Aumentano le disuguaglianze

I dati confermano che, pur in presenza di un tessuto socio-economico che consente livelli di qualità della vita più elevati rispetto ad altre zone di Italia, anche l’Emilia Romagna accusa sul piano sociale le conseguenze della crisi economica e si trova ad affrontare molte più disuguaglianze e fragilità che nel passato.

IL CONTESTO

I più recenti dati regionali sulla povertà, forniti il 30 luglio 2009 dall’ISTAT, relativi al 2008, registrano, in Emilia Romagna, un’incidenza di povertà relativa del 3,9% delle famiglie, pari a 74.702 nuclei familiari, a fronte di un tasso nazionale dell’11,3%.
Secondo i dati ISTAT, la nostra risulta essere la regione meno povera in un Paese dove il divario fra Nord e Sud è rilevante (4,9% l’incidenza della povertà al Nord, 23,8% quella nel Mezzogiorno).
Le famiglie che nel 2008, in Emilia Romagna, arrivano alla fine del mese con molte difficoltà, calcolate dall’ISTAT attraverso una rilevazione campionaria sulle condizioni di vita e la distribuzione del reddito in Italia, sono 201.121, pari al 10,5% delle famiglie residenti in regione al 31/12/2008 (1.915.435). Il 9,3% delle famiglie dichiara di essere stata in arretrato con le bollette almeno una volta nel corso dell’anno, il 7% è stata in arretrato con il mutuo, il 5,6% non riesce a scaldare la casa adeguatamente, il 23,4% non riesce a sostenere una spesa imprevista di 750 euro. Le percentuali sono in netto aumento rispetto alla medesima rilevazione del 2007.
La struttura familiare è cambiata negli ultimi decenni.
Il numero medio dei componenti per famiglia in Emilia Romagna è passato da quattro (padre, madre e due figli), numero che è stato il centro delle politiche sociali dagli anni ‘50, a 2,39 oggi (fonte: XIV Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, Istat 2001). Crescono le famiglie unipersonali (anziani soli, coppie separate, persone sole).
I dati confermano, dunque, che, pur in presenza di un tessuto socio-economico che consente livelli di qualità della vita più elevati rispetto ad altre zone di Italia, anche l’Emilia Romagna accusa, sul piano sociale, le conseguenze della crisi economica e si trova ad affrontare molte più disuguaglianze e fragilità che in passato.
In tale contesto, e attenta a sviluppare processi inclusivi dei soggetti a rischio, la nostra Regione affronta il problema della povertà, si attiva e fornisce risposte, sia direttamente, sia attraverso la propria rete dei servizi, contando sul potenziale solidaristico caratteristico della cultura emiliano-romagnola, strettamente legata al ruolo della famiglia, e della rete di soggetti attivi del terzo settore, attori primari nell’organizzazione di un welfare moderno.

