I reati diminuiscono, ma restano espressione del disagio

La presenza straniera è numericamente inferiore a quella di altre regioni, ma il Friuli-V.G. si colloca ai primi posti a livello nazionale per quanto riguarda l’incidenza di stranieri sul totale della popolazione residente. Il flusso migratorio investe anche gli adolescenti. Questa fascia di popolazione è cresciuta in misura esponenziale a partire dagli anni ‘90 e nella maggioranza dei casi si tratta di minorenni non accompagnati

Che cosa accade ad un minorenne che viola una norma penale? E che cosa rappresenta questa violazione nella sua storia di vita? Il bisogno di differenziazione, tipicamente adolescenziale, ma anche un malessere di ordine psicologico o sociale possono trovare espressione attraverso comportamenti illeciti, a seguito dei quali viene avviato un procedimento penale, che, nel caso dei minorenni, ha caratteristiche peculiari rispetto a quello previsto per gli adulti. Un’analisi condotta nell’ambito del percorso accademico di studi ha voluto approfondire un aspetto specifico del procedimento penale minorile, quello dell’udienza preliminare (spesso conclusiva dell’intero procedimento), quale momento privilegiato di incontro tra giudizio penale e valutazione psicosociale. La ricerca, riferita all’anno 2002, ha preso in particolare considerazione la situazione dei minori stranieri, essendo la posizione di confine caratteristica peculiare della regione.

IL FENOMENO MIGRATORIO

Il flusso migratorio interessa generalmente la popolazione giovane e tra questa anche i minorenni. Nel Friuli Venezia Giulia “questa fascia di popolazione è cresciuta in misura esponenziale a partire dagli anni ‘90”[1]. Si tratta, per lo più, di minori “provenienti dalle aree meno sviluppate del pianeta, …che cercano, attraverso il lavoro all’estero, di conquistare condizioni di vita accettabili per sé e per la propria famiglia”[2]. In particolare, all’epoca della rilevazione, la Regione era interessata da migrazioni provenienti dall’area balcanica (la Macedonia, la Serbia, la Croazia, il Kossovo e l’Albania), la Romania, il Bangladesh.[3] Nella maggioranza dei casi erano minori stranieri non accompagnati, locuzione che indica il “minorenne non avente cittadinanza italiana o di altri Stati dell’Unione Europea che, non avendo presentato domanda di asilo, si trova per qualsiasi causa nel territorio dello Stato italiano privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di altri adulti per lui legalmente responsabili in base alle leggi vigenti nell’ordinamento italiano”[4].

Il dato generale sulle migrazioni – riferito sempre al periodo della ricerca – può consentire di comprendere meglio la realtà dei minori stranieri. Se, inizialmente, la regione era interessata soprattutto da un fenomeno di transito, in seguito – e, in particolare, dopo l’esplosione del conflitto nella ex Jugoslavia –  il territorio regionale è stato caratterizzato da una presenza, numericamente sempre più significativa, di stranieri. Pur non raggiungendo i numeri di altri territori nazionali, all’epoca della rilevazione, il Friuli Venezia Giulia si collocava ai primi posti in Italia per quanto riguardava l’incidenza di stranieri sul totale della popolazione residente. Gli stranieri, insediatisi dapprima nei contesti urbani e successivamente nelle aree più produttive delle regione, rappresentavano una percentuale piuttosto rilevante della popolazione residente, 3.4% del totale regionale[5].

Lo sviluppo del fenomeno ha interessato progressivamente anche un numero sempre maggiore di minori, entrati irregolarmente nel territorio dello Stato e privi di figura adulte di riferimento. La complessità e problematicità di queste situazioni e la consapevolezza degli obblighi derivati dalla normativa internazionale e nazionale rispetto alle garanzie dei diritti fondamentali hanno fatto sì che si sviluppassero in diverse aree territoriali progetti di intervento specifici.

