Una piattaforma per la cultura: “Europa Creativa 2014-2020”

di Claudia De Matteis

Una sfida che durerà ben sette anni. Una sfida che porta con sé quasi un miliardo e mezzo di euro, coinvolge Stati, imprese e cittadini, offre innumerevoli opportunità. Una prova che l’Italia non può permettersi di fallire. È “Europa Creativa 2014-2020”, il nuovo programma della Commissione Europea destinato ai settori audiovisivo, culturale e creativo. Pensato specificatamente per rafforzare la competitività del settore, promuovere la diversità culturale e linguistica, incoraggiare e stimolare l’incremento dell’occupazione e dell’economia europea, il programma si pone all’interno del più ampio panorama di “Europa 2020”, strategia che mira a favorire una crescita intelligente, sostenibile ed inclusiva.
L’ideazione di “Europa 2020” nasce dalla consapevolezza del parziale fallimento della strategia di Lisbona, il programma di riforme economiche approvato dall’Unione Europea nel 2000 con lo scopo di rendere l’Unione stessa “la più competitiva e dinamica economia della conoscenza entro il 2010.” L’insuccesso di Lisbona appare evidente analizzando il distacco tra obiettivi prefissati e risultati conseguiti. L’occupazione ha raggiunto il 65% a fronte di una previsione del 70%, il settore “ricerca & sviluppo” ha toccato appena la metà del 3% auspicato, il coinvolgimento diretto degli attori sociali è risultato scarso e inadeguato a causa della carenza – all’interno del piano della strategia – di percorsi di formazione ed inclusione, gli incentivi ed i finanziamenti sono stati disomogenei ed insufficienti. La governance europea si è dimostrata sostanzialmente debole e l’analisi sociale, elemento primario ed indispensabile per la buona riuscita di qualsiasi strategia, si è rivelata poco accurata e così superficiale da non prevedere affatto la crisi finanziaria del 2008, né, tantomeno, l’intensità e le conseguenze della globalizzazione già in atto.
Il Consiglio Europeo dimostra di essere consapevole delle criticità di Lisbona 2010 e confida di risolverle in “Europa 2020”: se gli obiettivi della nuova strategia sono i medesimi della precedente in termini di crescita, competitività ed occupazione, a cambiare sono le premesse ed il percorso individuato per arrivarci. Le fondamenta di “Europa 2020” sembrerebbero, infatti, ben più solide: un’analisi puntuale e meticolosa dell’attuale situazione socio-economica, a livello locale e globale, dovrebbe garantire una maggiore capacità predittiva mentre, in considerazione della riforma del sistema finanziario internazionale e puntando al risanamento del deficit e del disavanzo pubblico, sono stati ideati ed incorporati progetti pragmatici di risposta alla crisi economica. È all’interno di questo panorama e di questa strategia – lungimirante, ma meno ambiziosa e più prudente rispetto alla precedente “Lisbona 2010” – che si pone “Europa Creativa 2014-2020”, un guanto di sfida lanciato all’industria e agli operatori culturali affinché conoscenza, competenza, creatività e diversità diventino concrete forze motrici nel panorama europeo. È necessario, dunque, un progressivo, ma radicale, mutamento di prospettive nella concezione di produzione e fruizione della cultura.
“Europa Creativa 2014-2020” è un programma quadro che prevede uno stanziamento di 1,46 miliardi di euro (un incremento del 9% rispetto agli attuali finanziamenti), distribuiti, rispettivamente, 824 milioni, 455 milioni e 183 milioni tra i sottoprogrammi “MEDIA”, “Culture” e “Strand”, a beneficio di 250.000 operatori culturali e artisti, circa 800 film, 200 cinema e 4.500 libri, rivolto a professionisti del settore, enti pubblici e privati, destinato per la prima volta non unicamente alla sola Unione Europea, ma anche agli Stati facenti parte dell’EFTA, l’Associazione europea di libero scambio, e della PEV, la politica europea di vicinato. La potenzialità di tali settori è indiscussa (dal 2000 al 2007 si rileva un incremento annuo del 3,5% del tasso d’occupazione di tali settori, a fronte del +1% del totale dell’economia europea), costituendo il 4,5% del PIL dell’Unione Europea ed offrendo lavoro ad 8,5 milioni di persone. Sono settori di non facile descrizione e gestione, operanti all’interno di un panorama culturalmente eterogeneo e linguisticamente frammentato, a cui la creazione di un mercato unico ha portato vantaggi limitati.
Il sostegno della UE permette alle piccole e medie imprese, alle organizzazioni ed agli operatori culturali di utilizzare al meglio le risorse e le opportunità, acquisire nuove capacità e sviluppare competenze necessarie per diventare competitivi nel mercato internazionale. È un’offerta che l’Italia, suo malgrado, fatica ancora a sfruttare, sostiene Roberto Grandi, Professore Ordinario di Comunicazione di Massa e Comunicazione Pubblica presso l’Università di Bologna ed Assessore alla Cultura al Comune di Bologna dal 1996 al 1999, complici “imprese, che si muovono nell’ambito della cultura e della creatività, molto più piccole e molto più disperse rispetto agli altri Paesi; prive, conseguentemente, del concetto di rete e sostanzialmente sprovviste di massa critica adeguata per poter competere”. I bandi per accedere ai finanziamenti sono disponibili on-line sul sito della Commissione Europea (http://ec.europa.eu/culture/creative-europe/calls/index_en.htm). A tal proposito, il consiglio del prof. Grandi, rivolto alle imprese che partecipano ai bandi, è semplice, ma spesso erroneamente trascurato: presentare proposte originali, non usuali, figlie di ciò che si vuole fare, ma che tengano conto dei vincoli del bando, ricordando che è sempre utile, in ultima analisi, considerare anche il punto di vista di chi giudica.
Nello specifico, gli obiettivi di “Europa Creativa 2014-2020” sono: sostenere la creatività e le politiche d’innovazione e sviluppo agevolando la cooperazione transnazionale e la circolazione della cultura, incentivare le banche a concedere prestiti e facilitare l’accesso di start-up e imprese – pubbliche e private – ai finanziamenti e al microcredito. Il raggiungimento degli obiettivi – primo fra tutti il rafforzamento della competitività del settore – e la presenza di criteri esclusivamente quantitativi (ad esempio, il numero di persone coinvolte, le percentuali di crescita, le valutazioni statistiche) utilizzati dagli indicatori di monitoraggio e valutazione inseriti in “Europa Creativa 2014-2020” sono, però, elementi che alimentano dubbi e perplessità.
Associazioni europee quali la Museum Association, l’IETM (International Network for Contemporary Performing Arts) e l’EBLIDA (European Bureau of Library, Information and Documentation Associations) hanno, infatti, fatto notare come, all’interno di quest’ottica, la cultura diventi merce e strumento al servizio dell’economia e perda, conseguentemente, il proprio valore intrinseco ed identitario.
Di differente avviso è il prof. Grandi, il quale ritiene tali misure validi contributi per agevolare l’avvicinamento alla produzione ed alla fruizione culturale e avalla la concezione secondo cui la cultura può diventare uno strumento economico di significativa importanza per lo sviluppo di un Paese. Gli obiettivi dichiarati dalla UE, pur non scevri d’interessi economici, sembrano un giusto compromesso tra profitto e cultura. L’auspicio è, quindi, che questa azione sinergica tra settore economico e creativo porti un beneficio tangibile e reciproco.

di Claudia De Matteis
Corso di Laurea Magistrale in Scienze della Comunicazione Pubblica e Sociale
Università di Bologna – Laboratorio di giornalismo sociale

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