LA PROGRAMMAZIONE DEGLI INTERVENTI

Già la L.R. n. 2 del 12 marzo 2003, che adegua il welfare emiliano-romagnolo alle mutate caratteristiche economiche, demografiche e sociali, poneva il contrasto alla povertà e al rischio di esclusione sociale fra i suoi principi fondamentali ed i suoi obiettivi di benessere sociale.
La programmazione regionale ha sviluppato il contrasto alla povertà attraverso:
– La progettualità territoriale degli interventi, l’attività di rete ed il rapporto con il terzo settore.
– Interventi di integrazione delle politiche sociali, in particolare con quelle abitative, del lavoro, formative, della famiglia e con altri livelli istituzionali.
– Osservazione ed analisi della povertà in ambito provinciale, per la lettura e la decodificazione del fenomeno a livello regionale, utili per la programmazione degli interventi.
– Iniziative regionali anche a carattere innovativo per: dare risposta a nuovi bisogni attraverso nuove pratiche (quale il recupero alimentare a fini di solidarietà sociale oggetto della legge regionale n. 12/2007);
– sviluppare qualità degli interventi, nonché efficacia ed efficienza nell’impiego delle risorse;
– la sistematizzazione delle buone prassi.
Ha consentito il finanziamento (con circa 3 milioni di euro l’anno) di uno specifico “Programma finalizzato al contrasto della povertà e dell’esclusione sociale”, da inserire nei Programmi attuativi dei Piani sociali di zona.
Il programma, realizzato per la prima volta nel 2004, ha perseguito lo scopo di favorire e rafforzare le politiche regionali di lotta alla povertà e all’esclusione sociale attraverso la progettualità territoriale degli interventi e l’attività di rete. È stato dato rilevante spazio agli interventi a contrasto della povertà e dell’esclusione sociale, in una logica dinamica che, attraverso l’incontro tra Regione, territorio e forze sociali, ha orientato sempre più le soluzioni alla multidimensionalità del fenomeno ed al suo differente caratterizzarsi. Ha valorizzato il capitale sociale regionale, inteso come quelle relazioni ed attività su base locale diventate non solo fattori di coesione, ma anche di produttività e benessere sociale.
Ha affrontato il disagio sociale, sempre più caratterizzato dalla rottura della normalità, non più quale eccezione, evidenziando una crescente vulnerabilità delle persone.
Ha tenuto conto del diverso caratterizzarsi della povertà e dei vari aspetti dell’esclusione. Si è occupata dei senza fissa dimora e delle popolazioni nomadi, le cui diversità possono, talvolta, costituire fattore di disagio ed emarginazione. Particolare attenzione si è rivolta alle persone sottoposte a limitazioni della libertà personale, sia internamente, sia esternamente alle carceri, affrontando il miglioramento delle condizioni di vita dei detenuti ed il consolidamento delle attività degli sportelli informativi ad essi rivolti.
La programmazione territoriale si è sviluppata dalla prevenzione alla rimozione di gravi situazioni di esclusione ad interventi di emergenza, individuando obiettivi coerenti con quelli regionali (potenziamento accoglienza temporanea e accesso alla casa ed al lavoro, sviluppo interventi di accompagnamento, azione sulla vulnerabilità delle famiglie, potenziamento dell’integrazione fra i servizi).
A conferma della rilevante attività di rete che ha sviluppato l’esperienza della programmazione finalizzata al contrasto della povertà, vi è la presenza del terzo settore nella progettazione degli interventi e nella loro realizzazione. Oltre alla partecipazione ai tavoli tematici in fase di elaborazione dei Piani di zona, è stato possibile rilevare come circa l’80% dei progetti che compongono la programmazione finalizzata al contrasto della povertà vedano la presenza del terzo settore (cooperative sociali, associazioni, organizzazioni di volontariato) a fianco dei soggetti pubblici.
Oltre il 60% dei progetti vede enti locali, altri soggetti pubblici e soggetti privati lavorare insieme.
La partecipazione del terzo settore si sviluppa anche nella fase di realizzazione degli interventi, quando numerosi operatori di cooperative sociali ed associazioni, cui spesso si affiancano volontari, sono coinvolti nei progetti.
Il 2009 rappresenta l’anno di avvio del nuovo triennio della programmazione territoriale, il primo in attuazione del Piano Sociale e Sanitario Regionale 2008/2010 1.
Pur garantendo importanti elementi di continuità rispetto all’esperienza maturata nel territorio in questi ultimi anni, e riconfermando gli obiettivi strategici, la programmazione presenta forti elementi di novità.
Viene superata, fra l’altro, la logica del riparto per programmi finalizzati, a favore di una programmazione regionale che valorizzi l’autonomia e la responsabilità dei Comuni associati nelle scelte di programmazione locale; le risorse che precedentemente finanziavano i Programmi finalizzati riferiti a specifici target confluiscono nel Fondo Sociale Locale e vengono programmate, all’interno del quadro sopra descritto, sulla base delle specificità territoriali, garantendo la destinazione di una percentuale minima a specifiche aree tematiche, al fine di dare continuità alle prestazioni in atto (quantificabile in euro 2.674.000 per l’area del contrasto alla povertà e all’esclusione sociale).
Vengono poste 3 azioni da sviluppare in relazione agli obiettivi triennali indicati nel PSSR 2008-2010 per l’area di bisogno “Povertà ed esclusione sociale”:
A. Sperimentazione di una specifica misura economica a contrasto della povertà. L’intervento avrà carattere non assistenziale, sarà limitato nel tempo e si collegherà ad un progetto di sviluppo dell’autonomia dei soggetti adulti e delle famiglie interessate. La misura tenderà ad integrare i redditi inferiori all’importo annuo ISEE di 7.500 euro.
Risponde all’obiettivo di fornire alle persone piena cittadinanza attraverso opportunità per la costruzione di un’esistenza equa e dignitosa, sviluppando dignità ed autostima.
B. Individuazione nel territorio zonale di almeno un punto di accesso bassa soglia che assicuri l’erogazione di prestazioni in risposta ad esigenze primarie delle persone (dormitorio, mensa, fornitura beni di prima necessità, igiene…).
Risponde all’obiettivo di rimuovere gravi situazioni di esclusione attraverso interventi di emergenza.
C. Avviamento di almeno un intervento integrato per l’inserimento o il reinserimento sociale di persone in situazione di esclusione, detenuti ed ex-detenuti e per la popolazione Rom e Sinti.
Risponde all’obiettivo di promuovere interventi di politica integrata rivolti al contrasto di povertà ed esclusione sociale agendo sulle tre principali aree del disagio sociale (casa, lavoro, integrazione, etc.).
Gli strumenti normativi e di programmazione regionali consentono quindi di attivare una politica a contrasto della povertà di carattere interdisciplinare che affronta le diverse fasi del fenomeno, le diverse tipologie di persone in stato di povertà ed esclusione sociale, gli ambiti di intervento possibili, cogliendo anche il rilievo crescente che tale politica ha assunto nella strategia dell’Unione europea.
Le strategie della Regione Emilia Romagna si rivolgono con particolare attenzione all’impoverimento ed alla vulnerabilità delle famiglie, che nel corso del 2009 hanno risentito gravemente della crisi economica in atto.

