La cultura della simulazione digitale

Il videogioco si sta imponendo come un fenomeno di massa nelle giovani generazioni ma anche nei soggetti adulti. Gli editori hanno quindi iniziato a sviluppare videogiochi adatti a un mercato più maturo. L’industria videoludica ha deciso però da alcuni anni di dotarsi di un sistema di autoregolamentazione perchè la tutela dei minori è e rimane una responsabilità condivisa tra genitori, industria e decisori pubblici

Le statistiche più recenti dimostrano come i videogiochi stiano acquisendo un ruolo sempre più importante nel tempo libero di tutte le generazioni. Da un lato, il pubblico dei videogiocatori si sta spostando verso l’alto, con un’età media del consumatore in Italia intorno ai 28 anni e un 57% dei videogiocatori di età compresa tra i 18 e i 44 anni. Dall’altro lato, il videogioco si sta imponendo come un fenomeno di massa nelle giovani generazioni, se è vero che oggi quasi il 100% dei bambini/ragazzi italiani tra i 4 e i 17 anni utilizza più o meno frequentemente i videogiochi (fonte: GfK-Eurisko – Rapporto Annuale sullo Stato dell’Industria Videoludica in Italia 2006). Per soddisfare i giocatori più adulti gli editori hanno iniziato a sviluppare videogiochi adatti a questo mercato più maturo, ma nello stesso tempo hanno posto al centro della propria agenda la tutela dei minori da contenuti potenzialmente non adatti alla loro età. È per questa ragione che, sotto l’egida della Commissione Europea, l’industria videoludica ha deciso da alcuni anni di dotarsi di un sistema di autoregolamentazione che comporta l’adesione ad una serie di regole di condotta che vanno dalla classificazione del prodotto alla sua promozione e pubblicità, dalla previsione di una procedura di contestazione ad un impianto di sanzioni per i produttori aderenti. Il sistema, denominato PEGI – acronimo di Pan European Game Information –, è stato progettato agli inizi degli anni 2000 da un gruppo di lavoro pubblico-privato ed è attivo da aprile 2003. Il PEGI si applica a tutti i videogiochi, indipendentemente dal loro formato, sia on-line che off-line allo scopo di assicurare ai consumatori informazioni chiare ed affidabili che permettano di compiere scelte di acquisto informate e consapevoli. E’ costituito da cinque loghi, che definiscono l’idoneità del prodotto per classi d’età, e sei immagini, che descrivono la presenza nel prodotto di contenuti non adatti ad un pubblico minore e viene applicato ai prodotti distribuiti in sedici Paesi europei, fra cui anche l’Italia. Il sistema viene spesso citato dal Commissario Europeo per la Società dell’Informazione e i Media Viviane Reding come una best practice nel settore dell’autoregolamentazione in Europa.

Primo perché l’industria videoludica rappresenta l’unico segmento del comparto della produzione dei contenuti ad essersi dotato operativamente di un sistema di classificazione oltre che di ulteriori strumenti per la tutela dei minori, come i sistemi di controllo parentale presenti in tutte le console di nuova generazione. Secondo, perché il PEGI non è un sistema che si basa esclusivamente sul giudizio del produttore ma prevede una serie di controlli esterni a vari livelli da parte di soggetti terzi e indipendenti dall’industria. Se pensiamo alla procedura di classificazione, ad esempio, vediamo che il PEGI unisce un’auto-valutazione dell’editore ad un esame critico da parte di un ente amministratore indipendente, il NICAM (Netherlands Institute for the Classification of Audiovisual Media). O ancora, per quanto concerne la risoluzione di eventuali controversie sulla classificazione, è importante notare che questa è affidata ad un ente terzo denominato PEGl Complaints Board (PCB) formato da un gruppo di esperti in protezione dei minori, psicologi infantili e, più in generale, da rappresentanti di un vasto campione della società, che può irrogare sanzioni di varia natura ai produttori. Oppure infine, il sistema prevede un ulteriore ente terzo, denominato PEGI Advisory Board, composto dai rappresentanti dei governi nazionali, che ha lo scopo di sottoporre all’industria eventuali proposte migliorative del sistema che tengano conto degli sviluppi dell’ambiente sociale e culturale di riferimento nei vari paesi europei. Alla luce dello scenario sopra delineato, dal nostro punto di vista la tutela dei minori è e rimane in ogni caso una responsabilità condivisa tra genitori, industria e decisori pubblici. Come industria siamo consapevoli della responsabilità di cui siamo investiti verso la società civile, nei suoi diversi segmenti e attori, e in particolare verso i genitori e gli educatori, e riteniamo di aver già dato ampia dimostrazione del fatto che abbiamo a cuore questa tematica. Il PEGI è sicuramente un punto di partenza e non un punto di arrivo. Auspichiamo tuttavia che si possa prendere le mosse dagli strumenti che esistono e funzionano efficacemente per ottenere un maggiore coinvolgimento delle istituzioni italiane nel miglioramento del sistema, per rafforzarne l’applicazione anche nel settore della distribuzione e per diffondere una cultura sull’uso corretto e responsabile del videogioco. Il tutto in un’ottica di piena integrazione tra l’Italia e l’Europa. Noi faremo la nostra parte, come abbiamo già dimostrato di fare in questi anni.

Andrea Persegati
Presidente AESVI

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

Rispondi