Per le donne, ma non solo

Il 2007, “Anno europeo dell’eguaglianza di opportunità per tutti”. I problemi da affrontare sono tanti cominciando dalla salute, vista con occhio di genere: il rifiuto del cibo, l’anoressia nelle sue tante implicazioni come spia di un rapporto malato col mondo

Le parole “pari opportunità” fanno pensare subito alla parità tra uomo e donna. Non è così, almeno non sempre. “Centinaia di iniziative nel corso dell’anno- a livello nazionale, regionale, locale e anche europeo- si concentreranno sulla discriminazione di cui sono vittime alcune persone a causa della loro razza, o della loro origine etnica, della loro religione, o delle loro credenze, della loro età, del loro sesso, del loro orientamento sessuale, o di un handicap, che sono altrettanti motivi di discriminazione sui quali è possibile agire a livello europeo”. Sul sito internet della Commissione europea viene presentato così in 20 lingue il 2007 come “Anno europeo dell’eguaglianza di opportunità per tutti”. Un’iniziativa che va salutata con enorme favore, ma anche con qualche preoccupazione data la sua vastità, bellissima e pericolosa. Noi donne dovremmo fare grande attenzione a non essere marginalizzate come un problema, uno dei tanti, mentre siamo un genere, che mette in luce i problemi di tutta la società. Basterebbe pensare alla immane problematica della Sanità, vista con occhio di genere. Per dire solo due problemi ai quali si spera l’Unione europea presti attenzione.

Primo: il rifiuto del cibo, così più frequente nelle donne, l’anoressia nelle sue tante implicazioni come spia di un rapporto malato col mondo. E relativa colpevolizzazione dei familiari. Secondo problema: l’urgenza di dedicare una battaglia a livello europeo come quella che conducono da decenni le femministe del NOW per i medicinali, testati solo sugli uomini: tutta la medicina è ancora tarata sul corpo maschile. Così che alcune di noi medici più sensibili prescrivono dosi per bambini. L’anno si è appena aperto a Berlino con un grande evento, un “Summit dell’uguaglianza”, che ha riunito per la prima volta ministri, organizzazioni sociali anche non governative attorno ai temi dell’uguaglianza delle opportunità e della non discriminazione a cui hanno diritto tutti gli esseri umani. “Per garantire un massimo di vicinanza con le popolazioni, la maggior parte delle attività dell’Anno sarà organizzata negli Stati membri a livello nazionale, regionale o locale, in funzione dei loro rispettivi bisogni”.

La Commissione europea ha emesso una specie di bando per i 27 partner dell’Unione europea. L’Italia ha risposto con un piano nazionale: i progetti sono una ventina e coinvolgono i vari ministeri competenti per settore. Si va dai diritti di rappresentanza alla discriminazione nelle carriere, al lavoro sommerso (immigrati), a stellette di lavoro (peacekeeping), disabilità, salute femminile; un osservatorio antidiscriminazioni, un concorso nazionale relativo alle pari opportunità. C’è ancora spazio per le Regioni, Province, Commissioni p.o., importantissime per riempire di contenuti specifici, partendo dalle realtà locali, scatole che potrebbero restare vuote. Stare dappertutto significa non essere da nessuna parte. Il budget complessivo europeo è di circa 15 milioni di euro. Quello italiano di 624 mila euro iniziali, che la Commissione europea ci assegnerà solo dopo l’approvazione del nostro piano. Ciascun progetto potrà essere sovvenzionato anche dalle Amministrazioni pubbliche e private. Complessivamente si conta di arrivare a un milione e 200 mila euro.

L’importante sarà non fermarsi alle denunzie, ma proporre come rimuovere determinati ostacoli, sfruttando ogni iniziativa in modo da prevedere una ricaduta. Sappiamo tutti che valgono soltanto i progetti pilota. Non c’è da stupirsi se le donne italiane continuano a sconcertare l’Europa con le loro percentuali miserrime nei luoghi di potere, dove si determinano le situazioni e non si subiscono. E non solo in politica. A ogni sfornata di nomine di rilievo escono con le pive nel sacco vuoto, salvo a lamentarsi a cose fatte. Tra tanto parlare di empowerment, nel nostro Paese qualcosa è andato storto nel mainstreaming. Quest’Anno potrebbe esser l’occasione d’oro per ripartire col piede giusto, uscendo da quella che sembra un’empasse. è bene guardare le cose in faccia e assumersene la responsabilità.

Attraversiamo un brutto momento, che va dalla misoginia politica alla misoginia sociale: permangono problemi enormi sull’occupazione femminile, sulla presenza nelle istituzioni, come ha messo in rilievo il capo dello Stato; la violenza sessuale è in aumento, anche se spesso non viene nemmeno più chiamata con il suo nome. L’Unione europea ci dà l’occasione di rilanciare il ruolo fondamentale degli organismi di parità, quali risorse istituzionalmente presenti sul territorio, per portare alla luce del sole, elaborare e arricchire quelle richieste e proposte che vengono dal mondo delle donne, in modo che si possa più autorevolmente intervenire sull’attuale normativa nazionale.
“In molte parti del mondo le donne hanno compiuto passi considerevoli verso i piani alti del potere-ha scritto Ralf Dahrendorf- spesso anche con l’aiuto di misure politiche esplicitamente concepite in questo senso. David Cameron è fiero di essersi battuto con successo per portare al 40% la quota delle candidate del suo partito al “Parlamento britannico”. Niente di tutto questo in Italia, che si è lasciata superare anche dai Paesi di recente indipendenza nell’Africa più profonda.

Lùcia Borgia
Giornalista, membro della Commissione Nazionale per le Pari Opportunità tra uomo e donna

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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