Sballati da morire

Molto spesso illegali, queste feste vengono per lo più organizzate all’interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti, e hanno una durata che varia da una notte fino ad alcuni giorni. In questo caso prendono il nome di technival. Vi partecipano ragazzi molto giovani, che si muovono in camper o in pulmini attrezzati e in fatto di culture di appartenenza hanno varie anime, da frange dei centri sociali di estrema sinistra, fino ad una sorta di hooligans post moderni Divertirsi da morire. È successo davvero a Nunzio Mattia Lo Castro, un ragazzo di 19 anni che, insieme ad altre centinaia di persone, si era dato appuntamento a Segrate, alle porte di Milano, per un rave party di Pasqua, il “Pasqua tech”, appunto. Un raduno organizzato in un capannone abbandonato, un’area dismessa delle Ferrovie, che sarebbe dovuto durare diversi giorni, dal sabato notte fino al martedì successivo. Giornate e nottate passate a ballare incessantemente sul ritmo della musica techno hardcore sparata a volume altissimo da veri e propri muri di casse. Invece, gli organizzatori hanno sbaraccato tutto poche ore dopo che il diciannovenne ha perso la vita. Nunzio Mattia è stato colto prima da quattro attacchi cardiaci, presumibilmente causati da un cocktail di alcool e droghe ed è morto, dopo dodici ore di agonia, all’ospedale Bassini di Cinisello. Intanto 16 ragazzi che hanno preso parte ad un altro rave organizzato nei pressi di Frosinone sono stati denunciati dalla Questura per i reati di invasione di terreno, d’edifici e danneggiamento. Si riaccendono così i riflettori sul fenomeno dei rave party. È un tipo di manifestazione musicale, nata alla fine degli anni ‘80 a Detroit, che in breve tempo si è diffusa in tutto il mondo. Molto spesso illegali, i rave vengono per lo più organizzati all’interno di aree industriali abbandonate o in spazi aperti, e hanno una durata che varia da una notte fino ad alcuni giorni. In questo caso prendono il nome di technival. Il termine inglese rave significa delirio, ma in senso più ampio indica la voglia comune di svincolarsi da regole e convenzioni socialmente imposte, la ricerca di una libertà totale, fisica e mentale, che si esprime attraverso il ballo e anche attraverso il consumo di droghe. Organizzati in ogni parte d’Europa e del mondo grazie al passaparola, ai siti web e a catene di sms, i rave riescono a raggruppare giovani da tutta Italia e anche dall’estero. Partecipano ai rave per lo più ragazzi molto giovani, che si muovono in camper o in pulmini attrezzati con dei letti, ma in fatto di culture di appartenenza hanno varie anime, da frange dei centri sociali di estrema sinistra, fino ad una sorta di hooligans post moderni. E sono stati proprio gli hooligans ad ispirare la nascita della musica hardcore alla fine degli anni ‘80 a Rotterdam. Quindi ai concerti si possono vedere da teste rasate e svastiche fino a dreadlocs e spillette con falce e martello; e poi ci sono i gabber, i più giovani tra i frequentatori dei rave, teenagers che sono una via di mezzo tra gli zarri e i punk – loro sì che sono riconoscibili: berretto sulla testa rasata, felpa col cappuccio, giubbotti militari e scarpe rigorosamente Nike ai piedi, anzi Nike and Max. Il dibattito ora è fra chi propone di seguire l’esempio della Francia, che ha vietato del tutto i rave – la pensa così il capogruppo dell’Udc alla camera Luca Volonté, ad esempio – e chi come il vicesindaco di Milano, De Corato, pensa che vadano disciplinati dalle autorità, che dovrebbero essere avvisate in anticipo e avere la possibilità di vietarli se opportuno. In molti propongono la presenza massiccia di forze dell’ordine per evitare la diffusione di droghe, ma così forse questi concerti perderebbero di significato agli occhi dei ragazzi che li frequentano, come spiega il famoso dj Claudio Coccoluto. Nei club organizzati c’è gente professionale che ha le licenze per organizzare feste come questa, qui invece pesa l’idea dell’approccio anarchico, la caratteristica del rave illegale che nasce contro tutto e tutti e cresce sull’orgoglio di essere fuori dal sistema. La seconda giovinezza dei rave insomma potrebbe essere dovuta alle regole più restrittive per i locali, con gli orari limitati per servire alcolici e le chiusure anticipate. Le risposte dei giovani sarebbero quindi proprio i rave illegali, espressione estrema di una controcultura giovanile sempre più all’insegna del nichilismo e della voglia di provare brividi e divertimento senza limiti né di tempo né di sicurezza. In questo quadro, il rave diventa il luogo in cui si possono vivere esperienze estreme. Bisogna fare attenzione però a credere che un divieto possa bastare a fermare la musica, perché la caratteristica principale dei rave è che sono itineranti e mutevoli e possono spostarsi molto velocemente per centinaia di km, e allora bisogna scegliere: vogliamo una società permissiva che dunque accetta i rave come anche i quartieri a luci rosse, oppure vogliamo privilegiare il controllo e la legalità? In tal caso naturalmente servirebbero leggi severe e forze dell’ordine capaci di farle rispettare. Nel frattempo, possiamo piangere un diciannovenne che si voleva divertire da morire.

ANGELO PERRINO
Direttore del quotidiano nazionale online Affari Italiani

 

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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