Anche oggi, a scuola si va domani.

Tonino Cantelmi, Giorgia Vinci
Istituto di terapia cognitivo – interpersonale, Roma


In Italia 1 studente su 4 non ottiene il diploma di scuola media superiore. Gli early school leavers rappresentano il 21,9%, una percentuale che appare critica rispetto alle richieste della società contemporanea di competenze e conoscenze sempre più elevate per una piena integrazione sociale.

Tra i paesi Europei il nostro è quello a più alto tasso di dissipazione di intelligenze, di risorse e di potenzialità dei giovani. In Germania la quota è sensibilmente più bassa (12,1%), così come in Francia (12,6%) e nel Regno Unito (14%). Rispetto all’obiettivo europeo di ridurre la dispersione scolastica del 10% entro il 2010, l’Italia ha oltre undici punti di differenza da colmare.

Non esiste una definizione unanime del termine, la dispersione può assumere una connotazione onnicomprensiva che rimanda non solo all’abbandono delle attività formative, ma a tutte quelle forme devianti dalla linearità e dalla continuità dei percorsi scolastici.

Iscrizioni mai fatte, frequenze irregolari, bocciature, debiti formativi ed evasione totale sono le variabili quantitative che danno la dimensione del fenomeno.

Svogliatezza, assenteismo, disinteresse, comportamenti non conformi e aggressivi sono, tuot court, le manifestazioni del processo di dropping – out, la cui origine sta nella complessità della specifica situazione giovanile, nella difficoltà della relazione scuola, famiglia e società e nella stessa organizzazione scolastica.

La letteratura ha dimostrato come il contesto socio-economico, anche se con delle eccezioni, eserciti una maggiore influenza sul fenomeno. Altri fattori determinanti sono il patrimonio culturale della famiglia e il degrado ambientale metropolitano, capaci di operare una forte discriminante tra gli alunni, indirizzandone modelli di socializzazione e definendone le capacità effettive di apprendimento.

L’evasione scolastica è, anche e soprattutto, una manifestazione del disagio giovanile, riguarda quindi una dimensione più profonda e psicologica connessa al particolare momento della vita che l’adolescente attraversa. Le motivazioni alla base della rinuncia agli studi sono molteplici ed esprimono carenze affettive e relazionali. Il disagio può essere causato dall’inserimento nell’ambiente scolastico, in tal caso vanno presi in considerazione i fattori legati alle difficoltà nell’istaurare un buon rapporto con coetanei e insegnanti, all’ansia di imparare, alle difficoltà di approccio con lo studio che comportano la sperimentazione del fallimento e l’incapacità a sopportare le frustrazioni. La scuola è percepita come fonte di emozioni negative e ciò può sviluppare un senso di insicurezza, di ridotta autostima, cambiamenti d’umore, fino a provocare comportamenti distorti: anoressia o bulimia, ansia, depressione, aggressività e abuso di droghe e alcol.

Altre volte, l’evasione scolastica è un sintomo di una patologia comportamentale più grave. Per esempio, nella società mediatica sono sempre più frequenti i casi di Internet Addiction Disorder, un disturbo del comportamento che colpisce persone con problemi comunicativi derivanti da una marginalità sociale. Attraverso il mondo virtuale gli adolescenti riescono ad eludere le proprie difficoltà rifugiandosi in un contesto verosimile e soddisfacente. Tutto questo porta ad uno scostamento dalla realtà ed ad una perdita di interesse nei confronti di tutto quello che è tangibile, compresa la scuola e la propria formazione.

In linea generale, il fenomeno della dispersione scolastica riflette una perdita di efficacia dei diversi ambienti educativi. Il tempo che i genitori dedicano ai figli è drasticamente ridotto a causa dei ritmi lavorativi, dell’aumento delle separazioni e per la maggiore attenzione agli interessi personali di entrambi i genitori. La scuola spesso si è dimostrata incapace di rispondere alle esigenze dei ragazzi portando avanti un progetto educativo omologante e gli organi istituzionali manifestano difficoltà nell’elaborare politiche strutturali di contenimento del fenomeno.

Al contempo, sono sempre maggiori gli stimoli esterni a cui sono esposti gli adolescenti, in assenza di punti di riferimento certi i mass media e le nuove tecnologie assumono le funzioni di agenti di socializzazione e di principali costruttori di immagini e rappresentazioni mentali della realtà sociali.

Gli ideali che spesso questi veicolano sono consumistici, diffondono modelli estetici di perfezione e bellezza, generano una civiltà dell’immagine per cui si enfatizzano gli aspetti legati alla visibilità e al look. L’immaginario collettivo adolescenziale viene plasmato sulla logica dell’avere, a discapito dell’essere, e sviluppa una mentalità narcisistica. In questo contesto, dove l’hic et nunc è un imperativo gli studenti non riescono a percepire la funzione socio-culturale propria della formazione scolastica: abbandonare la propria istruzione per entrare nel mondo del lavoro appare la soluzione più logica per ottenere l’indipendenza economica che consente l’acquisto, per esempio, di un capo alla moda.

Dal quadro delineato e soprattutto dall’entità dei numeri riportati, si evidenzia come la lotta alla dispersione scolastica debba essere un impegno e una priorità comune per tutti i soggetti coinvolti, chiamati ad intraprendere azioni mirate e finalizzate a mantenere i giovani all’interno del percorso di studio ed a promuovere interventi aggiuntivi a sostegno della peculiare condizione giovanile.

Prof. Tonino Cantelmi
Presidente dell’Associazione nazionale di psicologi e psichiatri cattolici e docente all’Università Pontificia

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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