LA CRISI ECONOMICA

Nel corso del 2009, gli effetti prodotti dalla crisi economica in atto sono stati immediati nel territorio regionale, imponendo alla Regione e agli Enti locali di intervenire per dare risposta a nuovi bisogni a supporto delle famiglie e degli individui che hanno perso il lavoro.
Da più parti sono state evidenziate le conseguenze del mancato reddito: aumento delle richieste di lavoro e di contributi economici; rinuncia delle persone ai servizi per carenze economiche; indebitamento; impossibilità di pagare le utenze; aumento di accesso ai servizi tradizionalmente dedicati alle povertà.
La dimensione d’impoverimento diffuso ha coinvolto anche fasce di popolazione non conosciute dai servizi socio-assistenziali. La precarietà economica nella quale si trovano coloro che perdono il lavoro li colloca all’interno della fascia di popolazione tradizionalmente considerata povera e a rischio di esclusione sociale.
La Regione ha quindi integrato il Fondo sociale locale 2009 con ulteriori 6 milioni di euro per un Programma straordinario a contrasto della crisi economica.
Il Programma prevede, tra l’altro, un intervento di sostegno al reddito per i nuclei in situazione di temporanea difficoltà a causa dell’espulsione dal mondo del lavoro di uno o più membri, in particolare per coloro che risentono maggiormente degli effetti negativi della perdita del lavoro (ad esempio, nuclei monoreddito; nuclei unipersonali; nuclei privi di ammortizzatori sociali, nuclei con più figli, specie se minori o con adulti in difficoltà).
La Regione, inoltre, in presenza di un forte aumento di domanda di servizi alla persona da parte della popolazione, in particolare da parte dei soggetti più deboli, ha integrato il Fondo sociale locale con ulteriori risorse (22 milioni di euro) per consentire agli enti locali di mantenere un adeguato livello di servizi ed adeguate risposte ai bisogni.

Andrea Stuppini
Dirigente Regione Emilia Romagna

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