La necessità di un confronto

Occorre alleggerire la pressione fiscale per i redditi da lavoro dipendente e da pensione che non rientrano nelle fasce di reddito contemplate nel decreto anticrisi e che da almeno tre finanziarie aspettano misure in questa direzione.

Il nostro paese vive un momento di grave difficoltà economica. È stata certificata una fase di recessione tecnica, i dati sul Pil sono negativi, il calo della produzione industriale non si arresta e il ricorso alla cassa integrazione è in aumento. Migliaia di lavoratori in cig, o in mobilità. Nel peggiore dei casi licenziati. A rischio soprattutto i precari, meno tutelati e maggiormente esposti in questo caso all’espulsione dal mercato del lavoro. Il governo con il decreto anti crisi ora al vaglio del Parlamento, ha approvato alcune misure una tantum per dare una prima e immediata risposta all’emergenza. Tuttavia, alla luce di una crisi destinata a durare, e a mostrare i suoi effetti più pesanti, per il tutto il 2009, l’Ugl ha chiesto che si varino misure strutturali.

Per questo abbiamo sollecitato il governo ad aprire, già a gennaio, un tavolo di confronto con tutte le parti sociali, con una stesura “politica” anticipata del nuovo Dpef, in modo da delineare da subito la seconda fase strutturale degli interventi sull’economia e a sostegno dei redditi e delle famiglie e consentire all’Italia di restare nel gruppo dei paesi economicamente più avanzati. Ciò richiede un impegno più importante in termini di risorse economiche e pur comprendendo la necessaria prudenza con cui va affrontata qualsiasi politica di spesa quando si deve gestire un debito pubblico di proporzioni gigantesche, riteniamo che non possa essere scartata l’ipotesi di uno sforamento temporaneo dei vincoli di bilancio, soprattutto se finalizzato ad interventi capaci di ridare fiducia alle imprese ed alle famiglie.

Entrando nel merito della manovra il governo, come richiesto dal nostro sindacato, interviene sui redditi da lavoro dipendente e da pensione, in particolare sulle fasce più deboli rappresentate dalle famiglie e dai pensionati a basso reddito, con contributi una tantum sotto forma di bonus di vario tipo, detrazioni fiscali e, soprattutto, con l’attivazione della cosiddetta “social card” istituita con la legge 133. Le risorse impegnate per la detassazione degli straordinari sono state cancellate mentre è stato confermato il sostegno al salario di produttività con un innalzamento della soglia di riferimento e l’estensione dei benefici al comparto della sicurezza, della difesa e del soccorso pubblico: tutte istanze, queste, sostenute con forza dall’Ugl. Anche per quanto riguarda il “caro mutui” è stata accolta in parte la nostra proposta di assumere, come riferimento base, il tasso BCE al posto di quello Euribor determinato dalle banche.

L’aiuto dato ai sottoscrittori di mutui a tasso variabile, però, oltre ad escludere coloro che hanno più prudentemente scelto il tasso fisso, assume proporzioni non certo adeguate alla gravità della situazione. Per questo riteniamo necessario, come chiesto, di procedere con un incremento della detrazione fiscale sugli interessi per i mutui. Sul fronte fiscale bisognerebbe però osare di più. Occorre infatti alleggerire la pressione fiscale per i redditi da lavoro dipendente e da pensione che non rientrano nelle fasce di reddito contemplate nel decreto anticrisi e che da almeno tre finanziarie aspettano misure in questa direzione. In attesa che si introduca il quoziente familiare, che l’Ugl ritiene una strada praticabile, sarebbe quanto mai opportuno rimodulare le aliquote Irpef e aumentare gli sgravi fiscali per i figli a sostegno delle famiglie numerose. Così come resta valida la richiesta di restituire il fiscal drag dal 2002 ad oggi. Per quanto riguarda le risorse destinate agli ammortizzatori sociali, esaudendo una nostra precisa rivendicazione, è stata incrementata la dotazione finanziaria, ma resta ancora da definire con chiarezza tutta la potenziale platea dei lavoratori, a partire dai precari, esposti ai venti della crisi. E su questo ci aspettiamo passi in avanti durante l’iter parlamentare.

È importante, inoltre, guardare con più attenzione al Mezzogiorno. Attendiamo le valutazioni del CIPE per capire quale priorità sarà data ai vari obiettivi, con l’auspicio che tra i primi trovi posto la messa in sicurezza delle scuole ed un impegno prioritariamente orientato al Sud del Paese. Molto può fare anche una Cassa Depositi e Prestiti votata, come da tempo chiede il nostro sindacato, ad un intervento più agile e deciso sul fronte delle opere pubbliche d’interesse nazionale e, al tempo stesso, fonte di approvvigionamento economico degli Enti Locali. Siamo tutti consapevoli della difficoltà del momento, ma la crisi potrebbe rivelarsi un’occasione per avviare politiche strutturali a sostegno delle famiglie e di quel ceto medio, fatto di lavoratori dipendenti e di pensionati che già prima dello tsunami finanziario, di fronte al peso eccessivo della pressione fiscale, del caro mutui e del caro prezzi, hanno modificato le proprie abitudini e ridotto i consumi per contenere il progressivo impoverimento del proprio potere d’acquisto. Il presidente del Consiglio si è appellato a non cambiare stili di vita, ad essere ottimisti. Ma ciò richiede una terapia di lunga durata che accanto alle misure emergenziali possa creare le condizioni affinché anche i redditi possano tornare a crescere e contribuire a rimettere in moto l’economia del Paese.

Renata Polverini
Segretario generale del sindacato UGL (Unione Generale del Lavoro)

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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