L’esempio della Gran Bretagna

Nel Paese di Elisabetta II la tendenza è ridurre le pattuglie della stradale e aumentare la sorveglianza remota. I risultati di questa strategia, messa in atto dal 2000, sono una riduzione del 40% degli incidenti, dei morti e dei feriti, con un risparmio per l’erario di 250 milioni di sterline in spese sanitarie a fronte di un investimento di 96 milioni di sterline per piazzare telecamere e relative centraline nei punti strategici

E’ come se ogni anno in Italia si verificasse un attentato alle Torre Gemelle e un attacco a Pearl Harbuor messi insiemi. Sulle strade del nostro paese sono morte, nel 2005, 5400 persone. Un numero simile alle vittime del micidiale attacco al World Trade Center di New York sommato a quelle del bombardamento, a sorpresa, che i giapponesi effettuarono sulla flotta americana del Pacifico, ormeggiata alle Hawaii nel dicembre 1941. E non una volta sola, ma ogni anno. Questa macabra contabilità, della quale ci ostiniamo a non renderci conto, significa 15 morti e 860 feriti al giorno: un vero e proprio bollettino di guerra. Fra questi terribili dati c’è tuttavia una piccola luce di speranza. Dal 2003 i morti sulle strade italiane sono diminuiti. Erano quasi 6500 quattro anni fa e oggi sono mille di meno. Un bel risultato. Cosa è successo? Secondo gli esperti la ragione principale è stata l’introduzione della patente a punti che, fra i vari effetti positivi, ha fatto allacciare la cintura di sicurezza alla grande maggioranza degli italiani. Un precauzione che, secondo le statistiche salva la vita nel 20% degli incidenti che, senza cintura, sarebbero stati mortali. è possibile migliorare ancora la situazione e raggiungere quell’obbiettivo, fissato dall’Unione Europea, di dimezzare le vittime della strada entro il 2010? Cioè, per quanto riguarda l’Italia, ridurre questo tragico numero a circa 3300? è una sfida difficile e forse per il nostro paese impossibile. Ma altri paesi come la Gran Bretagna, simile per popolazione, parco macchine e chilometri per conducente all’Italia, hanno già raggiunto questo obbiettivo. Le vittime di incidenti stradali sono infatti in questo paese 3500 e la tendenza è ad una continua diminuzione. Un numero certamente ancora drammatico, ma molto più basso di quello italiano. Come sono riusciti gli inglesi a raggiungere questo straordinario risultato? Un risultato che non fa risparmiare soltanto dolore e sofferenza, ma anche molti soldi.

Primo punto. Lotta all’eccesso di velocità. La principale causa di morte negli incidenti. L’arma segreta per vincere la battaglia: le telecamere sia quelle normali che a infrarossi, specialmente in prossimità dei semafori. Perché le telecamere siano veramente utili bisogna ovviamente valutare molto bene il luogo dove sistemarle. E grazie alla collaborazione delle varie agenzie, che si occupano della viabilità in Gran Bretagna, è stato possibile individuare e aggiornare rapidamente i luoghi dove avvengono più spesso gli incidenti causati dalla velocità. è in questi luoghi che le telecamere sorvegliano il traffico e individuano automaticamente gli automobilisti indisciplinati. Le autorità inglesi si sono anche accorte che il vero guadagno non sono i soldi incassati per le multe, ma quelli risparmiati per gli incidenti evitati. In altre parole, le telecamere non vengono nascoste per sorprendere gli automobilisti con il piede pesante sull’acceleratore, ma vengono ampiamente pubblicizzate per scoraggiare le velocità pericolose. Il sistema della sorveglianza remota è in questo paese molto efficiente. Nella centrale, le immagini delle telecamere vengono analizzate dai complessi programmi computerizzati e una volta individuata l’infrazione, si può quasi dire che la multa venga emessa automaticamente e quindi molto velocemente. Non solo. Questi sistemi, leggendo la targa, possono anche riconoscere il recidivo dell’eccesso della velocità e dosare la multa a seconda delle infrazioni già commesse. Un comportamento particolarmente ostinato costerà insomma sempre più caro. Ovviamente in Gran Bretagna l’obbligo che una pattuglia fermi il forsennato della velocità che sfreccia a 180 orari per contestargli l’infrazione, pena la nullità della multa, verrebbe considerata un’ idea singolare e bislacca. Anzi la tendenza è quella di ridurre le pattuglie della stradale e aumentare la sorveglianza remota. I risultati di questa strategia messa in atto a partire dal 2000? Una riduzione del 40% degli incidenti, dei morti e dei feriti e un risparmio per l’Erario di 250 milioni di sterline in spese sanitarie per le vittime a fronte di un investimento di 96 milioni di sterline per piazzare le telecamere e relative centrali. Un vero affare considerando poi che il vero risparmio è in dolore e sofferenza evitati. Ma la strategia per la sicurezza stradale in Gran Bretagna non si ferma alle telecamere.

Secondo punto. Un grande investimento in comunicazione al grande pubblico sui rischi della velocità e della strada in generale. E quindi campagne di educazione di cui ad esempio fanno parte spot televisivi, trasmessi in orari di massimo ascolto, sui principali canali. Spot molto crudi che forse danno un pugno allo stomaco, ma fanno capire molto bene qual è la posta in giuoco. Le campagne di educazione stradale usano anche il cinema, la radio, i cartelloni, internet, insomma qualsiasi mezzo che possa raggiungere il grande pubblico. E grande attenzione viene posta ai messaggi sui pericoli non solo della velocità, ma anche dell’ubriachezza e della droga al volante. Una causa di incidenti gravi, specialmente fra i più giovani. Altri programmi di educazione stradale cominciano addirittura con corsi speciali nelle scuole elementari, e proseguono nelle medie per sensibilizzare gli adolescenti. L’obbiettivo è quello di creare la consapevolezza generale che gli incidenti non avvengono per caso, ma sono causati, nella stragrande maggioranza, da una guida pericolosa o distratta. Ultimo punto di questa capillare strategia per ridurre le vittime della strada. Le infrastrutture. Nel decennio 2000-2010 il governo britannico ha raddoppiato gli investimenti, non solo per migliorare le strade e renderle più sicure, per costruire piste ciclabili e aree pedonali, ma anche per promuovere il trasporto pubblico e quindi diminuire la necessità di usare l’auto privata. E proprio per l’auto privata norme rigorose stabiliscono criteri molto severi per le misure di sicurezza che devono trovarsi a bordo. Insomma una piano molto articolato che sta già dando dei risultati molto soddisfacenti.

Lorenzo Pinna
Giornalista e scrittore
Collabora con Piero Angela a: Quark, Viaggio nel Cosmo, La Macchina Meravigliosa, Il Pianeta dei Dinosauri.

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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