UNA STRADA TRACCIATA NEI SECOLI

La tutela della pace, la tutela della libertà, dell’eguaglianza e dell’effettiva partecipazione di tutti all’organizzazione della vita sociale sono i capisaldi che garantiscono l’accesso dell’umanità ad un futuro in cui l’uguaglianza è sinonimo di uguale giustizia e uguale dignità

Nei secoli XVII e XVIII grandi pensatori come Grozio, Spinosa, Locke e Kant  hanno dato vita alla dottrina del Diritto Naturale o Giusnaturalismo. Secondo questa  dottrina l’essere umano, in quanto tale, è titolare di diritti innati, inviolabili, imprescrittibili, ed inalienabili che gli appartengono per natura e prescindono dalla sua appartenenza ad uno Stato: tutti gli individui sono portatori di  diritti in quanto esseri umani.

Si è così cominciato a parlare dei diritti fondamentali della persona: il diritto alla vita, alla libertà, all’uguaglianza, alla pace, alla sicurezza, all’autodeterminazione, alla dignità ed al libero sviluppo della personalità.

Questi diritti fondamentali non possono essere messi in discussione da nessuno e lo Stato deve  riconoscerli e tutelarli con il diritto positivo (cioè posto, creato, dallo Stato stesso).

Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo.

Il 10 dicembre del 1948 con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, per la prima volta nella storia,  sono stati riconosciuti i diritti fondamentali della persona e la sua centralità nel sistema dei diritti. Questo riconoscimento si è esteso a livello mondiale superando i tradizionali confini della sovranità dello Stato.

L’articolo 1 della Dichiarazione, riprendendo la teoria del diritto naturale, è esplicito riguardo alla fondazione dei diritti della persona: “Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni versi gli altri in spirito di fratellanza.”

Da questa importante base di partenza si articola la tutela di TUTTI i diritti fondamentali.

Oggi, però,  alcuni di essi devono essere maggiormente tutelati ed è quindi giusto e doveroso soffermarsi sulla  loro situazione per trarne alcune riflessioni:

Diritto di eguaglianza: lotta alla discriminazione ed al pregiudizio. Importanza di diffondere il valore della tolleranza.

“….senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione”.

Questa “semplice” frase, sentita, risentita e pronunciata nei suoi termini essenziali da molti, è la base su cui poggia la lotta alla discriminazione ed al pregiudizio. Oltre che nella Dichiarazione Universale (art. 2), si trova  nella nostra Carta Costituzionale (art. 3) ed in  altre Dichiarazioni e Convenzioni.

Molti la conoscono, tutti ne parlano, pochi la applicano. Dalla cronaca di tutti i giorni apprendiamo con rammarico come le parole di questa  frase sembrino echeggiare in una valle disabitata, in un limbo sospeso tra diffidenza e pregiudizio o, peggio ancora, indifferenza.

Nella nostra quotidianità vi è troppa diffidenza, paura ed aggressività nei confronti di tutto ciò che non è come noi o come noi vogliamo. Tutto ciò che è diverso appare strano, pericoloso, da evitare. Sempre più spesso lo spettro dell’alterità  si sta trasformando in paura della diversità.

Quello che manca è l’educazione alla tolleranza che possiamo definire una virtù sociale che permette di comportarsi civilmente con persone che, per una ragione o per l’altra, sono “diverse” da noi. Solo attraverso  un atteggiamento di tolleranza ci si può rapportare agli altri in modo costruttivo e non distruttivo: tolleranza e dialogo per costruire ponti di comprensione ed accettazione della diversità attraverso il principio del riconoscimento reciproco.

Questi valori, ad esempio, possono emergere nel caso  degli immigrati e/o emarginati, permettendo alle loro storie, spesso terribili, di essere condivise consentendo a tutti noi di conoscere meglio  la diversità, ma soprattutto di riconoscersi in essa.

Diritti sociali

Attraverso la tutela dei cosiddetti  diritti sociali bisogna rimuovere le strozzature che impediscono la reale esistenza di pari opportunità e che “…limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti…all’organizzazione sociale del Paese.”(art. 3 Costituzione Italiana).

Nella nostra società è presente un’ ineguaglianza nella distribuzione di mezzi e di risorse che costituisce grave ostacolo all’effettiva eguaglianza dei cittadini: non a tutti sono garantite le stesse opportunità e gli stessi accessi alla vita sociale.

A questo stato di cose la risposta  da parte delle Istituzioni si focalizza troppo spesso sulle situazioni già conclamate e gravemente compromesse, dimenticando l’importanza di azioni dirette alla “prevenzione sociale” cioè mirate alle motivazioni ed alle cause della disuguaglianza e del disagio sociale.

Diritto all’istruzione e temi dell’educazione e della formazione.

La Dichiarazione dei diritti, nell’affrontare il diritto all’istruzione, non si limita a dirci che quest’ultima deve essere “…obbligatoria e gratuita per quanto riguarda le classi elementari”, ma sottolinea da subito l’importanza del fatto che sia “egualmente accessibile a tutti”.

 Inoltre, l’istruzione non deve limitarsi a far apprendere le necessarie conoscenze di una dottrina ma “…deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana  e del senso della sua dignità e rafforzare il rispetto per i diritti e le libertà fondamentali. Inoltre deve porre tutti gli individui in  grado di partecipare in modo effettivo alla vita di una società libera, deve promuovere la comprensione, la tolleranza e l’amicizia tra le nazioni e tutti  i gruppi razziali, etnici o religiosi ed incoraggiare lo sviluppo della attività per il mantenimento della pace”.

Il lavoro educativo e formativo deve, quindi,  aiutare ad interiorizzare valori e a motivare all’azione: ci dobbiamo orientare verso un’educazione globale, interdisciplinare e volta all’intervento. 

La Famiglia

La famiglia, “…nucleo naturale e fondamentale della società..”, oggi più che mai deve essere protetta e messa in grado di esercitare le importanti funzioni (tutelate anche a livello costituzionale; art. 30) che le competono.

La famiglia è la primaria formazione sociale ove si svolge la personalità dei singoli e ad essa spetta il delicato compito di “…mantenere, istruire ed educare i figli.”

All’interno della famiglia, di particolare rilievo è l’educazione che permette di plasmare il carattere a la personalità dei figli. Di primaria importanza risultano la parola, l’educazione all’igiene, al bene, allo studio, al rispetto della propria persona e degli altri, alla lealtà ed alla legalità. Tutto ciò, assieme al modo di rapportarsi con gli altri membri della società, viene appreso dai figli in maniera naturale attraverso l’esempio dato dai loro genitori; ecco perché, laddove sia presente una situazione di perpetue sofferenze morali e materiali o in caso di incapacità dei genitori, risulta necessario un rapido intervento delle istituzioni preposte per ridurre rischi e conseguenze che il perdurare di una simile situazione potrebbero causare.

Tutela dei minori: diritti del Fanciullo

Sia la Dichiarazione Universale dei diritti che la Dichiarazione dei Diritti del Fanciullo mettono chiaramente in evidenza il fatto che l’infanzia ha diritto a speciali cure ed assistenza: “….l’umanità ha il dovere di dare al fanciullo il meglio di se stessa.” (Preambolo Dichiarazione dei diritti del Fanciullo).

Per lo sviluppo armonioso della loro personalità i fanciulli hanno bisogno di amore e comprensione. Essi dovrebbero crescere sotto le cure e la responsabilità dei genitori e, in ogni caso, in un’atmosfera di affetto e sicurezza materiale e morale che garantisca loro un corretto sviluppo fisico, mentale, morale e sociale.

Non si dovrebbe dimenticare che l’obiettivo principale, in tema di minori ed infanzia, è l’interesse superiore del fanciullo.

Sfortunatamente, le autorità preposte sembrano orientate verso obiettivi diversi; la mancanza di personale impone un limite ai casi da segnalare al servizio sociale ed  i continui tagli alle spese comportano  l’adozione di provvedimenti poco incisivi e più economici a discapito di quelli che sarebbero realmente efficaci ed efficienti.

Oggi il tema del disagio minorile viene sentito come un “problema da risolvere” e non si prendono in considerazione i minori come titolari di diritti a cui devono andare tutte le nostre cure e risorse per riuscire a costruire un società del domani migliore e più consapevole.

Libertà e Sicurezza

Trovare una formula che definisca la sicurezza è un lavoro complesso per la molteplicità di elementi che questo valore incorpora in sé. Va comunque rilevato come essa abbia assunto connotazioni differenti a seconda dei momenti storici e dei contesti di riferimento.

In passato l’elemento che più di ogni altro la caratterizzava era l’assenza del disordine: avere una società ordinata era sinonimo di sicurezza, si trattava però di un ordine di Stato, un ordine imposto coercitivamente  che sovrastava le libertà degli individui schiacciandole.

