Il teatro come volano di salute e di comunità

L’abolizione dei manicomi ha reso possibile per i cittadini italiani, unico paese al mondo, un enorme mutamento culturale e sociale. Possiamo dire, senza paura di essere smentiti, che la legge 180 ha salvato dalla morte civile migliaia di persone sofferenti. La legge 180 fu promulgata dal nostro parlamento su stimolo di quel grande movimento di innovazione culturale e sociale che fu Psichiatria Democratica, guidata da Franco Basaglia e ha introdotto un grande mutamento del pensare e dell’agire psichiatrico. Le innovazioni  delle tecniche di cura, là dove vengono applicate, hanno reso possibile sconfiggere sia la tendenza all’isolamento sociale delle persone sofferenti, sia la tendenza del corpo sociale ad avere atteggiamenti di paura ed espulsione sulla base del pregiudizio della pericolosità ed imprevedibilità.

Ciò è accaduto anche grazie alla capacità della nuova psichiatria di uscire da una visione strettamente clinica e di incontrare altri saperi in grado di produrre profondi cambiamenti nell’animo umano. L’arte e le tecniche artistiche attraverso i linguaggi diversi della musica, della danza, del disegno, del teatro, hanno favorito processi innovativi nei trattamenti terapeutici e riabilitativi. In particolare, il teatro è un potente strumento di cambiamento per lo stretto rapporto che c’è tra espressione creativo-artistica e processo di regolazione emozionale e trasformazione cognitiva. Che senso ha dunque per un DSM, struttura operativa della nuova psichiatria, promuovere attività come quelle del teatro? Il teatro permette di sollecitare, sviluppare e potenziare competenze intellettive, cognitive, comunicative, relazionali, espressive ed artistiche. Con il teatro, la riabilitazione si apre a nuove forme atte a cogliere i bisogni di espressione dei pazienti e a rendere possibili  attività che danno gratificazione e piacere e che allo stesso tempo contribuiscono a migliorare le capacità relazionali e sociali.  Attraverso il processo creativo emergono potenzialità inespresse: l’azione teatrale le facilita ed orienta. Giocando altri ruoli da sé, finalizzando in senso creativo l’immaginazione e coinvolgendo le proprie emozioni, mettendole in scena, addestrandosi a modularle e gestirle, il paziente migliora la conoscenza di sé, la propria flessibilità e capacità adattativa, affina competenze  comunicative, impara ad interagire in maniera più appropriata nel contesto recitativo e quindi nel contesto relazionale e sociale più allargato.

Tramite l’attività teatrale il paziente riacquisisce una maggiore sicurezza in se stesso; la sua qualità di vita  migliora, i rapporti interpersonali diventano più vitali e meno conflittuali, il funzionamento emotivo più sintonico. E, in più, può acquisire una professionalità e dunque la possibilità di lavorare. Attraverso la realizzazione di un’opera teatrale, e ancor più della sua rappresentazione in pubblico, i pazienti/attori testimoniano con forza il loro diritto (e quello delle persone che, come loro, soffrono di un disturbo psichico) di inclusione sociale contribuendo a rimuovere pregiudizi, ad incrinare  immagini quali pericolosità, inaffidabilità, inutilità, sollecitando nella collettività una maggiore consapevolezza della dignità del paziente psichiatrico e dei suoi diritti di cittadinanza. Nella rappresentazione degli spettacoli realizzati dalle compagnie in cui recitano i nostri pazienti si produce così un duplice effetto: oltre al valore culturale del messaggio, all’emozione trasmessa dal testo e dalla azione scenica, si produce anche l’effetto di un cambiamento di sensibilità e mentalità nell’approccio al problema del disagio psichico.

Ivonne Donegani
Psichiata Dipartimento di salute mentale (DSM) AUSL di Bologna
Francesca Cigala
psichiatra Dipartimento di salute mentale (DSM) AUSL di FERRARA

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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