I risvolti oscuri della natura umana

Secondo Freud “la pulsione aggressiva opera in ogni essere vivente e la sua aspirazione è di portarlo alla rovina, di ricondurre la vita allo stato della materia inanimata. Con tutta serietà le si addice il nome di pulsione di morte, mentre le pulsioni erotiche stanno a rappresentare gli sforzi verso la vita. La pulsione di morte diventa pulsione distruttiva allorquando, con l’aiuto di certi organi, si rivolge all’esterno, verso gli oggetti. L’essere vivente protegge, per così dire, la propria vita distruggendone una estranea”

Il bullismo, come il mobbing e le violenze sui bambini e donne all’interno delle mura famigliari, sono manifestazioni implosive della pulsione aggressiva non sublimata. Recentemente ho avuto l’opportunità di svolgere la funzione di coordinatore scientifico di un importante Convegno per gli operatori della Sanità, della Scuola e del Sociale su: “PREPOTENTI, BULLI E VIOLENTI A CASA E A SCUOLA”- Conoscerli, comprenderli e contrastarli” organizzato dall’Assessore alle Politiche Sociali della Provincia di Udine, Adriano Piuzzi, nell’ambito della Settimana Provinciale delle Solidarietà 2006 (13-20 Novembre 2006).

Il convegno ha visto la partecipazione di diversi esperti e ricercatori italiani e locali accanto ad oltre 300 operatori ed insegnati, attenti e competenti, nel valutare il fenomeno del bullismo oggi. Da parte mia, nel seguire le diverse relazioni degli esperti, tutte del resto molto competenti, ho richiamato alla mente quell’importante carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud del 1932 pubblicato con il titolo “ Perché la guerra?” Einstein padre della relatività, su incarico delle Nazioni Unite, invita Freud, padre della Psicoanalisi a rispondere alla domanda: “C’è un modo per liberare gli uomini dalla fatalità della guerra? E’ormai risaputo che, col progredire della scienza moderna, rispondere a questa domanda è divenuto una questione di vita o di morte per la civiltà da noi conosciuta, eppure, nonostante tutta la buona volontà, nessun tentativo di soluzione è purtroppo approdato a qualcosa”.

Freud, disincantato, risponde alla domanda di Einstein con una formula lapidaria: “Con un po’ di speculazione ci siamo convinti che essa [la pulsione aggressiva] opera in ogni essere vivente e che la sua aspirazione è di portarlo alla rovina, di ricondurre la vita allo stato della materia inanimata. Con tutta serietà le si addice il nome di pulsione di morte, mentre le pulsioni erotiche stanno a rappresentare gli sforzi verso la vita. La pulsione di morte diventa pulsione distruttiva allorquando, con l’aiuto di certi organi, si rivolge all’esterno, verso gli oggetti. L’essere vivente protegge, per così dire, la propria vita distruggendone una estranea. Una parte della pulsione di morte, tuttavia, rimane attiva all’interno dell’essere vivente e noi abbiamo tentato di derivare tutta una serie di fenomeni normali e patologici da questa interiorizzazione della pulsione distruttiva…”

Paradossalmente, per Freud; anche la stessa coscienza morale, il Super-Io, si avvale della pulsione aggressiva nelle sue varie forme espressive interodirette del senso di colpa, altrettanto sadico e costrittivo come nelle forme più esasperate di fobia e di compulsione ossessiva.
La violenza, quindi, la prevaricazione, la vessazione, il bullismo ed i mobbing nelle loro varie articolazioni sono connaturate alla natura umana e, purtroppo ineluttabilmente, si esprimono nei confronti e contro l’altro, il simile, secondo le leggi naturali delle preservazione egoistica dell’individuo, della difesa del clan familiare, del presidio difensivo del territorio,della ricerca di una supremazia alimentare, della competizione e della rivalità sessuale e della imposizione di un ordino gerarchico di potere che mira al controllo ed alla dominazione. Del resto la lotta politica per bande contrapposte o le concorrenze di mercato ( spionaggio industriale compreso) ampiamente illuminate nelle quotidianità giornalistiche non tradiscono per nulla gli assunti freudiani. Il buonismo diffuso ne è del resto l’immagine positiva, veicolata dai valori televisivi della bellezza, dell’amicalità e della solidarietà a comando delle campagne pubblicitarie ormai onnipresenti sul video e sui campi sportivi domenicali.

La lezione freudiana, onesta e disincantata, parte dall’assunto che l’uomo e, nel nostro caso il bambino ( bullo o vittima del bullo), non è naturalmente buono, anzi naturalmente propende per la distruzione, per il sadismo, per la sopravvivenza egoistica e, nelle situazioni di gruppo, per la denigrazione del più debole e per l’aggregazione al più forte, fonte sicura di protezione, vantaggio e tornaconto personale. Homo homine lupus , ci ricorda Plauto prima ancora di Hobbes. Di fronte a questa realtà così delusiva e, per certi aspetti così crudele, la psicoanalisi con Freud non indietreggia di fronte al che fare della pulsione aggressiva, lasciando libero campo ad un nichilismo assenteista o peggio ad una rinascita autoritaria di uno stato di polizia od ad un universo concentrazionario di nuove o vecchie teorie politiche del dominio assoluto quali il nazismo, il comunismo, l’imperialismo economico,le guerre preventive, ecc.

