Approvata la legge contro l’infibulazione

Nel mese in cui si festeggia la festa della donna, è importante ricordare che lo scorso dicembre il Senato ha licenziato la legge 9 gennaio 2006, n. 7, che prevede un insieme articolato di misure repressive e preventive contro l’infibulazione, un fenomeno tanto antico quanto orribile.
In Italia vivono, infatti, 40 mila donne che hanno subito mutilazioni genitali e, ogni anno, 6 mila bambine, fra i quattro e i dodici anni, con genitori provenienti soprattutto dai paesi dell’Africa sub – sahariana, rischiano di essere sottoposte a questo rituale. Nel mondo sono centocinquanta milioni le donne che sono state private del loro diritto alla sessualità, a cui si aggiungono ogni anno altri 2 milioni di bambine.
Questi dati, forniti dall’Organizzazione mondiale della sanità, descrivono in maniera eloquente la portata di una “guerra” che miete più vittime indifese di qualunque altro conflitto.
L’approvazione della legge italiana ci da anche lo spunto per una riflessione più ampia sul ruolo delle donne nei processi di crescita culturale ed economica nei paesi in via di sviluppo.
Se è vero che c’è un pesante debito finanziario a carico dei Paesi del Terzo Mondo nei confronti delle società occidentali, è altrettanto vero che il mondo occidentale non ha ancora sanato e risarcito i gravi danni provocati – con gli imperi coloniali, prima, ed  attraverso le speculazioni dei gruppi economici internazionali, dopo – alla grande maggioranza dei Paesi del Sud del mondo, impedendone un autonomo e graduale sviluppo.
Questo “debito” altrettanto finanziario, ma anche culturale, politico e morale va innanzitutto ottemperato con gli strumenti della cooperazione internazionale e attraverso mirate attività di educazione e formazione.
L’elevazione culturale di queste popolazioni deve avere come destinatarie privilegiate proprio le donne, sia in quanto destinate ad essere il primo bersaglio di violenze e discriminazioni, sia in quanto portate, per loro natura, ad essere il vero motore dei grandi cambiamenti di ordine sociale.
Le più significative trasformazioni registrate negli ultimi decenni nella società occidentali sono infatti strettamente connesse all’autonomia finanziaria, lavorativa, politica e culturale raggiunta dalle donne.
Altrettanti passi in avanti devono essere promossi e raggiunti anche nei Paesi del Sud del Mondo, attraverso una costante evoluzione del ruolo della donna in quelle società.
In tal senso, mi auguro che anche la nuova normativa italiana contro le mutilazioni genitali possa essere un segnale e un elemento di incoraggiamento per le moltissime donne che provengono da quelle realtà.

Alessandra Guerra
Consigliere regionale FVG

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