Pre-visioni della comunicazione

L’innovazione tecnologica si configura come mediamorfosi più che come rivoluzione. Non siamo affatto al tramonto dei vecchi mezzi di comunicazione. Siamo di fronte a un pluralistico allargamento dell’approccio ai media, che si avvia a livelli sostanzialmente europei di multimedialità, a un interesse inedito per i consumi culturali di qualità e ad un’espansione più faticosa di Internet

Monitorare il cambiamento per interpretare il futuro: è la sfida più delicata di fronte all’exploit delle tecnologie comunicative e all’avvento della cosiddetta società dell’informazione e della conoscenza. Un contributo di chiarezza operativa va però apportato: non è la comunicazione, ma il suo cambiamento continuo ad incalzare la società italiana, riducendo la capacità di interpretarne le trasformazioni a tutti i livelli. L’Information Society è un paradigma di trasformazioni che non riceve ancora adeguata attenzione sociopolitica di lungo periodo e, al contrario, è occasione di periodiche e frustranti fiammate congiunturali dell’attenzione collettiva. È lasciato a impostazioni deterministiche, sbilanciate su una presunta centralità della tecnologia a scapito del riconoscimento dell’intelligenza sociale sottostante. Se ne enfatizzano gli aspetti di discontinuità, mentre molte delle contraddizioni della via italiana alla società dell’informazione rivelano evidenti analogie con l’epoca in cui le vecchie tecnologie erano nuove. La verità è che i mutamenti tecnologici ed espressivi sono graduali e si insediano sulle culture comunicative preesistenti, ereditandone contraddizioni e prospettive di sviluppo. L’innovazione tecnologica si configura come mediamorfosi più che rivoluzione. Non siamo affatto, dunque, al tramonto dei vecchi mezzi di comunicazione. Siamo di fronte a un pluralistico allargamento dell’approccio ai media, che si avvia a livelli sostanzialmente europei di multimedialità, a un interesse inedito per i consumi culturali di qualità e ad un’espansione più faticosa di Internet. È questo il percorso leggibile da dati più che decennali: è un “passaggio al futuro” graduale, che tuttavia emerge più espressivamente se si osserva con continuità l’universo giovanile. Per i giovani vale la metafora di un salto d’epoca: le tecnologie segnano i confini di una sorta di area extra-territoriale della casa, di difficile accesso cognitivo per i genitori. La vita degli adolescenti sembra uno spazio privilegiato per l’alfabetizzazione informatica familiare: una zona franca di incontro intergenerazionale, segnata dallo sconfinamento continuo fra vecchi e nuovi universi mediali.  Gli stessi processi di content providing dal basso, così come le molteplici forme di dis(inter)mediazione cui assistiamo, vanno letti nella direzione di un’alfabetizzazione non solo tecnologica, ma soprattutto sociale e culturale. In questo quadro si collocano i segnali di una normalizzazione di Internet (e più in generale dei nuovi media), concetto che consente di leggere le tecnologie come parte della vita quotidiana, abbandonando le enfatizzazioni nuoviste e i tecno-entusiasmi. La questione non è più focalizzata solo sulla misura dell’utilizzo del media, bensì sulle migliori modalità d’uso.

E mentre l’Istat rileva nel 2007 un’ulteriore estensione della presenza dei pc in famiglia, la frequentazione della Rete si configura come una pratica diffusa presso i “giovani adulti”, più che tra i giovanissimi. La ragione del cambiamento del nostro mondo risiede piuttosto in un una rinnovata vitalità espressiva, evidente nell’exploit dei consumi culturali giovanili. Nonostante le opportunità di coinvolgimento e interazione offerte dalle recenti tecnologie comunicative, si assiste alla riscoperta di nuove forme di fruizione “di nicchia” o “d’élite” come il teatro, la musica classica, i musei, le mostre e i dibattiti culturali. A dispetto dell’instabilità strutturale del contesto sociale ed economico, sono aumentate tutte le attività outdoor fondate sul contatto e il coinvolgimento: il cinema ha registrato nell’ultimo decennio un aumento di spettatori pari al 3.1% tra i giovani a fronte di un +1.5% del totale della popolazione; allo stesso modo sono cresciuti il teatro (+7.5% vs 5.0%), i musei e le mostre (+1.8% vs +1.2%), i concerti di musica classica (+1.7% vs +1.4%).  Per ogni tipologia culturale, nel 2007 i ragazzi sovrastano numericamente la quota degli “adulti”, confermando il loro profilo di avanguardie del loisir.I dati ISTAT rilevano, poi, il parallelo declino dei media tradizionali soprattutto tra i giovani: i ragazzi dedicano cioè più tempo ad occupazioni diverse dalla visione della Tv, in favore di un’articolata diversificazione del consumo. In particolare, se fino al 2000 i dati hanno reso evidente un’equidistribuzione della Tv generalista trasversale alle diverse generazioni, negli ultimi dieci anni il mezzo televisivo si disinfiamma, perde cioè fascino sugli stili comportamentali ed espressivi dei giovani, caricandosi di un nuovo simbolismo.Ciò non vuol dire che la televisione non venga guardata; si assiste piuttosto ad una lieve diminuzione percentuale del suo pubblico, significativa in virtù del ruolo culturale e formativo assunto in Italia da questo mezzo di comunicazione. La fruizione giovanile di televisione cambia, poi, da un punto di vista qualitativo: diventa rumore di fondo, elemento di compagnia, surrogato alla noia. La fotografia dei giovani moderni raffigura, dunque, abitanti dei luoghi più ricchi del tessuto sociale, autori di creativi mix di impulsi in grado di soddisfare i propri desideri di apprendimento e di crescita, attraverso una pluralità di media vecchi e nuovi. Lo studio sistematico della cultura racconta una storia incoraggiante: il cambiamento sociale è determinato prevalentemente dai giovani in un contesto in cui gli adulti restano indietro non solo nell’attivismo comunicativo, ma anche nella lettura della natura e della velocità del cambiamento. È un messaggio importante: se il dibattito culturale subisce i limiti di una cornice drammatizzante, i dati inducono ad una maggiore serenità di giudizio, non del tutto euforizzante, ma piuttosto consolatoria.

Mario  Morcellini
Preside della facoltà di scienze della Comunicazione

universita’ degli studi di roma  “la sapienza”
Paola Panarese

Professore aggregato facoltà di scienze  della

comunicazione universita’ degli studi di roma “la sapienza

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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