Soglie di povertà, povertà assoluta e relativa

La stima dell’incidenza della povertà assoluta viene calcolata sulla base di una soglia di povertà che corrisponde alla spesa mensile minima necessaria per acquisire un determinato paniere di beni e servizi. Tale paniere rappresenta l’insieme dei beni e servizi che per una determinata famiglia sono considerati essenziali a conseguire uno standard di vita minimamente accettabile. Le famiglie con una spesa mensile pari o inferiore al valore della soglia, che si differenzia sia per dimensione e composizione per età della famiglia, sia per ripartizione geografica e ampiezza demografica del comune di residenza, vengono classificate come assolutamente povere

La stima dell’incidenza della povertà relativa (la percentuale di famiglie e persone relativamente povere sul totale delle famiglie e persone residenti) viene calcolata sulla base di una soglia convenzionale (linea di povertà) che individua il valore di spesa per consumi al di sotto del quale una famiglia viene definita povera in termini relativi. La soglia di povertà per una famiglia di due componenti è rappresentata dalla spesa media mensile per persona, La linea di povertà relativa si sposta di anno in anno a causa della variazione sia dei prezzi al consumo, sia della spesa per consumi delle famiglie o, in altri termini, dei loro comportamenti di consumo.

La soglia di povertà relativa è calcolata sulla base della spesa familiare rilevata dall’indagine annuale sui consumi Le famiglie composte da due persone che hanno una spesa media mensile pari o inferiore al valore limite vengono quindi classificate come relativamente povere. Per famiglie di ampiezza diversa il valore della linea si ottiene applicando una opportuna scala di equivalenza che tiene conto delle economie di scala realizzabili all’aumentare del numero di componenti.

Negli ultimi quattro anni in Italia la percentuale di famiglie relativamente povere è rimasta sostanzialmente stabile e immutati sono i profili delle famiglie povere. Il fenomeno continua ad essere maggiormente diffuso nel Mezzogiorno (23,8%), dove l’incidenza di povertà relativa è quasi cinque volte superiore a quella osservata nel resto del Paese (4,9% nel Nord e 6,7% nel Centro), e tra le famiglie più ampie. Si tratta per lo più di coppie con tre o più figli e di famiglie con membri aggregati (l’incidenza è rispettivamente del 25,2% e del 19,6% ).

La classificazione delle famiglie in povere e non povere, ottenuta attraverso la linea convenzionale di povertà, può essere maggiormente articolata utilizzando soglie aggiuntive. Tali soglie permettono di individuare diversi gruppi di famiglie, distinti in base alla distanza della loro spesa mensile equivalente dalla linea di povertà. Esaminando i gruppi di famiglie sotto la soglia standard, risultano “sicuramente” povere il 5,2% del totale delle famiglie residenti, queste hanno livelli di spesa mensile equivalente inferiori alla linea standard di oltre il 20%. Il 6,1% delle famiglie residenti in Italia risulta “appena” povero (ha una spesa inferiore alla linea di non oltre il 20%) e tra queste più della metà presenta livelli di spesa per consumi molto prossimi alla linea di povertà (inferiori di non oltre il 10%).

Anche tra le famiglie non povere esistono gruppi a rischio di povertà; si tratta delle famiglie con spesa per consumi equivalente superiore ma molto prossima alla linea di povertà: il 4% delle famiglie residenti presenta valori di spesa superiori alla linea di povertà di non oltre il 10%. Le famiglie “sicuramente” non povere, infine, sono l’80,9% del totale e si passa da valori prossimi al 90% nel Nord e nel Centro (rispettivamente 89,5% e 87,5%) al 63,8% del Mezzogiorno.

David Roici

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