Gli effetti del “porcellum” sulla comunicazione politica

Angela Caporale

Questa legge è stata l’ultimo tentativo del centro destra e del suo premier, Silvio Berlusconi, per riaprire la corsa.

È facile farsi trarre in inganno e trovarsi a pensare che una legge elettorale sia solamente la scelta di un metodo per suddividere il territorio, contare i voti e stabilire il peso politico di ciascun partito in Parlamento o in una giunta. Tuttavia, il sistema elettorale scelto esercita delle influenze indirette significative anche su altri aspetti della vita pubblica di uno Stato, primo tra tutti la comunicazione politica, come è stato analizzato dai docenti dell’Università di Bologna Roberto Grandi e Cristian Vaccari.
L’attuale legge elettorale è stata approvata nel 2005 da una maggioranza di centro destra la quale, visti i risultati delle consultazioni locali e regionali dei due anni precedenti, temeva fortemente di dover lasciare il Governo alla coalizione di centro sinistra, saldamente guidata dopo le prime consultazioni primarie del nostro Paese da Romano Prodi. Questa legge è stata l’ultimo tentativo del centro destra e del suo premier, Silvio Berlusconi, per riaprire la corsa.
Obiettivo, almeno in parte, raggiunto. Il sistema elettorale proporzionale ha sempre avvantaggiato, dal punto di vista storico, le coalizioni conservatrici. I simboli di coalizione, eliminati dall’offerta elettorale, sono sempre stati un elemento simbolico dell’identificazione di partito radicati maggiormente nell’elettorato di centro sinistra.
Un terzo effetto della legge è la riduzione dell’importanza della scelta e della personalità dei candidati nei vari collegi: l’assenza del voto di preferenza e la dimensione molto grande delle circoscrizioni sono condizioni oggettive; tuttavia, anche l’atteggiamento dei partiti amplifica l’effetto, dal momento che, da un lato lamentano la mancanza delle preferenze, dall’altro non hanno dimostrato una particolare attenzione alla compilazione delle liste. Ne consegue una campagna elettorale incentrata sui leader nazionali e sui partiti, a discapito di personalità locali qualificate, ma che risultano quasi invisibili.
Alla scarsa visibilità dei candidati appare, infine, legato il drastico calo di importanza del territorio ai fini della vittoria elettorale: circoscrizioni molto ampie e liste bloccate rendono quasi ininfluente un tipo di comunicazione vicina all’elettore.
Lo spazio della comunicazione politica resta, quindi, quello dei mezzi di comunicazione di massa, quotidiani e, soprattutto, televisione, mezzi che permettono di veicolare e ripetere le informazioni prodotte dai partiti al maggior numero possibile di elettori in un solo momento. La legge elettorale condiziona anche il ruolo stesso dei mass media che confermano il loro ruolo di arena nazionale, inibendo così partecipazione diretta ed attività vicine al territorio.

Angela Caporale
Collaboratrice di SocialNews

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