Una canzone dedicata al disagio psichico

Simone Cristicchi

Qualche anno fa, mi sono reso conto di come la musica potesse divenire un “mezzo” per veicolare cose molto più importanti di una melodia piacevole o di una canzone smielatamene romantica, come ce ne sono troppe in giro. Durante i miei concerti ho cominciato a raccontare in maniera naturale le storie di alcuni amici “Matti”, conosciuti in una clinica psichiatrica, e da lì è nato tutto. “Ti regalerò una rosa”, la canzone che ha vinto il Festival di Sanremo, è stata scritta di getto, in un pomeriggio. Il testo prende spunto dalla lunga ricerca negli ex-manicomi italiani (ne ho visitati dieci) per la realizzazione del mio libro “Centro di Igiene Mentale”, dove sono presenti 35 lettere mai spedite dal Manicomio di Volterra.

Sono documenti rari di gente internata, alla quale veniva negata anche la possibilità di comunicare con il mondo esterno. Questa barriera invalicabile, questo silenzio imperdonabile, diventa la metafora del pregiudizio e dello stigma legato ai malati di mente, ancora oggi. “Ti regalerò una rosa” diventa quindi una lettera spedita alla nostra società, colpevole di una paura ingiustificabile, colpevole di aver dimenticato la ricchezza che si può trovare dall’altra parte di quel cancello. Inizialmente, la canzone era nata per far parte della colonna sonora del mio documentario, e poi, invece… Strano il destino! Alcuni mi hanno accusato di aver usato un tema come quello della disabilità mentale per arrivare al successo. Non ci sono rimasto male, perché le critiche che mi sono state mosse venivano da gente che non sapeva e non voleva sapere cosa stavo facendo, e, soprattutto, cosa avevo fatto.

Sono stato attaccato da alcuni psichiatri (con quale coraggio??!) e difeso dai Matti, sono stato oggetto di tesi di laurea e allo stesso tempo di parodie demenziali. La cosa che mi resterà sempre dentro è tutta la gente che mi ha scritto testimoniandomi affetto e dandomi forza, centinaia di persone che ho incontrato e che mi hanno raccontato una storia: persone in grave difficoltà, soprattutto madri e padri di ragazzi con disturbi psichici, che, tra le lacrime, chiedevano aiuto. Questo silenzio dura da troppi anni ormai: è un silenzio intriso della disperazione di chi non riceve alcun tipo di supporto dalle istituzioni, immobilizzate dalla burocrazia, per colpa di una legge che non ha garantito la necessaria assistenza, non solo a chi soffre, ma anche a chi deve tenere sulle spalle il peso di una malato in casa. Quindi mi viene da ridere se penso a chi parla senza conoscere, alla “bella gente” che giudica quello che ho fatto restando in superficie: penso che da parte mia ce l’ho messa tutta. “Ti regalerò una rosa” rimarrà semplicemente una canzone e sarei molto felice che fosse ricordata negli anni, ma la cosa ben più importante è che non bisognerebbe dimenticare mai il problema di cui parla.

Sono andato a Sanremo per presentare un “Progetto” che comprendeva “Dall’altra parte del cancello”, un documentario auto-prodotto sul mio viaggio negli ex manicomi (abbiamo anche organizzato una proiezione per la stampa in un cinema di Sanremo!), un libro in cui raccontavo le mie esperienze, uno spettacolo teatrale che portavo in giro da 3 anni. Non una sola canzone. Sinceramente, se mi fossi presentato solo con quella canzone,per quanto bella, sarei stato più “attaccabile”. Mi dispiace, ma meglio di così non avrei potuto fare. E credo che il pubblico mi abbia premiato per questo. Cosa penso dei “matti”? Fin da piccolo sono stato attratto da questi personaggi non proprio normali… alcuni abitavano proprio nella mia stessa via. Mi fermavo a parlare con loro, cercavo di capire il loro mondo. Poi, crescendo, ho avuto altre esperienze, con un impatto maggiore: le cliniche, il Cim, gente che parlava da sola, urlava, si strappava i capelli…Ma non ho mai avuto paura, in realtà.

Al contrario, ho sempre sentito una sin-patìa nei confronti di queste anime fragili e posso dire di aver trovato la purezza anche dove sembra non possa esistere. Non vorrei sembrare retorico o romantico: i “matti” riescono a stupirmi sempre. Non ho mai sottovalutato queste persone, anzi. In molto casi, è grazie all’incontro con loro che sono cresciuto, che sono diventato quello che sono oggi. I veri “matti” in senso negativo, sono le persone che hanno la presunzione di conoscere la verità, l’arroganza di esercitare un potere sugli altri, i maleducati, i superficiali. I “matti” in senso positivo sono quelle persone che cercano un briciolo di sana follia in qualsiasi cosa e tentano di rendere migliore questo mondo. Forse gli artisti… sono dei veri matti. In effetti, anche in me riconosco un pizzico di “follia”. Mi sento un po’ schizofrenico, tanto da aver creato un alter-ego di nome Rufus, che ogni tanto spunta fuori nei miei spettacoli. A volte, però, mi sento anche un po’ autistico, al punto che nel mio primo album, “Fabbricante di canzoni”, c’è una canzone a me dedicata, che ha proprio questo titolo.

La diversità è la più grande ricchezza del nostro vivere insieme. Accorgersi di essere diversi aiuta a rapportarsi con l’altro, a rivedere i propri confini, a guardarsi allo specchio e migliorarsi. Purtroppo, molte volte, siamo noi stessi la fonte della nostra paura, con le nostre contraddizioni, gli istinti repressi, le bugie. La poetessa Alda Merini dice che “il vero manicomio è dentro la nostra testa”. Fin quando non ne abbatteremo i muri, saremo sempre legati dalla camicia di forza della presunzione e della nostra cecità. Non riusciremo veramente ad amare. Vorrei poter continuare questo percorso, senza però essere etichettato come il “portavoce dei Matti”. In fondo ci sono tanti artisti che si occupano del sociale. Io sono uno dei tanti, che però ha avuto la fortuna di essere ascoltato da milioni di persone. Dopo Sanremo, infatti, ho deciso di portare in teatro, per una serie limitata di repliche, una nuova versione del mio spettacolo “Centro di Igiene Mentale”, con il sottotitolo “Nuove Storie dal Manicomio del Mondo”, affiancato da due attori bravissimi, nuove canzoni e monologhi.

È stato un modo per portare sul palcoscenico le nuove testimonianze raccolte da Sanremo in poi. Inoltre, ho ideato “Lettere dal Manicomio”, una serie di filler (pillole di pochi minuti) prodotti da Cult Tv, coinvolgendo in prima persona dei grandi attori come Gigi Proietti, Claudia Pandolfi e Luca Lionello, i quali hanno interpretato le lettere mai spedite dei ricoverati, raccolte negli archivi del manicomio di Volterra. È un progetto molto bello che purtroppo ha avuto poca visibilità. Chi lo desidera, può vedere le pillole pubblicate su You Tube.

Per concludere, un messaggio alle famiglie che ogni giorno si confrontano con un parente che presenta questo tipo di disagio: spero dal profondo del cuore che la rosa, in qualche modo, sia arrivata anche a voi.

 

Simone Cristicchi
Cantautore, Vincitore del 57° Festival di Sanremo

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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