Ma chi è, veramente, il lupo cattivo?

Secondo gli ultimi dati ISTAT, sarebbero circa 6.743.000 le donne tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. L’indagine dice anche che aumenta la violenza tra le mura domestiche e che molto spesso è il partner o l’ex ad esercitarla. Sono dati che devono far riflettere quando parliamo di immigrazione e sicurezza, quando imputiamo solo all’aumento della presenza straniera la percezione di paura

E’ ripreso con forza il dibattito sulla sicurezza dei cittadini. Un dibattito su un argomento serio che vive ormai da anni, tra alti e bassi, dentro l’agenda politica e che non è – per quanto tempo ancora occorrerà ribadirlo? – appannaggio di una parte politica contro l’altra, ma tema da affrontare con equilibrio e responsabilità perché la criminalità provoca paura e alla paura occorre saper parlare. Prima di tutto riconoscendola. Non c’è dubbio che sulla paura, sulla percezione delle persone stia incidendo, oggi, insieme ad altre voci – mai da trascurare – la presenza di tanti immigrati tra noi. Con il pacchetto sicurezza e con le norme sulle espulsioni dei comunitari minacciosi per l’ordine e la sicurezza pubblica, abbiamo cercato – prima dell’omicidio della signora Reggiani a Roma – di parlare alle paure della gente.

La violenza è però una realtà, a prescindere dalla presenza o meno di stranieri all’interno della nostra comunità. Secondo gli ultimi dati ISTAT sarebbero circa 6 milioni 743 mila, per esempio, le donne tra i 16 e i 70 anni vittime di violenza fisica o sessuale nel corso della loro vita. L’indagine dice anche che aumenta la violenza tra le mura domestiche e che molto spesso è il partner o l’ex ad esercitarla. Dati che devono far riflettere quando parliamo di immigrazione e sicurezza, quando imputiamo solo all’aumento della presenza straniera la percezione di paura.

Non c’è dubbio che anche tra gli immigrati ci siano i criminali, come anche le vittime però. Forse siamo più abituati a leggere gli immigrati tra i primi e meno tra le seconde. Forse c’è anche da domandarsi perché spesso passano inosservate le notizie di cronaca in cui le vittime sono gli stranieri stessi. O da domandarsi chi è che commette reato “comprando” una prostituta minorenne, o sfruttando un clandestino…La questione è non voltare le spalle a nessuna di queste realtà perché tutti i reati ci devono essere intollerabili, quelli commessi per mano degli immigrati e quelli contro di loro, in uno stato di diritto che ha e deve migliorare la sua azione preventiva e repressiva verso chiunque vuole stare “fuori legge”.

Il dato sul rapporto che esiste tra criminalità e immigrazione è inoltre complesso e molto spesso viene analizzato sull’onda dell’emotività politica. Per prima cosa l’aumento della presenza straniera in Italia è il prodotto di due dinamiche: l’immigrazione regolare e l’immigrazione irregolare o clandestina. Non si può saltare a pie pari questa distinzione, perchè dire che un reato su tre è commesso da un immigrato è un affermazione vera solo in parte. Sono gli immigrati irregolari a delinquere di più. Molti lo fanno per pagare il debito agli sfruttatori o per sopravvivere. E sono sotto il ricatto della criminalità che li usa, li arruola o li rende schiavi. Tra gli immigrati regolari la stima dei reati scende sensibilmente; attestandosi al 2%. E non si tratta di reati predatori, quelli che determinano maggiore allarme. Perché è un dato sociale diffuso che una casa, il lavoro e la possibilità di integrazione aiuta di più a non perdere la bussola. Sarebbe anche utile uscire da quell’indistinto che è ormai la parola “immigrato” per vedere che alcune comunità di stranieri che vivono tra noi hanno ben poco a che vedere con comportamenti illegali. Ma, per rimanere nella questione regolari/irregolari, è fuor di dubbio che le norme in vigore – è cambiato il Governo ma c’è ancora, purtroppo, la Legge Bossi-Fini – non sono riuscite a fermare l’immigrazione irregolare. Anzi, aver pensato la regolarità come un percorso ad ostacoli dentro un sistema occupazionale flessibile, quando non precario, ha spinto anche molti immigrati a ritrovarsi irregolari di ritorno.

La procedura del decreto flussi 2007 ha evidenziato – contando le domande finora pervenute e cioè 655mila richieste di assunzioni per lavoratori extracomunitari tra i tre click day – ancora una volta la sproporzione tra la domanda di lavoro migrante e le quote effettivamente messe a disposizione (170mila). Non c’è dubbio che molti di questi lavoratori stranieri siano già in Italia e stiano lavorando in nero. Cambiare le regole sull’immigrazione serve, quindi, oggi, anche alla causa della sicurezza, serve a rendere fruibile, attraverso i flussi, il sistema di ingresso e di soggiorno regolare per gli immigrati che vogliono lavorare e integrarsi nel rispetto della legge. Non è una questione ideologica ma di buon senso perché, ad esempio, non c’è cedimento nel dare una possibilità concreta – che oggi non esiste – all’incontro tra domanda ed offerta di lavoro regolare. Oltre 300mila domande di assunzione del decreto flussi 2007 sono state inoltrate da datori italiani per lavoratori/lavoratrici domestiche, colf e badanti. Dunque l’auspicio è che si discuta d’immigrazione senza ideologie e che si comprenda l’urgenza di mettere mano alla normativa vigente. Non penso solo alla legge Amato-Ferrero. Penso anche alla legge sullo sfruttamento del lavoro, al recepimento delle due direttive europee sull’asilo. Penso soprattutto alla legge sulla cittadinanza che riforma il testo in vigore del 1992, un testo fondamentale perché il nostro paese si allinei con il resto d’Europa. Quello che dobbiamo dire con altrettanta chiarezza è che tutto ciò che deve essere fatto per garantire la sicurezza non c’entra con l’esigenza di rendere agevole – e non un percorso a ostacoli – il cammino di quegli immigrati che vogliono vivere regolarmente e onestamente in Italia lavorando e crescendo i propri figli. Favorire l’integrazione e governare i fenomeni in corso non devono assolutamente far pensare che contestualmente si abbassi la guardia sul contrasto alla criminalità. Purtroppo esiste una gestione criminale dell’immigrazione clandestina, sia nei paesi di origine come nel nostro. Non si può fermare l’emorragia di persone verso l’Italia o verso l’Europa senza combattere questo nemico astuto che guadagna sulla loro pelle. E senza contrapporgli una azione di cooperazione tra i Governi. Da qui sono maturate e devono crescere le importanti azioni delle Forze di Polizia che stanno reprimendo i nuovi schiavisti. Anche questo significa garantire sicurezza: non giustificare quelle illegalità “di dettaglio”- il lavoro nero, gli affitti a nero, il bagarinaggio dei servizi – che trovano, magari, consenzienti gli immigrati, ma che non ci insegnano a convivere e lasciano sempre pensare che, in fondo, vivere “fuori legge” può tornare conveniente.

Marcella Lucidi
Sottosegretario Ministero dell’Interno con delega all’immigrazione

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi