I mille modi dell’abbandono

Neonati buttati via, ma anche bambini e adolescenti lasciati a se stessi

Il tema  non si risolve affrontando la negazione della maternità e, talvolta, della paternità In relazione a un neonato, a un figlio indesiderato. Noi adulti dobbiamo dare ai nostri figli la possibilità di vivere una vita da protagonisti senza mai sentirsi abbandonati a se stessi, ma sempre sostenuti e compresi anche nei loro errori

Tutte le volte che leggiamo sui giornali oppure ascoltiamo alla tv o alla radio la notizia di un abbandono di minore speriamo che sia l’ultimo caso, un caso isolato che non si ripeterà. Invece, arriva sempre il momento di doversi ricredere. Arriva sempre, cioè, purtroppo, la notizia di un altro bambino abbandonato: talvolta si tratta di un neonato, o poco più, lasciato magari in un cassonetto, altre volte in un campo o alla stazione.

Dietro l’abbandono di un neonato ci possono essere tante storie e tanti motivi, non c’è però alcuna giustificazione, anzi, ce n’è, forse, solamente una, l’ignoranza, termine che si utilizza qui come non conoscenza, una conoscenza che avrebbe potuto cambiare il destino del bambino. In Italia esiste, infatti, una legge che prevede, per tutte le donne che non vogliono prendersi cura dei figli, la possibilità di partorire in maniera completamente anonima, ma del tutto sicura ed assistita, in una struttura ospedaliera, senza incorrere in alcun problema. Una scelta sicura, poiché anche la madre riceve le cure di cui ha bisogno, e legale. Contrariamente, l’abbandono costituisce reato e, se il parto presenta complicanze, può essere anche molto rischioso per madre e bambino. Dopo il parto e la normale degenza, la madre viene dimessa senza dover fornire ad alcuno né documenti né generalità, il neonato, invece, trova praticamente sempre una famiglia che lo accolga e lo allevi come un figlio.

Ma il tema dell’abbandono non si risolve solo nella trattazione della negazione della maternità e, talvolta, anche della paternità in relazione a un figlio indesiderato. E’ fondamentale trattare anche il tema dell’abbandono in famiglia dei nostri figli e ciò sotto vari aspetti. E’ un problema, questo, che riguarda  noi stessi, un qualcosa che ci tocca da vicino e sul quale non sempre prestiamo la dovuta attenzione. A me preme sostanzialmente  trattare due aspetti: il primo è legato all’abbandono dei bambini e dei ragazzi dinanzi a tv e internet, l’altro è quello della mancanza di relazioni a seguito della separazione dei genitori.

Del primo tema mi occupo da tempo, tanto da sintetizzare una serie di consigli ai genitori in poche, ma mi auguro efficaci frasi: non si ritenga di poter utilizzare tv e internet come babysitter e s’impedisca che tali strumenti portino via il tempo per stare coi propri ragazzi sia se davanti a uno dei tanti video che caratterizzano la vita contemporanea frenetica si sia noi adulti, sia se ad usufruirne, magari, in forma smodata, siano i nostri figli. In altre parole non abbandoniamo i ragazzi dinanzi a piccolo schermo e rete, non permettiamo ai giovani d’essere dei “tecnoadolescenti”.

Dalla tv, in internet, ma anche attraverso i cellulari e i videogiochi si possono apprendere molte cose, la tecnologia può agevolarci, ma da questi strumenti possono giungere anche messaggi fortemente negativi, modelli diseducativi e fuorvianti per cui è del tutto necessario non lasciare, ovvero non abbandonare da soli i ragazzi dinanzi  a questi strumenti. Dippiù l’esperienza insegna che lo spegnimento di tutti questi schermi e il passaggio al dialogo, a una sgambata su un prato verde, una passeggiata con chi rappresenta il nostro futuro è un atto che prima ancora di divenire un gesto di donazione di tempo si rivela, da subito, un momento di accrescimento personale.

Molto altro potrei aggiungere sugli effetti non positivi di tv e altri mezzi di comunicazione, ma rinvio alla consultazione di alcuni siti quali: www.comunicazioni.it, www.agcom.it, www.interneteminori.org, www.davide.it e www.dade.it.

L’altro tema sul quale vorrei soffermarmi è quello dell’abbandono dei figli dopo una separazione. Innanzi tutto va detto che molto probabilmente un buon rapporto genitore-figli non c’era nemmeno prima della separazione se un papà o una mamma sparisce nel nulla una volta concluso matrimonio o convivenza . Ritengo che il sentirsi abbandonato per un figlio dopo una separazione costituisca un momento di grande difficoltà anche psicologica. Meritoriamente alcuni padri chiedono di poter contare di più e di far valere il principio della bigenitorialità. Andrebbe ricordato, in proposito, agli adulti che ci si separa da marito o moglie, ma non da genitori e che il rimanere “coppia genitoriale” dovrebbe costituire l’obiettivo principale durante una separazione o un divorzio.

Sbagliano, quindi, quei genitori che non favoriscono un rapporto genitore-figlio specie concedendo tempo al genitore non affidatario senza considerare l’affido come una proprietà. Sbaglia quel genitore che non ricerca il dialogo, anche ostinatamente, nonostante, magari, delle chiusure preconcette da parte dei propri figli. E sbagliano quei figli che reputano non importante rimanere del tempo e condividere la propria vita anche col genitore col quale non si vive quotidianamente.

Che fare allora? Non abbandonare, cercare il dialogo, il confronto, ascoltare e parlare, garantire disponibilità, attendere con pazienza, se serve, avere tanta pazienza, tenacia e soprattutto cercare dentro di sé per provare amore, un sentimento che alberga con sempre maggiore rarità nei nostri cuori e del quale, invece, credo si senta un enorme bisogno al giorno d’oggi. Non resta che provare, ovvero passare all’azione.

Daniele Damele
Giornalista,
Vice-presidente Comitato di Garanzia
Internet@minori

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