La Campania è solo la punta dell’iceberg

Ciro Corona

Non è soltanto il cosiddetto “triangolo della morte” ad essere interessato dal dramma dello sversamento illegale e del rogo dei rifiuti. In Italia e in Europa sono state, infatti, scoperte altre discariche

Dopo il 1992, dopo il patto tra Stato e mafia, è maturato anche un accordo tra Stato e camorra o, meglio, tra Stato, camorra e imprenditoria deviata. Questa ha avvelenato le nostre terre con la copertura politica dell’impunità, tanto è vero che oggi, dopo vent’anni di gestione dei rifiuti manomessa e di emergenza, il fatto ancora non sussiste. Tutti coloro i quali si sono resi per noi responsabili di questa mala gestione sono stati, infatti, assolti. Il problema è che ci sono ben 435 aziende, tutte identificate, venute a sversare in Campania, ad avvelenare le nostre terre, con tanto di numeri di targa dei camion ben segnalati, rimaste impunite. Il patto che prevedeva l’impunità per chi agiva indisturbato è stato, quindi, rispettato.
Questo, in estrema sintesi, è il quadro generale. Va inoltre ricordato che, all’epoca dei fatti, nel 1994, e, purtroppo, in questo caso ci dobbiamo rifare alle testimonianze di pentiti e collaboratori di giustizia, quando le notizie emersero furono subito poste sotto silenzio quale atto di una copertura globale. Oggi, quindi, ci ritroviamo con queste terre avvelenate e malate. Da diversi anni, tuttavia, proprio come è emerso il 16 novembre 2013 attraverso la grande manifestazione di Napoli, con oltre 100.000 persone in piazza, sono stati presentati dei punti che arrivano dal basso. Parlo, per esempio, della questione legata alla bonifica delle terre, che riteniamo non debba tradursi in un mero e semplice scavo. Abbiamo chiesto, infatti, che le bonifiche dei terreni inquinati siano effettuate in modo assolutamente naturale attraverso specifici meccanismi, quali il ricorso a piante ed alberi che si traducano in disinquinanti naturali. Prima ancora di questo, però, è assolutamente necessaria una precisa mappatura dei territori. Si calcola che il 10% delle nostre terre sia avvelenato ed è proprio quel 10% che sta mettendo letteralmente in crisi l’economia, non solo di un’intera regione, ma di tutto un Paese. È, infatti, il made in Italy, non solo il made in Campania, che, a dire il vero, non esiste nemmeno più, a soffrire per questo statodi cose e proprio quel 10% sta distruggendo anche il restante 90, costituito da terre che, invece, non hanno nulla a che fare con i veleni. Non vogliamo che i soldi delle bonifiche vadano a finire nelle mani della camorra. Devono essere, invece, erogati a quei contadini che hanno subito questo dramma e che non lo hanno certamente voluto. Il sistema è stato messo in piedi attraverso un accordo tra mafia del nord e mafia del sud. In tutti questi anni, chi veniva in queste terre con camion pieni di veleno e rifiuti tossici ha potuto agire indisturbato sversando i rifiuti e ricoprendoli con quelle stesse terre su cui stiamo adesso coltivando.
È vero che la colpa è (anche) degli imprenditori deviati, ma esiste anche un altro tassello che, forse, non viene mai toccato: in tutto questo lungo lasso temporale, i prodotti non sono stati consumati solo in Campania, ma sono stati esportati anche nel Settentrione e nel resto dell’Europa. Basti pensare che grandi aziende di surgelati sono arrivate sin qui per comprare ortaggi a otto centesimi al kg; ortaggi avvelenati, e questo era ben noto alle stesse aziende, ma troppo competitivi nel prezzo per non essere acquistati e utilizzati comunque. Le terre su cui per tantissimo tempo sono stati sversati illegalmente i rifiuti, ad un certo punto sono diventate sature. Si è così passati direttamente al rogo degli stessi. Da qui l’appellativo “Terra dei Fuochi”. È stato quindi avviato un sistema in piena regola costituito da tanti elementi: chi sversa, chi controlla durante lo sversamento, chi appicca il fuoco e scappa prendendo, ovviamente, un compenso e così via. Per quanto riguarda i rifiuti, parliamo di scarti industriali e chimici di ogni tipo. Si calcola che, ormai, nelle nostre terre possa essere rilevato un tasso di mercurio ed altri metalli pesanti superiore del 500% rispetto ad altri territori. Le zone interessate non si limitano soltanto al cosiddetto “triangolo della morte”, costituito dai Comuni di Giugliano, Caivano ed Acerra: ultimamente si è scoperto che, durante la faida di Scampia del 2004-2008, alcuni scissionisti ripararono in Spagna, i cosiddetti “spagnoli”. Le indagini hanno portato alla scoperta di discariche anche nella penisola iberica. Riteniamo, quindi, che la Campania rappresenti solo la punta dell’iceberg. Il clamore mediatico è scoppiato soltanto adesso, è vero, ma bisogna ricordare che le prime denunce di questa tragedia risalgono agli anni ’90. Denunce poste subito sotto silenzio ed a cui l’opinione pubblica e il mondo stesso dell’informazione non hanno voluto dare voce per tantissimo tempo.

Ciro Corona
Fondatore e Presidente dell’Associazione “Resistenza Anticamorra”, nata nel 2008 e attiva nel quartiere di Scampia di Napoli per offrire ai giovani un’alternativa alla vita delinquenziale

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