Obiettivo sicurezza

La Carta Europea della Sicurezza Stradale ha dato come obiettivo quello di dimezzare le vittime degli incidenti entro il 2010. Il non raggiungimento di tale obiettivo costituirebbe un discredito per le nostre istituzioni. L’AIFVS ha svolto con costanza un ruolo di sensibilizzazione, di sollecitazione e di proposte alle istituzioni, puntando sul coordinamento al centro e nel territorio, sull’informazione-formazione e sui controlli

Road safety is no accident, è il messaggio dell’ONU e dell’OMS in occasione della Settimana Mondiale della Sicurezza Stradale del 2007. È vero, la sicurezza non è un fatto accidentale, ma si pianifica, come l’incidente non è una fatalità, ma è sempre conseguenza di una colpa più o meno grave, che arreca danni spesso irreparabili alla salute o alla vita: beni preziosi e fragili, sul rispetto dei quali si fondano la nostra civiltà, la nostra serenità, il nostro futuro. Convinzioni condivise da tutti, ma, oseremmo dire, solo a parole, perché nei fatti accettiamo con supina indifferenza che il progresso… si rivolga contro l’uomo. Sulle strade sono cifre da guerra: ogni giorno (dati Istat 2005) 15 persone uccise, 860 i feriti, di cui circa 40 resi invalidi gravi. Ma il quadro delle vittime è ben più ampio, potendosi articolare in quattro categorie: a) chi muore; b) i congiunti di chi muore; c) chi contrae un handicap; d) i congiunti di chi contrae un handicap. Solitamente non si pone attenzione né a tutti gli elementi del quadro, e né alla complessa gravità del danno, anzi si fa di tutto per sottovalutarlo, perché pesi di meno sulle coscienze, sulle istituzioni, sulle assicurazioni. Un atto questo di inciviltà che depotenzia il senso di responsabilità nei colpevoli, siano essi persone o istituzioni, sostiene gli interessi forti e calpesta i diritti delle vittime. E noi familiari, che raccogliamo le istanze di un legame sacro ridotto al silenzio, riproponiamo con forza l’esigenza di chiarezze culturali ed etiche, per rimettere ordine nella scala dei valori e riconoscere al primo posto il rispetto della vita in noi e negli altri, per sostenere la ricerca della verità e l’esercizio responsabile del proprio ruolo nel contesto di vita e democratico.

C’è il grosso e costoso – e non solo in termini di sofferenza, ma anche economici, sanitari e sociali – problema dell’assistenza alle vittime ed ai familiari neanche adeguatamente affrontato, tant’è che la direttiva europea del marzo 2001 non è stata ancora recepita, la sofferenza in famiglia per la perdita della vita o per una salute che non potrà più riacquistare la propria integrità, ci sono gli aspetti processuali dell’incidente che rappresentano un ulteriore ed estenuante calvario, la dolorosa esperienza dell’ingiustizia, della sottovalutazione del danno, per cui la vittima viene uccisa due volte, prima sulla strada e poi nei tribunali. È proprio urgente che l’incidente non avvenga, perché le conseguenze sono spesso irreparabili. E allora l’obiettivo da condividere come priorità assoluta in una società civile è : prevenire l’incidente stradale, ed impostare in modo corretto le azioni per il suo raggiungimento. Riteniamo che per prima cosa bisogna liberarsi dal preconcetto della inevitabilità della strage, non dovuta alla fatalità, ma a comportamenti colpevoli di persone e di istituzioni, e sollecitare dal centro alla periferia un orientamento unitario, fondato su condivisione, impegno responsabile e controllo, perché se i risultati raggiunti non sono quelli attesi, è necessario con tempestività modificare gli interventi. La Carta Europea della Sicurezza Stradale ci ha dato l’obiettivo da raggiungere: dimezzare le vittime entro il 2010. Un obiettivo veramente minimo e da accettare come passo per un ulteriore contenimento della strage, per cui l’obiettivo finale deve essere “zero incidenti”: il non raggiungimento di tale obiettivo costituirebbe un discredito per le nostre istituzioni.

L’AIFVS ha svolto con costanza un ruolo di sensibilizzazione, di sollecitazione e di proposte alle istituzioni, puntando sul coordinamento al centro e nel territorio, sull’informazione-formazione e sui controlli. Per il coordinamento ha rilevato la necessità di un’Autorità unica interministeriale alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei Ministri, sul modello della Protezione civile o incardinata al suo interno, od altre soluzioni che non creino carrozzoni con incremento di costi. A livello periferico ha indicato nel Prefetto la figura di coordinamento del complesso problema della sicurezza nel territorio, e di collegamento con il centro. Ha anche sostenuto la costituzione di un Tavolo, per ripensare con i soggetti interessati ad un progetto globale sulla sicurezza stradale, che abbia, come punto di riferimento, in ogni settore coinvolto, il raggiungimento dell’obiettivo di prevenire l’incidente stradale. Non si possono ottenere risultati di prevenzione se si agisce su un settore e se ne trascurano altri, allo stesso modo non si può sanzionare solo il conducente che trasgredisce e lasciare impunite le istituzioni per le loro inerzie ed omissioni, o quelle aziende che gestiscono i servizi secondo finalità di mero profitto: significherebbe mantenere in piedi le condizioni perché la strage si verifichi. Pertanto, ai tre elementi classici ai quali si fa riferimento per gli incidenti – l’uomo, il veicolo e la strada – aggiungiamo un quarto elemento, ritenendolo di fondamentale importanza per fermare la strage stradale: la corresponsabilità sociale degli enti e delle aziende. Non si può lasciare impunita l’inefficienza organizzativa degli enti a fronte della lesione dei diritti umani.

Abbiamo più forze dell’ordine degli altri paesi europei, ed è importante utilizzarle con priorità sul territorio: la loro presenza farebbe diminuire i reati in generale, i furti, gli scippi, le risse, gli incidenti. Il controllo conviene a tutti, specie ai più deboli, il cittadino deve avere giudizio, ma deve anche sentirsi controllato, cioè aiutato a non trasgredire. La corresponsabilità sociale è riferita anche alle aziende, siano esse del divertimento, dei lavori stradali, della costruzione di veicoli. È ingiustificabile che si mettano su strada veicoli con velocità non previste dalle norme, è necessaria l’istallazione di serie di tutte le misure di sicurezza, strumenti di controllo automatico della condotta di guida, l’inserimento del limitatore di velocità e la scatola nera. Ma il punto nodale per la riduzione degli incidenti è la formazione del conducente, con il miglioramento delle scuole guida ed un diverso modo di gestire la patente, che conferisce il diritto di guidare ma impone anche il dovere di rispettare le norme, tenuto conto che il veicolo si trasforma in un mezzo di morte se non è guidato con vivo senso di responsabilità. Pertanto, la non osservanza delle norme dovrà fare affievolire quel diritto fino a perderlo anche definitivamente. La guida deve essere considerata come una verifica in itinere del senso di responsabilità del conducente: le trasgressioni delle norme dovranno incidere sulla patente con perdita definitiva dei punti, non più recuperabili. È questa una misura sicuramente rieducativa, perché mette il conducente di fronte alle proprie responsabilità e gli offre l’occasione di riflettere per non continuare a trasgredire, perché altrimenti… via i punti, via le patenti a vita: sull’altro piatto della bilancia ci sta il diritto di vivere e dell’integrità della salute per tutti.

Giuseppa Cassaniti Mastrojeni
Presidente AIFVS

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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