Quale soluzione per il futuro

Daniele Pellicano

Il dono è un gesto di fiducia. E la fiducia in senso “materiale” è un dono. Le ripercussioni economiche di un dono sono a dir poco inimmaginabili.

L’Economia è da tempo una delle pagine più importanti dei nostri giornali.
Alimenta diversi minuti dei nostri Telegiornali.
È presente sempre più spesso nelle nostre decisioni giornaliere.
Direi anzi che è presente nelle nostre scelte più volte in ogni singolo giorno che viviamo in questa terra.
Se vogliamo l’economia è presente in quasi tutto ciò che noi facciamo.
A volte non ci rendiamo conto che molte delle nostre scelte quotidiane sono delle scelte economiche, o per meglio dire anche delle scelte economiche.
Partiamo analizzando alcuni momenti della nostra giornata:
La mattina ci svegliamo e possiamo decidere se accendere la luce della nostra camera, o aprire la finestra, per illuminare la nostra stanza, possiamo andare al lavoro o a scuola con i mezzi pubblici della nostra città, oppure prendere il nostro SUV, il nostro motorino, o la bici o magari decidiamo di alzarci prima ancora e andare a piedi.
Possiamo decidere di fare colazione al Bar con i colleghi o i compagni di scuola, fare colazione a casa con ciò che abbiamo comprato al supermercato, o farla dal fruttivendolo che è di strada.
Ci sono diversi modi di analizzare queste scelte.
In un economia capitalista si parte dall’assunto che l’uomo voglia massimizzare la propria utilità, così ogni agente economico decide in base a ciò che preferisce secondo una funzione basata appunto sulle preferenze individuali.
Tale modello detto dell’economia utilitaristica è quello ancora più utilizzato anche nelle nostre scelte di homo oeconomicus: “Che cosa mi conviene fare?” è la domanda che solitamente ci poniamo di fronte ad una scelta economica.
Tale orientamento però tiene conto generalmente solo di una dimensione: la dimensione logico-matematica.In un ottica della complessità il problema sostanziale sta però quando tale scelta viene ad essere “contestualizzata” nella vita, portata dalla teoria alla pratica, “riempita”, matematicamente si direbbe “dinamizzata”, io userei la parola resa viva.
Quando una scelta è viva significa che è “ordinata”. Se oltre che “viva” la vogliamo rendere “umana” inoltre parleremo di una scelta “cosciente”.
Direi forse ancora più precisamente di una scelta “inserita”.
Con il termine “scelta inserita” vorrei delineare l’ “azione” che già tiene conto, di tutti i fattori dinamici che la precedono, la costituiscono e nei quali essa avrà ripercussioni una volta eseguita.
Quindi nei criteri decisionali che portano ad una scelta inserita non esiste più il singolo fattore della preferenza individuale ma piuttosto un fattore generale di preferenza olistica.
Il limite predittivo dell’economia e degli economisti riscontrato più volte di fronte all’impossibilità di prevedere boom o crisi (anche economiche) è purtoppo molte volte dovuto non alla loro incapacità di usare i metodi di previsione economici ma piuttosto a quello di affidarsi solo ad essi.
Nasce qui l’esigenza incombente per gli economisti di analizzare degli elementi che hanno un forte impatto economico ma che con gli strumenti dell’economia capitalista non possono essere facilmente analizzati.
Esempi di tali fenomeni (socio/geo/eco/meteo/psico/fisico/antropo/medico/economici) possono essere il dono in antropologia, la malattia in medicina, la depressione in psicologia, la catastrofe ecologica, il terremoto o uno tsunami geologico, un uragano in metereologia.
Hanno questi fenomeni un impatto economico? Chiaramente si e anche molto più forte a volte di una operazione di acquisizione o fusione bancaria o tra multinazionali. Un impatto gigantesco. E allora come possono gli economisti permettersi di non tenere presenti tali fenomeni? Non possono.
Il dono come esempio non comprensibile in ottica non complessa.
Mi soffermerei sulla trattazione del dono, il dono esce totalmente dalle logiche dell scambio commerciale che è quello che viene analizzato nell’economia del libero mercato e che di fatto fonda tale teoria.
Il dono non rientra e non può rientrare in un modello di preferenza utilitaristica come visto prima perchè non da nessuna garanzia di utilità al donatore. Il dono infatti si caratterizza per Marcell Mauss in tre elementi fondamentali:

1 Dare: il Donatore deve donare qualcosa.
2 Ricevere: l’ oggetto deve essere accettato
3 Ricambiare

Per quanto riguarda il terzo punto il ricambiare però, non esiste nessun obbligo da parte di colui che riceve il dono: ed è quindi qua che cade la trattazione economica dello scambio commerciale, perchè se non esiste obbligo per colui che riceve il dono non esiste utilità per chi lo ha donato e perciò il dono non avviene per un economista utilitaristico.
Il dono è un gesto di fiducia. E la fiducia in senso “materiale” è un dono.
Le ripercussioni economiche di un dono sono a dir poco inimmaginabili.
Pensiamo a come alcune società con un senso di coesione molto forte riescano a sopravvivere da millenni grazie proprio al meccanismo di solidarietà reciproca.
Mi vengono in mente due delle civiltà più antiche e ancora presenti nel mondo, il popolo Ebreo e quello Cinese.
Entrambi i popoli si caratterizzano proprio per una forte solidarietà tra gli individui.
Entrambi si comportano spesso (sicuramente più di altri e tra loro due con le dovute differenze) come se il singolo non importasse perchè singolo individuo, ma, piuttosto, perchè parte del “tutto”, o meglio, della “comunità”.
Per tale motivo diventa per la comunità stessa ancora più necessario e urgente sostentarlo e aiutarlo senza calcoli utilitaristici e con una logica molto più ampia, di solidarietà che si avvicina alla sfera del “tutto e subito”: dove ogni necessità di sopravvivenza viene colmata con una donazione da parte di uno dei membri solitamente il più facoltoso (che ha le facoltà) e vicino al bisognoso.
Questo ambito è così forte da poter creare dei danni a scapito di chi è fuori tale comunità.
La solidarietà in senso non complesso è viene da noi associate a qualcosa di sempre positivo.
Ma, attenzione: se allarghiamo il campo possiamo vedere come essa raramente si abbina bene ad esempio al senso civico di giustizia, meritocrazia ed equità.
Un esempio di solidarietà che reca danno alla meritocrazia possono essere le raccomandazioni o i vari vantaggi esclusivi che si possono avere dall’appartenere ad una “comunità” al dispetto di chi non vi appartiene.
Inoltre ci sono forme estreme di “solidarietà” che annientano tutto ciò che è esterno ad esse pensiamo alle famiglie mafiose, che inglobano o distruggono coloro con cui hanno relazioni.
Come può un economista non tenere conto di tali fattori così rilevanti? Io vedo la figura dell’economista molto simile a quella di un alchimista di diverse e molteplici scienze come detto all’inizio: le sociali, le mediche, le fisiche. Ed è per questo che auspico ad un economia nell’ ottica della complessità e alla formazione di economisti capaci di ragionare in una logica di complessità dove i ribaltamenti e le ottiche di analisi sono, non solo tra i due attori di uno scambio, ma si estendono ben oltre essi: al loro contesto, alla morfologia della loro terra, alle loro famiglie, alla loro società, e chissà al mondo e all’universo intero.

Daniele Pellicano
Redattore capo economia www.mpnews.it (melting pot news)

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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