Le grandi paure degli italiani

Spesso si afferma che la prima libertà civile è quella di poter svolgere serenamente la propria esistenza anche a prescindere dal proprio contesto finanziario. Certamente, non viviamo un’epoca di grande benessere economico, ma una vita libera dal timore non ha alcun prezzo e chi si occupa del bene pubblico deve tenerne conto

Pochi giorni fa veniva pubblicata dal più importante istituto nazionale di ricerche una indagine statistica sulle grandi paure degli italiani dagli ultimi quindici anni ad oggi. Per la verità, sarebbe bastato interrogare a caso i clienti di un qualunque mercato rionale d’Italia per scoprire che gli italiani sono terrorizzati dalla criminalità come probabilmente mai prima d’ora. Si è cercato spesso di negare la fondatezza di questa paura ricorrendo allo stereotipo della TV che influenza le sensazioni dei cittadini. La realtà è che i mezzi di comunicazione di massa raccontano i fatti di cronaca come sempre, ma soprattutto riflettono lo stato d’animo della popolazione. C’è un diffuso senso di insicurezza cui la politica deve far fronte. Spesse volte si afferma che la prima libertà civile è quella di poter svolgere serenamente la propria esistenza, anche a prescindere dal proprio contesto finanziario. Certamente, non viviamo un’epoca di grande benessere economico, ma una vita libera dalla paura non ha alcun prezzo e chi si occupa del bene pubblico deve tenerne conto senza remore e con grande determinazione. è tempo di scegliere la sicurezza senza timore di passare per beceri reazionari. C’è una certa cultura “radical chic” che tende a considerare la sicurezza quasi come un mero privilegio piccolo borghese. Mi spiace dover constatare come una certa “sinistra politica” continui ad ignorare colpevolmente il fatto che la sicurezza non rappresenti un lusso da ricchi capitalisti, quelli con la macchina blindata ed il garage sotto casa, ma la difesa dei più deboli, di coloro che sono costretti a prendere gli autobus di notte, degli anziani, delle studentesse che neppure di giorno possono attraversare un parco al centro di Bologna! Purtroppo ho la sensazione che questa emergenza venga scarsamente considerata dall’attuale governo nazionale. Normalmente non sono solita usare toni “estremi” per definire le mie idee e la mia azione politica. Eppure il comportamento di Romano Prodi e dei suoi uomini lo trovo indegno per la grave situazione in cui viviamo. Dapprima si è pensato di provvedere a questa criticità con semplici disegni di legge da inviare al Parlamento, peraltro con l’astensione del Ministro della Solidarietà Sociale che riteneva eccessive le misure immaginate… Successivamente, di fronte alla sollevazione popolare che seguì alcuni gravi fatti di sangue, si ricorse in tutta fretta ad un decreto governativo che però al momento è ancora in alto mare perché gli estensori di quel decreto hanno pensato bene di inserirci una norma contro “l’omofobia” sul quale è dovuto intervenire persino il Presidente della Repubblica. Insomma, la vera emergenza nazionale per questi signori è la discriminazione ideologica nei confronti degli omosessuali. D’altra parte questo è il governo che ha promosso l’indulto e ciò basterebbe per raccontare l’idea di sicurezza e legalità che ne informa l’attività istituzionale.

Il problema sicurezza presenta connessioni profonde con la questione degli immigrati. Ma anche con il concetto di solidarietà. Penso che serva chiarirsi sul principio sacrosanto di solidarietà. Rifiuto fermamente tutto l’armamentario ideologico che ha talmente a cuore gli immigrati clandestini da sognare per loro un destino da accattoni ai margini delle nostre strade. Per me solidarietà è accogliere qualcuno sapendo di poter offrirgli lavoro, assistenza, istruzione. Di questa immigrazione abbiamo addirittura bisogno, non ho paura a dirlo. Agli immigrati che amano il nostro popolo, la nostra terra, la nostra cultura ed hanno deciso di condividere con noi il loro futuro voglio poter dire: siete i benvenuti. Ma l’immigrazione clandestina non è una risorsa, è un problema grave. E per questo mi indigna il decreto Ferrero-Amato, un provvedimento che ha abbattuto la legge che porta il nome del Presidente di Alleanza Nazionale, una legge che vincolava l’ingresso degli immigrati in Italia all’esistenza di opportunità lavorative e per questo è stata ritenuta esemplare persino da personaggi simbolo della sinistra internazionale come il premier spagnolo Zapatero. Con il decreto Ferrero-Amato sono state spalancate le porte all’immigrazione selvaggia, senza regole. Aggiungo che con la reintroduzione della figura dello “sponsor” si rischia di istituzionalizzare un vero e proprio mercato degli schiavi. Lo sponsor è un cittadino italiano o non italiano che versa una certa somma di denaro ad un immigrato senza alcun lavoro da svolgere in Italia, consentendogli comunque dietro questo versamento di denaro di entrare nel nostro Paese. Ebbene, non ci vuole molta immaginazione per ritenere che gli immigrati appena giunti in Italia saranno costretti a risarcire, e con gli interessi, il loro “sponsor”. Fortunatamente su questo è intervenuta l’Unione Europea che ha bruscamente frenato il governo italiano, ma la questione rimane aperta. D’altra parte, come ha rilevato recentemente anche Nicolas Sarkozy, in tema di immigrazione tutti i popoli d’Europa si ritrovano sulla stessa barca, e dunque nessuna nazione può permettersi di promuovere una legislazione che rechi danno alle altre popolazioni europee. Ci vorrebbero ben altri tempi per esaurire un punto di vista accettabile sull’immigrazione. Resto convinta delle parole del presidente francese e le faccio mie: l’Italia è di chi la ama. Ciò non vuol dire respingere indiscriminatamente, ma selezionare l’accesso al nostro territorio e dunque accettare chi intende condividere la medesima storia ed il medesimo destino della nostra comunità nazionale.

Giorgia Meloni
Vicepresidente Camera dei Deputati

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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