Una società che si nutre di violenza

Nella quasi totalità dei casi le violenze non sono denunciate. I partner sono i responsabili della maggioranza degli stupri. 2 milioni le donne che hanno subito comportamenti persecutori, mentre sono 7 milioni quelle che hanno subito violenza psicologica. Nel nord est circa il 30% delle donne ha passato uno di questi drammi (32,2% Trentino, 34,3% Veneto e 33,9% Friuli Venezia Giulia).

È un argomento penoso, duro e difficile da trattare, la violenza sulle donne. E in questi giorni gli inserti di cronaca – sui giornali, in televisione e sul web – ci propongono una serie di approfondimenti e commenti sul tema principale e su tutti quelli che gli si intrecciano inevitabilmente: il razzismo e la xenofobia, la politica che si divide fra giustizialismo e garantismo, la condizione della donna nella società odierna. La vittima può essere una donna che torna a casa, da sola, una sera, o una coppia appartata in macchina, o un barbone italiano o straniero che dorme per terra appena protetto da una coperta o da un paio di cartoni. Un divertimento? Pare proprio di sì, un divertimento o un’emozione, esaltata dai pianti della donna violentata o dalle grida di un barbone cui viene dato fuoco, dalla sofferenza di un debole che non può reagire. Se le cose stanno così, allora siamo tutti chiamati ad un serio esame di coscienza. Dobbiamo intanto riconoscere che il nostro è un mondo intriso di violenza, anche per la cultura di cui la nostra società si nutre. Una cultura che promuove a vincente colui, o colei che, anche violando le regole, conquista la ricchezza o il successo. E che, comunque, di fronte a chi conquista la ricchezza o il successo non ritiene opportuno chiedere come lo ha raggiunto. Ed anzi, dà per scontato che per raggiungerlo abbia fatto uso, abbia dovuto far uso, anche di metodi illegali e violenti. Nel nostro mondo, insomma, l’aggressività, la violenza, la forza, o per lo meno una certa dose di aggressività, di violenza, di forza vengono generalmente considerate necessarie, indispensabili per avere successo. La violenza contro le donne è un fenomeno che assume i connotati di una vera e propria emergenza nazionale, costituendo la prima causa di morte per le donne e le giovani donne. Come ha registrato una recente ricerca dell’Istat, infatti nel Friuli Venezia Giulia il 33,9% delle donne di età compresa fra 16 e 70 anni ha dichiarato di aver subito in vita violenza fisica o sessuale. Il 15,2% ha dichiarato di aver subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o ex (ercentualmente prevale l’ex, in un rapporto di circa 3:1). La violenza subita è stata denunciata nel 10,3% dei casi se agita dal partner, nel 4,7% se persona diversa. L’abuso subito è stato considerato reato dal 23,3% delle vittime del partner contro il 18,9% delle vittime di altra persona. Le donne di età inferiore ai 16 anni: hanno dichiarato di aver subito violenza da un parente il 16% del campione, da un conoscente il 25,7%, da uno sconosciuto il 29,8%.
C’è un grande problema di sicurezza nelle città per le donne, che riguarda le periferie isolate e buie, la mancanza di servizi e strumenti adeguati al contrasto tempestivo, la carenza di strutture per il sostegno e la prevenzione. Di fronte a questi dati così allarmanti, ciò che vogliamo denunciare sono la sottovalutazione della gravità del problema ed un clima culturale di svilimento della dignità femminile. Le dichiarazioni del Presidente del Consiglio sull’ineliminabilità dello stupro per le italiane sono inaccettabili, offensive per le donne che ne sono drammaticamente vittime, lesive della dignità di tutte. Su questo tema non tolleriamo battute e leggerezze. Quelle parole destano gravissime preoccupazioni, perché sono insieme sintomo e causa di questo clima che va combattuto in modo fermo e deciso. Contro la violenza sulle donne è necessario lavorare sulla prevenzione e promuovere una cultura del riconoscimento della libertà reciproca e del reciproco rispetto tra uomini e donne. Occorrono politiche concertate, dal trasporto pubblico e privato al commercio, amministratori che promuovano iniziative sul territorio, periferie meno abbandonate, una rete di sostegno. È necessaria la certezza della pena per chi commette questi reati, anche perché le vittime possano sentirsi sicure. Ma ciò presuppone che si riconosca che il problema esiste, che riguarda le relazioni stesse tra uomini e donne e che richiede un impegno straordinario. Gli interventi del governo in questo settore sono invece di segno opposto. Non esiste più un piano contro la violenza di genere, non vengono stanziate risorse per i centri antiviolenza, i 20 milioni di euro del 2008 non sono stati reiterati per il 2009, le leggi sullo stalking e sulla violenza sessuale vanno a rilento.

Nedeida Ponte
Officina delle Donne

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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