Tornano le curve in passerella

Le prime ad essere colpite da forti accuse sono proprio loro, ma le case di moda non si lasciano sopraffare e denunciano apertamente il fenomeno dell’ anoressia, con un secco no a modelle troppo magre

Le ragazze continuano a morire, e non solo modelle, ma anche giovani donne che, folgorate da queste icone di assoluta bellezza, che di folgorante non hanno nulla se non i corpi segnati dalla sofferenza, fanno di tutto per diventarne quanto più possibile la loro copia. Purtoppo rintracciarne le cause è un’ardua impresa, però succede di frequente che i primi ad essere accusati come quelli che favoriscono il diffondersi della patologia tra le passerelle, siano proprio gli stilisti. L’accusa per quanto forte è in ogni caso comprensibile, basti solo pensare alle collezione di abiti, una qualsiasi, ed ecco comparire solo ed esclusivamente pantaloni mignon, vestiti disegnati per cibi sotto vuoto, tutto, dall’accessorio all’abito da sera, uniformato secondo i canoni stabiliti dall’onnipresente taglia 38, lusso concesso a poche. Ma gli stilisti, nonostante le innumerevoli accuse che vengono loro rivolte e la delicata e scomoda posizione in cui si trovano, non accettano che la moda venga così demonizzata, e che siano loro ad essere additati e considerati tra i maggiori responsabili dal diffondersi della patologia. Molte case di moda senza alcuna riserva si sono scagliate contro l’immagine malsana della modella innalzata a effige di bellezza, denunciando espressamente il fenomeno attraverso una sostanziale negazione della presenza di ragazze anoressiche sulle passerelle.

Tra le voci che più di altre hanno risuonato con esplicita prepotenza dalla parte dei no, è quella dello stilista piacentino Giorgio Armani che, senza perdersi tra inutili giri di parole, ha espresso in modo chiaro e conciso che non si tratta semplicemente di un corpo magro ma di una vera e propria attitudine rinunciataria verso la vita, riconoscendo alla moda il potere, negativo, di esercitare una certa influenza. Ha aggiunto “la moda non deve approfittare dell’idea di un creativo per cui una donna bella è fuori moda”, inoltre ha chiarito un altro punto, riguardo al fatto che in parecchi casi “si fa confusione con la moda deprimente, depressa, dal trucco ai capelli sporchi”. Pertanto la dichiarazione di Armani, oltre ad non lasciar adito a fraintendimenti, imposta il problema dell’anoressia focalizzandolo da un altro punto di vista, traslando la questione su un livello decisamente più complesso. Vengono considerete, non solo questioni di ordine prettamente estetico, ma ad esser richiamate sono cause di ordine psicopatologico ed esistenziale, una sorta di malessere interiore che c’è, non puoi toccarlo o vederlo se non sui corpi scarni e bianco cera delle modelle.

La questione diventa quanto più complessa, il messaggio sempre più ambiguo e di difficile interpretazione, ma Giorgio Armani ha sollevato tematiche troppo spesso oscurate da semplicistiche e superficiali spiegazioni, dando uno spunto di riflessione, spostando il punto di vista, sollevando così problemi di altro ordine. Infatti un disturbo alimentare, com’è per l’appunto l’anoressia non va analizzato in modo isolato estrapolandolo dallo sfondo sul quale si staglia, ma partendo dal presupposto che l’ambito socio-culturale nel quale nasce e si sviluppa riveste un ruolo determinante e significativo per la definizione del problema stesso. La drammaticità del fenomeno certo non si risolve in un polverone di denunce, ma pian piano si sta sempre più acquisendo la consapevolezza che l’anoressia, come le altre forme di disturbi alimentari, non è confinata solo nel mondo sfavillante e irraggiungibile della moda, e inoltre che l’intera società deve sensibilizzarsi nei confronti della patologia cercando di non relegare l’onere e la responsabilità di fare qualcosa solo alle strutture sanitarie, di cooperare affinchè si spezzi quello strano legame che accomuna l’anoressia all’idea di un’assoluta e paradossale bellezza.

Valeria Pomponi
Specializzanda in competenze linguistiche e testuali per la comunicazione

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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