Come cambia il mondo delle adozioni internazionali

Anche se il sistema attuale ha dimostrato di funzionare correttamente, e la prova sono i dati degli ingressi dei minori adottati in Italia che in soli due anni, dal 2002 al 2004, sono passati da 2200 a 3400, abbiamo constatato che presentava dei punti di criticità relativi a tempi e procedure. Abbiamo pertanto deciso di intervenire in materia per rendere più facile e veloce l’adozione, grazie ad una maggiore trasparenza dell’iter burocratico

Lo scorso 18 marzo, il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge sulle adozioni internazionali che, intervenendo su una normativa recente, del 1998, ha posto fine al regime del “fai da te” e inquadrato questo istituito in un sistema di regole certe e garanzie in primo luogo per i minori, ma anche per le coppie. Abbiamo deciso di intervenire in materia per rendere più facile e veloce l’adozione, grazie ad una maggiore trasparenza dell’iter burocratico. Questo perché anche se il sistema delle adozioni internazionali ha dimostrato di funzionare correttamente, e la prova sono i dati degli ingressi dei minori adottati in Italia che in soli due anni, dal 2002 al 2004, sono passati da 2200 a 3400, abbiamo constatato che presentava dei punti di criticità relativi a tempi e procedure. Sono stati gli stessi aspiranti genitori a sottoporci il problema, nel corso di questi anni siamo stati bersagliati di lettere e telefonate che denunciavano la lentezza del procedimento, soprattutto nella fase degli interrogatori da parte di psicologi e assistenti sociali. Partiamo dal presupposto che abbiamo davanti due persone il cui unico desiderio è quello di diventare genitori, due persone che, fino a prova contraria sono idonee ad allevare un bambino e che oggi per il solo fatto di aver scelto la via dell’adozione vengono oggi sottoposte ad interminabili interrogatori, a volte anche troppo invasivi, da parte di assistenti sociali che pretendono di decidere se sono adatti ad amare ed educare un figlio. La nuova normativa interviene proprio sulla procedura di dichiarazione di idoneità della coppia per la quale oggi sono previsti più di sei mesi, che di norma diventano oltre un anno.

    Con le modifiche che abbiamo approntato, l’iter si svolge interamente presso il Tribunale per i Minorenni, senza coinvolgere più i servizi sociali territoriali e si conclude entro due mesi dalla presentazione della domanda. E’ la coppia stessa a presentare i documenti che la riguardano al Tribunale che li valuta avvalendosi dei propri esperti e solo se il giudice lo ritiene necessario vengono avviati dei colloqui con gli aspiranti genitori. Ai servizi sociali spetta invece il compito di intervenire dopo l’arrivo del bambino, che è anche il momento più delicato. Queste modifiche hanno attirato molte critiche, qualcuno ha detto che in questo modo si corre il rischio di facilitare l’adozione da parte di coppie che con il vecchio procedimento sarebbero state giudicate non idonee. A queste critiche rispondo molto semplicemente con i fatti. Con il sistema attuale l’idoneità viene negata solo al 3% delle coppie che quasi sempre ricorre in appello e la ottiene ugualmente. È questo un procedimento in grado di individuare coppie non idonee all’adozione? Quello che abbiamo proposto noi è che le indagini sulla coppia vengano fatte dagli stessi giudici nel caso le ritengono necessarie.

La normativa prevede poi un ulteriore abbreviamento dei tempi nella fase che passa dalla concessione dell’idoneità alle coppie al conferimento dell’incarico ad uno degli enti autorizzati presso la Commissione Adozioni Internazionali. Oggi le coppie hanno un anno di tempo per conferire l’incarico, questo arco di tempo è stato ridotto a quattro mesi. Sono state inoltre predisposte una serie di norme di semplificazione, evitando duplicazioni di competenze fra la Commissione Adozioni Internazionali e il Tribunale per i Minorenni nella fase dell’ingresso del bambino straniero nel nostro paese. Per una maggiore trasparenza abbiamo cominciato a mettere ordine anche nel settore degli Enti: attraverso una rete informatica la Commissione Adozioni Internazionali è attualmente in grado di controllare lo stato di ogni pratica in sospeso. E non è tutto. Nella finanziaria dello scorso anno è stato istituito un fondo di dieci milioni di euro per rimborsare parte delle spese sostenute dai genitori adottivi che, nel corso del 2004, hanno accolto un bambino straniero nella propria famiglia. Nella Finanziaria di quest’anno la misura è andata a regime ed è stata autorizzata la spesa di dieci milioni di euro l’anno, per i prossimi tre anni, a favore del Fondo per il sostegno alle adozioni internazionali.

L’obiettivo del Governo è quello di rendere le adozioni internazionali una possibilità concreta per tutte le coppie a prescindere dal reddito e la disciplina adottata per l’erogazione di questi fondi si muove proprio in tale direzione. L’entità dei rimborsi è stata calcolata sulla base dei costi medi delle adozioni all’estero, per i genitori adottivi che abbiano un  reddito complessivo inferiore ai 29 mila euro saranno rimborsate tutte le spese non deducibili (il 50%) fino ad un massimo di 5000 euro; per le coppie che hanno un reddito che va dai 29 mila ai 70 mila euro il rimborso sarà pari al 30% delle spese non deducibili fino ad un limite di 3000 euro. Le coppie che hanno un reddito complessivo superiore a 70 mila euro non avranno invece diritto ai rimborsi. Questa misura si somma, peraltro, alla deducibilità del 50% delle spese già in vigore e si inquadra in una politica generale di contenimento dei costi che è stata avviata nei mesi scorsi, con la fissazione dei massimali per ciascun paese che sono consultabili sul sito internet del ministero per le pari opportunità e della commissione adozioni internazionali.

Stefania Prestigiacomo
Ministro Pari Opportunità

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