Con l’affermarsi della centralità della persona e dei suoi diritti, questa visione della sicurezza non è stata più accettabile e si è così cominciato a parlare di sicurezza democratica, cioè del corpo sociale, dell’integrità territoriale, dell’economia e delle istituzioni del Paese, nel pieno e più totale rispetto delle libertà costituzionalmente garantite. Essa è diventata importante strumento  per il perseguimento e l’attuazione dei principali valori costituzionali e per garantire il pieno sviluppo della persona.

Paura ed insicurezza limitano, infatti, le libertà: basta pensare ad un cittadino che abita  in una zona degradata della città, il quale, verso sera, percependo una sensazione di insicurezza decide di non uscire di casa (pur avendone voglia) per non correre dei rischi. La sua libertà di movimento (costituzionalmente garantita art. 16) risulta limitata.

È  fondamentale un intervento degli Enti locali che ponga in essere programmi urbanistici e sociali volti a rafforzare la percezione di sicurezza dei cittadini.

La città come luogo dei diritti

Dove, dopo tutto, cominciano i diritti umani universali? Nei piccoli luoghi vicino a casa…che sono il mondo dell’individuo; il vicinato con cui vive, la scuola che frequenta, la fabbrica, fattoria od ufficio in cui lavora. Questi sono i luoghi in cui ogni uomo, donna o bambino cerca eguale giustizia, eguali opportunità, eguale dignità senza discriminazioni. Se questi diritti non hanno significato lì, hanno poco significato in qualunque altro luogo. Senza un’azione d’impegno civile per applicarli vicino a casa, cercheremo vanamente il progresso in un mondo più grande” Eleanor Roosevelt, New York, 27 marzo 1958.

È dunque nelle città che si misura la capacità di assicurare la reale applicazione dei diritti.  Osservare come oggi le città siano sinonimo di alienazione, solitudine egoismo emarginazione ci deve motivare a trovare soluzioni adeguate, fondate sulla dignità della persona umana, sul rispetto dei diritti fondamentali attraverso una costante educazione alla legalità.

Si tratta di un processo ambizioso, lungo ed impegnativo che ci dovrà vedere  puntualmente schierati in difesa dei diritti. Spetterà alle autonomie locali, essendo le più vicine agli individui,  evidenziare le reali problematiche e quindi assumersi maggiori responsabilità alla luce dell’effettiva realizzazione e dell’effettivo godimento dei diritti umani da parte di tutti.

Analisi della situazione attuale e migliorie da apportare.

La Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo non è, purtroppo, una foto del mondo, ma ci dice solo come dovrebbe essere. In tutto il mondo i diritti umani continuano ad essere violati e sono ancora molto lontani dall’essere una realtà universale. Il limite della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo è di essere  un documento giuridicamente non vincolante, non in grado di porre sanzioni e quindi obblighi. Così, la Comunità internazionale, oltre alle dichiarazioni, è stata incapace di generare strumenti efficaci per  proteggere e garantire alle persone questi diritti e non ha posto in essere strumenti efficaci per combattere e rimuovere le cause che maggiormente ostacolano la loro realizzazione: la povertà e la guerra.

Va sottolineato infatti come l’assenza della pace sia di per sé una violazione di tutti i diritti: guerre dimenticate che il mondo non vuole vedere ed il dilagare di  comportamenti omissivi da parte delle Nazioni “civili” sono ormai la regola. Bisogna far sì che la pace non sia più una semplice tregua, un buon accordo  ma una situazione definitiva basata sullo sviluppo e sul rispetto dei diritti, ricordando le parole di papa Giovanni Paolo II “…mai fare appello al diritto della forza quanto piuttosto alla forza del diritto”

Non basta più parlare dei diritti umani universali, proclamarli e riconoscerli a parole, se poi non si cerca di dar vita ad un sistema che in qualche modo ne garantisca effettivamente il rispetto e l’attuazione di fronte alla loro violazione, sia che quest’ultima riguardi una persona, un gran numero di persone od un’intera popolazione. Più che motivare l’esistenza dei diritti, occorre dar loro attuazione e protezione.

Senza un’adeguata difesa dei diritti, senza una loro graduale estensione a tutti gli abitanti del pianeta, non c’è futuro per nessuno di noi. Per costruire la pace mondiale, per garantire condizioni di sviluppo più equo, occorre ripartire dalla centralità dell’individuo e dei suoi diritti.

Matteo Corrado

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