Se non educata, se non sublimata, se non incanalata in valori e scopi condivisi la pulsione aggressiva del bambino, come dell’uomo comune o dell’uomo d’affari, non può che trasformarsi in violenza agita, più o meno sublime.
Freud di contro , ci propone tre soluzioni:
1)”.Se la propensione alla guerra è un prodotto della pulsione distruttiva, contro di essa è ovvio ricorrere all’antagonista di questa pulsione: l’Eros. Tutto ciò che fa sorgere legami emotivi tra gli uomini deve agire contro la guerra”.
2)”.. La condizione ideale sarebbe naturalmente una comunità umana che avesse assoggettato la sua vita pulsionale alla dittatura della ragione. Nient’altro potrebbe produrre un’unione tra gli uomini così perfetta e così tenace, perfino in assenza di reciproci legami emotivi”
3) “ Dei caratteri psicologici della civiltà, due sembrano i più importanti: il rafforzamento dell’intelletto, che comincia a dominare la vita pulsionale, e l’interiorizzazione dell’aggressività, con tutti i vantaggi e i pericoli che ne conseguono…”

Freud insiste sulla forza della ragione e sulla sublimazione della pulsione aggressiva che può tradursi in termini educativi in una trasformazione della aggressività nelle sue forme sublimate della competizione sportiva, culturale, artistica e politica. Ma sarà sufficiente il richiamo alla ragione?
Jacques Lacan va oltre Freud . Per Lacan l’aggressività non è solo pulsionale ma è anche strutturale nel senso che la stessa costruzione del soggetto umano, a partire dallo stadio dello specchio,si fonda su una captazione immaginaria del soggetto nel suo doppio speculare, momento originario per l’insorgere della passione amorosa narcisistica, ma anche per la prima generazione, ancora immaginaria, del rivale sotto lo sguardo della madre. Le passioni dell’amore, dell’odio, della gelosia, dell’invidia sono così articolate sin da subito nella formazione del soggetto e si radicano indissolubilmente nelle pulsioni dell’Eros e di Thanatos, nella pulsione erotica e nella pulsione di morte.

Per Lacan l’uscita dal narcisismo e dalla rivalità immaginaria non può che avvenire attraverso l’intervento di un terzo simbolico, un Altro con l’A maiuscola e di una funzione, il Nome-del Padre, che operando come limite al godimento generalizzato ed al legame simbiotico della madre, conducono il soggetto a riconoscersi barrato, ossia segnato dalla sua finitudine, dalla sua limitatezza, dalla sua mediocrità , dalla sua insufficienza basica.
Il bullismo, sotto questa luce, è l’identificazione di qualcuno ad una immagine di onnipotenza narcisistica che si traduce nella prevaricazione del più debole, nella denigrazione dell’altro, nella canalizzazione sadica della pulsione aggressiva verso il suo doppio fragile ed impotente.

Il Bullo, del restom, vive nell’immaginario fantasmagorico di una rivalsa nei confronti delle sue stesse insufficienze strutturali. Colpisce, nell’altro, la propria disistima, è lui in fin dei conti il vero sfigato. Così deve essere compreso! Ma il Bullo, attorniato di piccoli bulli, fa troppo male e lascia nelle sue vittime una sofferenza che segna le persone per tutta la vita. Il Bullo deve essere fermato e contrastato da un terzo simbolico che limiti il suo agire distruttivo. Nel concreto, nella scuola o nel quartiere deve essere costruito e partecipato un PATTO, chiamiamolo No Bull, se ci piace o con qualsiasi altro nome, discusso, elaborato dai bambini e dai ragazzi, assieme ai loro insegnanti ed ai loro genitori, una Tavola della Legge condivisa dove il comandamento Non uccidere, si ampli anche a Non ferire, neppure psicologicamente.

Questo Patto simbolico non può essere calato dall’alto, una volta per tutte, ma deve diventare un richiamo costante sin dai primi momenti di stesura dei regolamenti interni a ciascuna classe ed a ciascun Istituto. Il Patto potrà essere monitorato da un gruppo di riferimento che nella scuola avrà il compito di vigilare perché i bulli non prevarichino.
Nella classi, accanto all’Italiano ed alla Matematica, dovrebbero essere attivati i Cerchi della Parola, dove si discuta e ci si impegna nelle pratiche della Cittadinanza attiva e della solidarietà condivisa.
E se i bulli non sentono ragione? Allora, dopo averli compresi ed aiutati dovranno essere contrastati, sino in fondo, sino all’ostracismo se necessario. Il buonismo del resto, come il permissivismo, non portano da nessuna parte, anzi destituiscono il Nome-del-Padre senza il quale la guerra di tutti contro tutti è inevitabile.

Dr. Gelindo Castellarin
Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista SLP

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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