E se puntassimo alla prevenzione?

I Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA), sono patologie psichiatriche caratterizzate da una distorsione dell’immagine corporea con conseguente alterato rapporto con il cibo. Comprendono: Anoressia Nervosa, Bulimia Nervosa, e Disturbo da Alimentazione Incontrollata (Binge Eating Disorder) 

I disturbi del comportamento alimentare hanno la caratteristica di manifestarsi con una sintomatologia “a ponte” tra psichico e somatico: si tratta infatti di disturbi psichici che alterano il comportamento alimentare e determinano complicanze fisiche molto gravi e a volte mortali. Sono malattie gravi alla cui base vi è una bassissima autostima, una grave difficoltà rispetto all’autonomia, dove la magrezza diventa una sorta di identità di sé, dove i comportamenti ossessivi e compulsivi compromettono gravemente la qualità di vita. Sono prevalentemente presenti nel sesso femminile, sono diffusi soprattutto nel mondo occidentale e nei paesi sviluppati. Nel Documento Ministeriale del 1998 i valori di prevalenza in Italia nelle donne fra i 12 e 25 anni sono: AN 0.3%; BN 1%; EDNOS 6%. Il Disturbo da Alimentazione Incontrollata (BED) è calcolato intorno al 10-30% della popolazione obesa adulta, benché la sua valutazione sia molto dipendente dai diversi criteri diagnostici utilizzati dai ricercatori (scende a 3-7% se si utilizzano le rigorose indicazioni del DSM-IV). Purtroppo dei DCA se ne sente parlare solo in occasione di morti drammatiche, in realtà il 5% delle anoressiche fra i 25-30 anni muoiono entro 10 anni dall’insorgenza della patologia.

L’approccio terapeutico indicato è di tipo multidisciplinare cioè l’assistenza alle persone con DCA deve essere condotta da team multiprofessionale ed interdisciplinare (psichiatra, internista, dietista, psicologo) che, nel reciproco rispetto delle singole competenze, offra al singolo paziente percorsi personalizzati. Il Centro per i DCA di Ferrara è strutturato in modo multidisciplinare ed è inserito all’interno del Dipartimento Medico dell’Azienda Ospedaliera Universitaria. Sappiamo come un aspetto problematico e peculiare dei DCA sia la difficoltà del mantenimento di un rapporto terapeutico stabile nel tempo: la collocazione del Centro DCA di Ferrara all’interno dell’area ospedaliera permette una “continuità” nell’assistenza in quanto la stessa équipe segue il paziente nelle diverse fasi della presa in carico (ambulatoriale, day-hospital e degenza). Anche nei casi in cui l’approccio terapeutico sia corretto le percentuali di remissione totale dei DCA sono ancora abbastanza sconfortanti (solo il 30% circa ha una remissione totale a medio termine). Spesso quindi il riscontro di DCA in età adulta rappresenta l’esito di situazioni non riconosciute o non adeguatamente trattate in età evolutiva o comunque cronicizzate. Inoltre i pazienti con DCA tendono a non chiedere le cure e a nascondere il loro disturbo come è dimostrato in un famoso studio olandese di Hoek (1995) in cui si è visto che il 43% delle pazienti con An e solo l’ 11% delle pazienti con Bulimia si rivolgono al Medico di Medicina Generale. Sulla base di queste considerazioni diviene sempre più necessario organizzare adeguati programmi di prevenzione sia primaria che secondaria. Dato che l’esordio dei DCA avviene soprattutto in età adolescenziale, la prevenzione dei DCA e la promozione della salute per le persone con DCA o a rischio di presentare questo tipo di affezioni dovrebbe rivolgersi prevalentemente ad interventi nell’età evolutiva, siano essi di tipo educazionale o clinico.

Per quanto riguarda la prevenzione primaria dovrebbero essere coinvolte le diverse figure di “adulti significativi” (genitori, insegnanti, allenatori sportivi, etc.) per renderli protagonisti della promozione della salute in questo campo attraverso progetti di formazione sui DCA per far conoscere i fattori di rischio, ma anche i fattori di protezione (come per es. educazione ai valori etici, alla responsabilità individuale, allo sviluppo di capacità critica e di discernimento, all’autonomia come risorsa etc.. Programmare anche interventi che mirino a contrastare il modello di magrezza oggi imperante e che riportino il valore della persona lontano dall’estetica. Per la prevenzione secondaria sono necessari progetti di formazione di tutte le figure terapeutiche che vengono a contatto con le fasce a rischio. Nella Regione Emilia-Romagna, nel marzo 2000 l’Assessorato alla Sanità, nell’ambito della riorganizzazione dei servizi per la Salute Mentale, ha inviato alle Aziende sanitarie indirizzi contenenti le “Linee sull’organizzazione dei servizi per i Disturbi del Comportamento Alimentare”. Tali Linee erano il risultato del lavoro di un gruppo tecnico regionale (tutt’ora attivo) costituito dagli esperti regionali del settore e dai responsabili delle strutture per DCA presenti nelle diverse Aziende sanitarie della Regione, come il Centro di Ferrara. Nei primi mesi del 2002 è stata condotta una rilevazione dello stato di attuazione della direttiva suddetta attraverso una indagine presso le Aziende sanitarie della Regione e le strutture private operanti in questo settore. Proiettando i valori di prevalenza nell’area dell’Emilia Romagna e confrontandoli con il numero dei pazienti trattati nelle diverse strutture è emerso che globalmente, il numero di pazienti con DCA residenti in Regione conosciuto dai servizi intervistati, è sensibilmente inferiore all’atteso e questa discrepanza è maggiormente evidente nell’età evolutiva. Ciò lascia supporre una scarsa capacità da parte dei servizi regionali (di base e/o specialistici) nel rilevare e porre corrette diagnosi.

E chiaro quindi come è ancora difficile pensare ad un aggancio dei pazienti DCA in fase precoce perché non è ancora funzionante un adeguato programma di prevenzione secondaria. Nelle Aziende dovrebbe essere attivata una collaborazione strutturata, fortemente integrata, tra tutti quei servizi e dipartimenti che si occupano delle problematiche dell’adolescenza e dell’età adulta: Pediatri di libera scelta, Medici di Medicina Generale, Consultori Famigliari, Consultori Giovani, Pediatria di Comunità, Ser.T. ecc. Si dovrebbero elaborare programmi (programma adolescenza e programma età adulta) ai quali far collaborare i diversi operatori, garantendo la multidisciplinarietà, coordinati da un professionista di chiara competenza professionale ed organizzativa. La possibilità di aumentare l’outcome positivo e di ridurre la tendenza alla cronicizzazione dei DCA passa attraverso una diagnosi precoce che è possibile solo se vi è una condivisione di informazioni e di progetti tra tutte le figure terapeutiche interessate. In conclusione i DCA sono patologie complesse che ancor oggi vengono trattate adeguatamente solo nelle strutture
specialistiche e per i quali non sono stati predisposti sufficienti programmi di prevenzione.

Emilia Manzato
Psichiatra, direttore Centro DCA,azienda ospedaliero – universitaria di Ferrara

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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