Se, all’epoca della rilevazione, la devianza minorile regionale costituiva un fenomeno di contenuto allarme sociale, analogo discorso si poteva fare anche per quanto concerne i minori stranieri. La devianza minorile straniera, infatti, rappresentava circa il 30% della devianza minorile e, spesso, era connessa ad episodi che si potrebbero definire intrinseci alla condizione di irregolarità (es. mancata esibizione di documenti).

I reati commessi dai minori e gli esiti processuali

A conferma di una devianza minorile che non si esprime con toni di particolare gravità la ricerca evidenzia una preminenza di reati contro il patrimonio, cui fanno seguito gli episodi di aggressività (rissa e lesioni personali) e, come si è già detto, per quanto concerne gli stranieri, la mancata esibizione dei documenti d’identificazione. L’analisi delle decisioni assunte in sede di udienza preliminare – analisi dalla quale sono esclusi i procedimenti archiviati e quelli per i quali il giudice monocratico ha applicato l’art. 27 DPR 448/88 (irrilevanza del fatto) – mette in luce un orientamento del giudice minorile a favorire l’uscita del minore dal circuito penale attraverso l’applicazione di benefici specifici previsti dall’ordinamento in favore dei minori (perdono giudiziale, sentenza di non luogo a procedere per irrilevanza del fatto, estinzione del reato per esito positivo della prova). Questo orientamento non sembra conoscere diversificazioni significative in ordine alla nazionalità dei minori a testimonianza non già dell’imparzialità, intrinseca alla figura del giudice, ma di un territorio che ha saputo costruire ed offrire ai minori stranieri concrete opportunità di crescita e, quindi, rendere possibile l’applicazione dei benefici previsti dall’ordinamento.

Conclusioni

Secondo un’opinione personale, supportata dai risultati della ricerca, il reato può essere interpretato come una modalità di espressione di un disagio connesso a un particolare momento della fase adolescenziale, senza, per questo, tradursi in uno stile di vita connotato da comportamenti marginali. I reati contro il patrimonio, in particolare il furto, e, in misura minore, le manifestazioni di aggressività (lesioni personali, rissa) costituiscono gli illeciti più frequenti, in particolare tra i minori italiani. Questi possono anche essere considerati come comportamenti assunti durante il percorso di crescita nell’adolescenza, stadio in cui l’adolescente “forma la propria identità”[6]. Inoltre farei una considerazione inerente al reato tipico degli stranieri, ovvero la mancata esibizione del documento all’ufficiale o agente di pubblica sicurezza: questo reato può essere ricondotto a un certo tipo di migrazione (in particolare quella dei minori stranieri non accompagnati, ma anche di coloro che, in fuga dal proprio Paese, non possono disporre di documenti per l’espatrio) che evoca allarme sociale e che porta, nei casi considerati, a pronunce di condanna con concessione del perdono giudiziale o della sospensione condizionale della pena, nonostante la sanzione massima prevista per questo tipo di reati sia inferiore ad altre fattispecie che, magari, in sede processuale, ottengono pronunce più favorevoli.


Ivana Milic

Segretaria dell’Ordine Regionale degli Assistenti Sociali del Friuli Venezia Giulia
Presidente @uxilia onlus


[1] Kolar E., La comunicazione interculturale: il ruolo del mediatore culturale, (Atti del percorso formativo e cura di), Pubblicato a cura dell’Ufficio Stampa e PR della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Trieste 2000 pag. 43.

[2] Ibidem

[3] Ibidem

[4] La definizione è contenuta nell’art.1 comma 2 del regolamento concernente il Comitato per i Minori Stranieri, approvato con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 535/99.

[5] Il dato riferito all’1.1.2001 è tratto da Caritas Italiana, Dossier Statistico 2002,.Edizioni Nuova Anterem, Roma, p.448.

[6] Bertoli F., Modonutti G.B., Relazioni interpersonali e uso di sostanze: ricerca sul territorio e ipotesi interpretative, Ed.Goliardiche, Udine, 2000, p.17.

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