Le opere dell’artista Mauro Milani riflettono una personalità poliedrica, curiosa e centripeta.
Installazioni, pittura e scultura si completano e si compenetrano vicendevolmente, mostrando nella loro totalità l’intelligibilità formale che, seppur proposta sotto vari aspetti e materiali, comunicano lo stesso pensiero. Un modo anche questo per restituire al fruitore la possibilità e la libertà di scegliere come interpretare l’opera generale presentata e individuare così la tecnica esecutiva, a lui più consona e vicina al suo modo di sentire. Uno sforzo libero e comprensivo dell’artista, una modalità dinamica ed estroversa di comunicazione, nata dalla ricerca intensa e munifica che porta a trovare quelle vie d’accesso volte al dialogo e condivisione con chi lo guarda.
Eraclito di Efeso diceva: “l’indole è per l’uomo il suo daimon (Δαίμων)”. Nella tradizione greca, il significato di daimon si trasforma anche in vero temperamento dell’uomo, una sorta di esempio da seguire per poter compiere la propria moira (μοῖρα), che significa per l’appunto “sorte”, “destino” e mezzo per esprimere ed esternare la propria natura.
Grazie all’arte Milani scava dentro sé e ricerca qui la propria natura, perché, con l’arte, si ha la possibilità di materializzare il personale e libero pensiero. Nell’idea di arte di Milani vengono messi in gioco metafore e simbologie che unite generano una sorta di rebus artistico dove si cela, nella soluzione, una curiosa rivelazione talvolta svelata dal titolo conferito al quadro. Arte dunque intrisa di mistero che porta ad una interpretazione curiosa e che ti invita, proprio grazie a questo gioco forza bipolare dato da curiosità/mistero, ad intraprendere un cammino di conoscenza e di decriptazione dei vari significati. Gli accenni ricorrenti alla scultura di epoca classica e preclassica romana, rivisitati e inseriti in chiave moderna, caratterizzano una parte della grammatica linguistico artistica dell’autore. Molte tensioni muscolari vengono mitigate e lasciate ad altre interpretazioni collegate ad un pensiero formale più contemporaneo, la classicità diventa, a livello temporale, un legame tra l’origine della nostra moira, ossia porzione di destino che ci viene assegnata alla nascita, per arrivare alla chiusura del cerchio, ossia la morte, dove risiede un tempo che non ha tempo, ma relatività dell’intimo sentire e si inserisce in una forza circolare e centrifuga in cui tutti siamo aggiogati.
Le opere, perlopiù quelle pittoriche, seppur sembrino imbibite di fermezza e immobilità, acquisiscono la loro forza dinamica nella tecnica esecutiva dove è evidente un’attenta ricerca sperimentale. Le figure, ombre, fantasmi o sagome, inserite nei quadri, contornano ed enunciano i lineamenti reali di un mosaico dell’anima dell’artista. I volti, talvolta senza fattezze distintive, si fanno intendere e rapiscono il fruitore in interpretazioni intimistiche e lo invitano a percorrere un viaggio in una realtà non realtà o in una porzione di quella Vita Reale che ci indirizza verso la svestizione delle apparenze, per entrare a pieno nell’Essenza dell’individuo, in quanto, solo cercando il vero Spirito, si può raggiungere uno stato di lettura superiore del genere umano.
Gli inserimenti antropomorfi in questi paesaggi dell’anima celano sicuramente l’esigenza dell’uomo di inserirsi in un contesto storico personale, moderno, ma legato fatalmente al suo passato, radice fondamentale della sua esperienza primigenia e consegnata come tesoro iniziale una volta venuto al mondo, cosicché l’esperienza di vita siffatta è ivi contenuta come patrimonio inestimabile di quella ricchezza umana così importante da preservare e difendere. La galleria delle immagini viene ancor più vivacizzata dall’artista da un abbecedario cromatico in cui colori caldi e freddi dialogano in modalità armoniche e sonore, i quadri nel loro insieme acquisiscono una forma a spartito con legature musicali che fanno sì che ci sia un continuo dialogo tra loro, viene delineato così una sorta di diario di bordo, dove è evidente che il segreto, non sta nella soluzione architettonico-strutturale del quadro, ma piuttosto nel processo che ha occupato la mente dell’artista. Gli elementi classici immessi e contrapposti a costituenti moderni, essi si riferiscano a figura, ritagli di immagini o elementi architettonici, si trasformano in un mediatore tra il sensibile, l’intellegibile e l’intuizione insita nella rappresentazione dell’insieme e creano quel ponte che inevitabilmente ci conduce verso l’eternità fermandone il tempo, perché il tempo non è più tempo, ma si trasforma in radice della nostra Essenza più profonda, quel nucleo di luce che arde dentro noi e che rappresenta il nostro legame con l’energia dell’universo, da lì veniamo e lì risiediamo.
Milani, nella sua potenza creativa, non si lascia imbrigliare in schemi e limiti, ma tende sempre a rompere ogni freno, ogni logica troppo razionale, si sveste, mette a nudo e condivide, attraverso l’atto artistico, la sua conoscenza e il suo contatto con la Natura e con il Tutto, e riproduce emblematicamente, attraverso elementi figurali che si stagliano in fondi o posizionati in primo piano, chi o cosa sia in reale contatto con la Natura stessa o per inserimento forzato, come le architetture, o per destino, vedi la natura umana. In fin dei conti nessuno ha chiesto di essere lì, ma per un disegno del destino, c’è…