Elisir di lunga vita

Luca Francesco Ticini

L’arte stimola la parte sensorimotoria, emozionale e cognitiva del cervello aggiungendo così all’esperienza estetica ulteriori dimensioni, come per esempio la simulazione incarnata.

Cosa hanno in comune l’innamoramento e l’esperienza estetica? Il piacere intenso che proviamo nell’ascoltare la muscia preferita o nell’ammirare un’opera pittorica particolarmente bella induce nel nostro cervello una serie di risposte neurochimiche omologhe a quelle scatenate dall’innamoramento. Per esempio, sia l’amore romantico sia l’estasi difronte ad un’opera d’arte attivano le aree cerebrali associate al rilascio di dopamina, l’ormone del piacere.
Questa stretta relazione tra l’esperienza estetica, il desiderio ed il piacere è studiata da una disciplina conosciuta come Neuroestetica. Il termine “Neuroestetica” è stato coniato alla fine degli anni ‘90 da Semir Zeki, attualmente professore di Neuroestetica presso l’University College di Londra (Regno Unito). Insieme ad altri colleghi in Europa e in Giappone, Zeki ha condotto le prime indagini sperimentali sui meccanismi neurali che mediano l’apprezzamento estetico, regolano la creatività artistica e l’innamoramento.
In origine, la Neuroestetica si è principalmente interessata alle arti visive. Per esempio, Zeki – che ha contribuito profondamente alla conoscenza attuale della fisiologia del cervello visivo – per caratterizzare meglio le fasi dell’elaborazione dei colori nel cervello umano ha ritenuto opportuno utilizzare le opere dei fauves. Infatti, gli artisti nell’atto della creazione esplorano – a loro modo – le capacità del proprio cervello. Così, lo studio neuroscientifico delle creazioni artistiche può divenire un mezzo molto utile per comprendere le funzioni cerebrali. Più recentemente, la Neuroestetica ha intrapreso anche lo studio di altre forme d’arte, come la musica, la danza e la letteratura. Questo approccio multidisciplinare ha dimostrato che alcuni meccanismi cerebrali alla base della percezione della bellezza sono condivisi tra le diverse forme d’arte: assieme alle aree del piacere e ricompensa, l’arte stimola la parte sensorimotoria, emozionale e cognitiva del cervello aggiungendo così all’esperienza estetica ulteriori dimensioni, come per esempio la simulazione incarnata (la simulazione involontaria delle azioni, sensazioni ed emozioni che osserviamo nei lavori artistici). Ulteriori indagini hanno esplorato le somiglianze e le differenze nell’attività cerebrale fra i due sessi e come questa sia modulata dalla familiarità con l’opera percepita, dal contesto in cui il lavoro è inserito, dalla cultura e dall’istruzione dell’individuo.
Ritengo molto significativo il fatto che nei laboratori collaboriamo attivamente con gli artisti. Grazie alla loro esperienza, essi contribuiscono ad ogni passo della nostra impresa: dalla formulazione di nuove domande alla realizzazione degli esperimenti. Naturalmente ci avvaliamo di tecniche neuroscientifiche per esplorare le funzioni cerebrali, come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e la stimolazione magnetica transcranica (TMS). Mentre la prima visualizza l’attività cerebrale in aree corticali e subcorticali – in tal modo delineando le basi neurali dei processi estetici -, la TMS invia piccoli impulsi magnetici nel cervello. Quest’ultimo approccio è molto utile per lo studio della dimensione sensorimotoria dell’apprezzamento estetico. Con questa tecnica, per esempio, assieme al collega Giacomo Novembre del Max Planck Institute di Lipsia ho approfondito il ruolo dell’interazione sensorimotoria con l’opera d’arte nel generare le sensazioni di piacere estetico. Le prospettive in questo campo sono molto ampie: un altro lavoro che sto conducendo con il dottor Fabio Burigana si prefigge di individuare le risposte neurali alla comunicazione metaverbale e come la loro modulazione abbia ripercussioni su altre strutture nervose non necessariamente coinvolte nel processo di ascolto. Ciò al fine di sviluppare strumenti che possano supportare, per esempio, la comunicazione medico-paziente e la reazione positiva alla terapia. Infatti, i risultati preliminari suggeriscono che ritmi e sonorità espressi attraverso la modulazione della voce possono influenzare il processo di comunicazione, di apprendimento del messaggio trasmesso, e della risposta emotiva al messaggio.
La moderna sperimentazione ha il vantaggio di permetterci di identificare in modo piuttosto preciso l’attività neurale quando osserviamo un quadro, o ascoltiamo un brano musicale. Tuttavia, parafrasando Richard P. Feynman, la conoscenza dei meccanismi cerebrali coinvolti nell’esperienza estetica e della complicata interazione fra le cellule neurali non ci nega il mistico piacere al cospetto di un’opera d’arte. Al contrario, queste informazioni aggiungono al piacere estetico la consapevolezza che dietro a tali gradevoli sensazioni c’è un complicato mondo ancora tutto da esplorare.
Il piacere estetico ed il benessere sono strettamente interconnessi dal punto di vista neurobiologico. Infatti, l’arte – e più in generale la partecipazione culturale – riduce i livelli di ansia e di depressione, aumentando il benessere psicofisico dell’individuo, come dimostrato da ricerche condotte su una popolazione di 50.000 abitanti in Norvegia e su 1.500 cittadini Italiani (quest’ultima realizzata dal gruppo del dottor Enzo Grossi). Poiché l’arte stimola una risposta biochimica che genera benessere, essa dovrebbe essere concepita come uno strumento terapeutico preventivo al decadimento della salute psicofisica e, di conseguenza, rappresentare in prospettiva un fattore di riduzione sensibile della spesa dedicata alle cure farmacologiche e all’ospedalizzazione, che assorbono le già scarse risorse stanziate per la salute mentale (la popolazione affetta da problemi mentali supera i 450 milioni di persone; WHO fact sheet n. 220, Settembre 2010).
Se da un lato questi dati indicano la fondamentale importanza della cultura e dell’arte, dall’altro lato assistiamo troppo spesso al loro confinamento nella sfera irrilevante del divertimento, come testimoniano i frequenti tagli applicati alle risorse ad esse riservate. Un’azione politica mirata a supportare – a lungo termine – il settore culturale potrebbe invece contribuire a ridurre la spesa pubblica nel settore salute, oltre che a sviluppare qualitativamente uno dei settori di punta del sistema economico Italiano.

Luca Francesco Ticini
PhD, presidente della Società Italiana di Neuroestetica “Semir Zeki”, vicepresidente del Comitato per le Neuroscienze e ricercatore del CNRS, École Normale Supérieure, Parigi (Francia)

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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