Bulli? Balle!

Assistiamo a tanti blog in Internet sulla violenza scolastica, ma nessuno si interroga
su quanto ciascuno di noi è violento nella propria quotidianità e nelle proprie manifestazioni:
corsa al potere, ambizione, autoritarismo, violenza, mancanza di compassione
e di comprensione, imposizione e chi più ne ha più ne metta!

Aveva ragione Menenio Agrippa quando raccontò il suo famoso Apologo sulle membra separate del corpo che sono perdenti rispetto all’unità stessa del corpo umano! E aveva ragione proprio perché la nostra cultura parcellizzata tende a scorporare i fenomeni come eventi separati, invece che riflettere sulle varie forme che uno stesso comportamento utilizza per mimetizzarsi.
Si parla di Bullismo in età adolescenziale, per poi parlare di Mobbing in età adulta, e poi si disquisisce sull’Accanimento in età senile. Ma in realtà poco si dice su un continuum comportamentale che inizia da giovani e finisce da vecchi, e che erroneamente viene sezionato in diversi stili che alludono ad un fenomeno sociale ben più grave e che possiamo definire “aggressività diffusa”.

Se ci sono bambini aggressivi li chiamiamo Bulli; se gli stessi,ormai adulti, vessano i propri dipendenti, diventano Mobber; e se poi imbottiscono i vecchietti di sonniferi, allora sono dei terapeuti accaniti. Credo che sia più logico dire che un individuo è aggressivo dalla nascita alla morte se qualcuno non lo ferma, se qualcuno non lo educa, se qualcuno non lo trasforma. Ma soprattutto nessuno, nel dibattito culturale, sta riflettendo sul perché un individuo è aggressivo, e in particolare su chi lo ha reso tale! Dice un antico proverbio ebraico che nessuna mela cade lontana dall’albero che lo ha generato; dunque è lecito presupporre che il bullo o il mobber è figlio del nostro tempo, frutto del nostro comportamento sociale e aggregativo. Assistiamo a tanti blog in Internet sulla violenza scolastica, ma nessuno si interroga su quanto ciascuno di noi è violento nella propria quotidianità e nelle proprie manifestazioni: corsa al potere, ambizione, autoritarismo, violenza, mancanza di compassione e di comprensione, imposizione e chi più ne ha più ne metta!

Dunque il dubbio è lecito e auspicabile nel nostro contesto culturale, affinché il nostro polo di attenzione non sia il bullo stesso, bensì noi stessi che inconsciamente educhiamo il ragazzo ad atti emulativi del nostro stesso modo di vivere, adattati alla scuola( perché la nostra violenza nel mondo sociale e lavorativo viene trasformata in violenza scolastica). Si è dimenticato dunque il grande valore che ha quello che una volta si chiamava “educazione a cascata”, ovvero educare l’educatore affinché solo un sano transfert consenta una sana forma di prevenzione.
Altre forme di coscientizzazione, seppur belle e ben organizzate, non producono alcun cambiamento: insomma quando si predica bene e si razzola male, non si compie alcun cambiamento negli altri, perché noi stessi compariamo sul banco degli indagati come principali artefici del danno collettivo.
Pensiamo ad esempio quanto la politica diventa violenta e suggerisce la prevaricazione tra partiti, quanto la televisione educa alla competizione tra marche, riflettiamo anche sulla sanità, su quanto manca quello che il Dalai Lama chiama “compassione” per chi non è con noi…
La cultura del dualismo, e della competizione tra parti, in ogni campo, è madre del Bullo, e noi puntiamo il dito accusatore contro il bullo stesso, contro il mobber, contro chi si accanisce terapeuticamente…pur di restare indenni dal dubbio di essere collusi con una cultura schizofrenica.

Marco Urago
Direttore generale della USL TA/1,
Neuropsichiatra e Psicoterapeuta ad indirizzo psicodinamico,
Segretario Regionale della Società di Neuropsichiatria Infantile
della sezione Appulo – Lucana

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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