtà dell’economia sommersa. Riflettiamo su un dato: l’Italia è il Paese europeo in cui i lavoratori muoiono più numerosi (e di molto) non lavorando, ma andando al lavoro o svolgendo mansioni fuori dal luogo di lavoro. Il traffico e gli incidenti, insomma, ammazzano più che altrove. Come è possibile? Semplice, benché macabro: per buona parte sono incidenti simulati, destinati a coprire eventi gravi verificatisi in luoghi di lavoro non regolarizzati. Esaminiamo tre corni del problema. Primo: mancano ispettori del lavoro che facciano veramente quel mestiere. Ne abbiamo un esercito che ha il rango di dirigente ma poco da dirigere, mentre sono scarsi quelli che girano visitando i luoghi di lavoro. Secondo: il sindacato è spesso più attento al salario ed al posto di lavoro che non alla sicurezza. Terzo: i datori di lavoro lamentano norme troppo restrittive, quindi troppo costose, rese ancora più onerose dopo ogni incidente e, quindi, alla fine anziché protestare e combatterle apertamente le si aggira nell’ombra. Quando la legalità è fuori dal mondo si finisce, in questo, con il praticare il suo opposto. Male endemico, in Italia. I recenti incidenti torinesi sono raccapriccianti, per la dinamica dei fatti e per le condizioni di (totale mancanza di) sicurezza. Una volta superato l’orrore per quelle vite bruciate, però, ci si domanda: com’è possibile che in una fabbrica siderurgica non funzionino gli estintori, e com’è possibile che nessuno se ne sia accorto? Forse perché la cosa era considerata perversamente “normale”, al punto che neanche l’avviso di un dirigente interno è stato preso in considerazione dai responsabili del gruppo. E, poi: è ovvio che non si può sperare che la prevenzione elimini sia gli incidenti che i crimini, ma com’è possibile che proprio in un luogo come quello le autorità responsabili non abbiano programmato controlli periodici e scrupolosi? La cosa più orribile, insomma, è la normalità con cui tutto questo si è trascurato. A tragedia avvenuta sarebbero errori gravi il pensare di caricarne la responsabilità sulle spalle dell’impresa, generalmente intesa, o trovare un alibi nella disattenzione sindacale, e sarebbe errore non meno grave il credere che l’inasprimento della legge scritta sia un buon rimedio al suo non essere letta e praticata. è lo Stato che deve riprendere a fare il proprio dovere, consistente nel vigilare che le proprie leggi non restino voci perse nel vento, e portando i responsabili di quello stabilimento a sentirsi condannare, in tempi ragionevoli ed a pena meritata.

Davide Giacalone
direttore dei periodici “la ragione” e “smoking”,
già capo della segreteria del presidente del consiglio dei ministri,
già consigliere del ministro poste delle telecomunicazioni
www.davidegiacalone.it

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi