Campioni del male

E’ necessaria una approfondita discussione per capire come si possa contrastare e sradicare questa cultura della violenza che si indirizza a giovani e giovanissimi in modo che sia premiato il migliore e sia scoraggiato e sconfitto il violento

Alcuni mesi fa, venendo a conoscenza dell’esistenza di un videogioco in cui a vincere sono giovanissimi coetanei capaci di sadismo e violenze su di una loro compagna di scuola, ho ritenuto di attirare l’attenzione dell’opinione pubblica europea su questo fenomeno che ora ci preoccupa fortemente. Nel luglio scorso avevo proposto – e la Commissione la ha approvata – la prima Carta europea dedicata alla promozione e protezione dei diritti del bambino e dei minori in generale: la strada era dunque tracciata anche per prevenire, tra l’altro, la violenza giovanile. La Carta era nata per fronteggiare e combattere diverse forme di violazione dei diritti fondamentali che sempre più scopriamo consumarsi a danno dei bambini, vittime di maltrattamenti, aggressioni, atti di pedofilia, etc. Ma assistiamo, come ho detto, anche – ed è purtroppo un dato di fatto, in Italia e in Europa – alla crescita della violenza da parte di giovani e giovanissimi sui loro coetanei. Si moltiplicano cioè gli episodi che vedono bambini e bambine – giovanissimi ragazzi e ragazze -, feriti , uccisi, violentati dal “branco” dei cosiddetti amici e compagni di scuola.

Mi sono inevitabilmente chiesto: è possibile e normale che si possano vendere ad un sedicenne prodotti e videogiochi in cui a vincere sia chi riesce a uccidere, rapire e violentare una coetanea? Non è dunque il caso che si discuta di questo, e che si affronti questo fenomeno con una azione politica – e non burocratica – di informazione e comunicazione? So benissimo che la cosa non ha fatto piacere alle “lobby” internazionali dei produttori di videogiochi. E mi è stato ricordato infatti che già esistono regole – valide in Europa – che stabiliscono limiti di età, e che affidano, in fondo, alle famiglie il compito di decidere cosa far vedere e cosa no ai figli. Conosco bene quelle regole. Ma non funzionano. In primo luogo infatti il “bollino” di “vietato ai minori di…” non obbliga giuridicamente nessuno a controllare i dati anagrafici del giovane che acquista. E se quel prodotto poi – vietato, ad esempio, ai minori di 16 anni – è venduto ad un quindicenne senza che gli sia stato chiesto il documento, nessuna sanzione è prevista. Dobbiamo allora poter prevedere il divieto della vendita ai minori di prodotti con la marcchiatura “+16” o “+18”: una regola che non preveda strumenti e sanzioni per la sua osservanza è infatti una regola inutile.

Ma, soprattutto: in nome di quale etica possiamo permettere (proprio in base ai criteri ricordati) ad un sedicenne di interpretare-giocando, cioè “immedesimandosi nella parte “, il ruolo del violentatore della compagna di scuola? Siamo o non siamo consapevoli che l’adolescenza è una fase altamente complessa dello sviluppo, dove finalmente si struttura il confine tra realtà e fantasia e dunque la nostra responsabilità verso noi stessi e gli altri? Qualcuno – nella grande lobby dei videogiochi – ha forse conoscenza dei dati, provenienti dalle polizie di tutta Europa, che illustrano il crescente e preoccupante fenomeno della violenza tra coetanei? Ne abbiamo allora discusso nella riunione informale dei ministri dell’Interno e di Giustizia dei 27 Paesi Europei (5 dicembre), ne abbiamo discusso ancora in una seduta Plenaria del Parlamento Europeo l’11 dicembre. E poiché la Carta da me proposta nel luglio scorso prevedeva anche l’istituzione di un Forum europeo permanente sui diritti dei bambini – un luogo dove tutti gli “attori” pubblici e privati, bambini compresi, potranno affrontare i grandi temi che toccano i diritti fondamentali dei minori e la loro tutela – abbiamo pensato di mettere questo tema nel suo primo ordine del giorno. Nella sua prima riunione , questo giugno 2007, a Berlino, il Forum europeo sarà dunque da me invitato ad affrontare il profilo dell’educazione-responsabilità delle famiglie in tema di videogiochi violenti: nessuna iniziativa censoria quindi, al contrario una approfondita discussione per capire come si possa contrastare e sradicare questa cultura della violenza che si indirizza – in questo caso attraverso una serie di videogiochi – a giovani e giovanissimi.

Potremo affrontare in modo sereno e serio, strutturato, queste problematiche, mettendo assieme le 4 P (Parents, Professionels, Produttori e Politici), i soggetti portanti della responsabilità. Ma non ci limiteremo a questo. Lavoreremo poi ad una migliore conoscenza di quanto già esiste sul fronte della prevenzione e della dissuasione: tanto in forma di autoregolazione (e mi riferisco al sistema PEGI – Pan-European Game Information – che informa e indirizza i genitori verso la scelta più opportuna in materia di videogiochi); quanto in forma di monitoraggio (è quanto una rete di siti, denominata Insane , esegue per conto dell’associazione Inhope) , offrendo cioè la possibilità di individuare e segnalare i contenuti illeciti e comunque negativi e pericolosi veicolati da internet. E naturalmente dovremo tener conto del fatto che tutta la gamma dei nuovi media e della comunicazione interattiva e numerica può essere attraversata da questa violenza e va dunque attentamente controllata. In materia penale poi, proporrò nelle prossime settimane all’attenzione della Commissione Europea l’approvazione di una Comunicazione in materia di cyber-crimine
Non credo infine che alcun interesse e men che meno l’interesse commerciale dei produttori di videogames possa giustificare, in nessun caso, tolleranza e mancanza di controllo verso un fenomeno socialmente grave e preoccupante, che tocca ormai in Europa milioni di giovanissimi. Giovani e giovanissimi vanno aiutati – anche dalle istituzioni – a tenere lontana ogni tentazione a farsi “campioni del male”. Famiglie, strutture sociali, istituzioni pubbliche, e gli stessi produttori debbono darsi da fare perchè sia premiato il migliore e sia scoraggiato e sconfitto il violento.

Franco Frattini
Vice-Presidente della Commissione Europea
Commissario responsabile per il portafoglio Giustizia,
Libertà e Sicurezza

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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