Gioire insieme

Marcello Girone Daloli

Ecco che il gesto di donazione, oltre ad essere potentemente terapeutico perché genera immediatamente i suoi effetti, diviene uno strumento utile anche dal punto di vista conoscitivo, proprio perché mosso dall’essenza.

Presentazione del Progetto Diga, volto a portare acqua a St. Albert, Zimbabwe. Un ospedale con 130.000 abitanti d’indotto, due scuole con 1.700 bambini e la popolazione rimasti con poca acqua a causa dell’abbassamento della falda. Al termine, un amico, medico e uomo di spirito, esclama: “Ma questa è la donoterapia!”
Si riferiva a ciò che avevo cercato di trasmettere ai presenti: la gioia profonda che genera in noi volontari poter lavorare per realizzare ciò che solo sei anni fa era un sogno: contribuire a garantire la sopravvivenza a migliaia di persone. Si tratta della gradevole sensazione di sentirsi utili. Utili agli altri, senza prevedere un personale ritorno economico e neppure d’immagine, visto che operiamo nel quasi anonimato.
Siamo, insomma, entusiasti di aver scoperto il potere “terapeutico” della gratuità! “L’acqua calda”, direbbero i saggi. Ma noi abbiamo bisogno di sperimentarlo di persona. Come avviene sempre quando si vive una grande gioia, sorge spontaneo gridarlo ai quattro venti: “Signori, abbiamo la soluzione di tutti i mali! L’anima, la psiche e forse, di conseguenza, anche il corpo sembrano rigenerarsi grazie all’atto della donazione gratuita!”
Non si tratta di semplice solidarietà, compassione per chi sta peggio o elemosina, ma di osservare le pene altrui e mettersi in moto per alleviarle. E dire che è così semplice! Anziché accaparrarsi beni, accumulare ricchezze materiali, quasi sempre a scapito di qualcuno – la ricchezza globale è detenuta dal 20% della popolazione, con conseguente squilibrio della distribuzione delle risorse del pianeta – con un semplicissimo gesto libero, realmente libero, siamo in grado di generare in noi una gioia che non ha eguali. Il suo flusso viaggia in due direzioni, un sorriso duplice, per chi riceve e per chi dona.
Chi dona risorse, tempo, denaro, pensieri… mette in atto l’espressione più libera del suo essere. La fragranza dell’atto gratuito avvicina all’essenza di noi stessi e aiuta la ricerca di sé, alla base del cammino evolutivo di ogni uomo. Ecco che il gesto della donazione, oltre ad essere potentemente terapeutico perché genera immediatamente i suoi effetti, diviene uno strumento utile anche dal punto di vista conoscitivo.
La donoterapia consente all’uomo di esprimere e comprendere la sua vera natura.
Il concetto di “dono” è doppiamente appropriato: nel caso del Progetto Diga, non saprei dire chi, tra noi e gli abitanti di St. Albert, riceva di più. L’acqua che disseta ed irriga i campi è per noi la gratificazione interiore che cura ogni male.
Il nostro progetto è solo un piccolo esempio di come ci si possa “curare” donando in modo totalmente gratuito. La donoterapia è una propaggine della legge spirituale di compensazione o del karma espresso dalle sacre scritture e dai saggi di ogni tempo.
L’abbraccio a colui che è diverso e lontano rompe le barriere spazio-temporali, smaschera l’illusione del noi e voi, è reale globalizzazione, nel senso di condivisione e, oserei dire, di spiritualità applicata.
Un gesto pratico che ci dona la possibilità di gioire insieme anziché diffidare e ci offre una leggerezza oggi sempre più rara.
L’epoca di transizione in cui stiamo entrando rappresenta un’occasione per compiere un salto evolutivo sul piano della qualità di vita, purché non si limiti ad una transizione economica che ha ampiamente dimostrato il suo fallimento. Ancora oggi si valuta il benessere sulla base della ricchezza materiale. Nonostante il caro prezzo che paghiamo sul piano psicologico – depressione, ansie, senso di inutilità… – noi ricchi del mondo restiamo ingabbiati nell’idea che la ricchezza, il consumo di beni materiali, ci renda felici. I materialmente poveri, naturalmente, ambiscono a tutto questo non sapendo che quel desiderare non ha fine. Il marketing, la logica dei consumi, della competitività che governano incontrastati le economie mondiali non tengono conto del dolore che generano.
Attraverso il potentissimo strumento mediatico, i poteri forti – economici, politici, religiosi – persistono nella miope logica del profitto, rivelatasi fallimentare sul piano della reale ricchezza dell’essere.
Generalmente, l’uomo comune si illude che “se avesse qualche soldo in più potrebbe…”. Poi, però, quando quel “soldo in più” arriva, non si placa quasi mai. Così resta povero, desideroso di consumare, poter spendere più di quel che ha a disposizione. Una catena che si può spezzare solo con l’atto della donazione gratuita. Ecco perché è estremamente terapeutico.
Altra squisita rivelazione per noi del Progetto Diga è stata il legame, la coesione generatasi tra noi. L’esserci incontrati per operare insieme questo cambiamento, condividere questa gioia, imparando a lamentarci meno e fare di più. Uno stimolo reciproco tra persone che vanno nella stessa direzione, un po’ controtendenza. Un cammino contagioso che si potrebbe, forse si dovrebbe, iniziare ad intraprendere con il vicino. Non c’è bisogno di recarsi nello Zimbabwe, non importa come e dove, ciò che conta è cominciare.
Questo movimento verso l’altro, di apertura al vicino e al lontano di casa, può rivelarsi anche uno strumento pedagogico intrigante e divertente. Intrigante perché, per un magico intreccio tra tutti gli umani, comprensibile solo alla mistica, avvicinarsi all’altro consente di avvicinarsi anche a se stessi. Divertente perché, tra questi nessi, si scoprono molte buffe sfaccettature di varietà umane. Si tratta, insomma, di un formidabile strumento di crescita. Provare per credere.

Marcello Girone Daloli
Scrittore

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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