I veicoli sono sicuri, è la formazione che manca

Nei centri di ricerca e sviluppo di nuovi veicoli disponiamo di tecnologie straordinarie di calcolo e di sperimentazione riservate ai pochi che studiano e realizzano un veicolo. Nulla di quello che viene impiegati nei laboratori viene utilizzato per formare i guidatori: questo è uno spreco

Riguardo al tema della guida sicura viviamo una contraddizione evidente. Disponiamo di strumenti straordinari per sviluppare un veicolo ma non insegniamo a usarlo in modo cosciente delle relazioni esistenti tra i nostri comportamenti alla guida, le condizioni stradali e il modo con cui si comporterà. Ne risulta che l’autoveicolo è un sofisticato oggetto per la mobilità individuale usato in genere in modo primitivo. Del resto, i veicoli vengono proprio concepiti per essere il più sicuri possibile a prescindere dal guidatore, confidando che quest’ultimo lo utilizzi con un livello minimo di preparazione e razionalità. Il punto debole del trio guidatore-veicolo-strada da cui dipende la sicurezza continua a essere il primo elemento.

RICERCA E SICUREZZA
In cosa la ricerca ha migliorato la sicurezza della guida? è noto l’effetto positivo sulla sicurezza introdotto dai vari interventi adottati nell’ambito della cosiddetta sicurezza passiva (cinture, strutture ad hoc, ecc.), ossia da un insieme di interventi che conseguono al verificarsi di un urto o nell’imminenza dello stesso. Questi effetti sono nell’ottica della riduzione del danno. In termini di prevenzione, i veicoli hanno beneficiato delle potenzialità che sistemi ulteriori, indicati di sicurezza attiva, introducono in merito alla capacità di adattare il comportamento dinamico del veicolo alle condizioni di guida, cercando di assecondare al meglio i comandi del guidatore. Il netto incremento del livello di sicurezza conseguente all’adozione di sistemi attivi, in primis agenti sui freni (EBD, ABS) e in genere sul controllo elettronico della stabilità (ESC), è documentato da numerosi enti internazionali, tanto da doversi augurare che quanto prima se ne preveda l’obbligo. è attività comune ai centri di ricerca in campo veicolistico il lavoro di integrazione delle azioni ottenibili da vari di questi sistemi per migliorare ulteriormente la sicurezza del veicolo. Analogamente numerose attività sono in corso riguardo ai potenziali benefici che la sicurezza di guida può trarre dall’integrazione delle informazioni scambiabili tra i veicoli attraverso, ad esempio, la rete di telecomunicazione. Oppure dall’adozione di parti del veicolo opportunamente sensorizzate o di nuovi sistemi attivi. è prevedibile che assisteremo a una progressiva introduzione di sistemi capaci di cose fino a poco tempo fa quasi impensabili. Si può certo prevedere che il legislatore, se saprà muoversi in scienza e coscienza con passo non troppo lento rispetto all’evoluzione tecnologica, potrà introdurre rilevanti miglioramenti nella gestione del traffico e nella consistente prevenzione dell’incidentalità. Tutto questo però continuerà a risultare solo una specie di confinamento del problema in presenza di guidatori incoscienti. Su questo specifico punto, come la ricerca può essere d’aiuto?

CENTRI DI RICERCA E FORMAZIONE
Nei centri di ricerca e sviluppo di nuovi veicoli disponiamo di tecnologie straordinarie di calcolo e di sperimentazione riservate ai pochi che studiano e realizzano un veicolo. Nulla di quello che viene impiegato nei laboratori viene utilizzato per formare i guidatori. Questo è uno spreco o, diversamente, può determinare azioni che possono migliorare l’attuale situazione. Talvolta, inoltre, si ha l’impressione che gli interventi adottati per migliorare la sicurezza stradale siano poco coscienti dell’ampia zona di intervento che si offre nell’area della formazione. Come stupirsi che i neo-patentati siano sottoposti ai maggiori pericoli di gravi incidenti se, in coscienza, pensiamo al percorso che si segue per conseguire una patente di guida? Allora, cosa si può proporre sulla base dell’esperienza di ricerca e formazione di giovani universitari per superare questa situazione? La mia proposta si basa su due esperienze che riassumo. La prima riguarda l’esperienza didattica con gli allievi specializzandi in ingegneria meccanica. Nei corsi di natura veicolistica formiamo gli allievi con lezioni, esercitazioni di calcolo e di laboratorio. Gli allievi sono certo rapidi nel cogliere le relazioni causa-effetto (comandi del guidatore – prestazione dinamica di un veicolo) quando usano strumenti di calcolo con visualizzazione efficace del comportamento più o meno stabile ottenuto. Dove però davvero compiono un salto di qualità nella comprensione è quando usano le attrezzature di laboratorio che gli fan toccare con mano direttamente l’effetto studiato a calcolo, dovuto a ABS, ESC, sospensioni attive, cambi robotizzati e altro ancora.

IL CORSO DI GUIDA SICURA AL POLITECNICO DI TORINO
La seconda esperienza riguarda il corso di guida sicura che quest’anno, per iniziativa congiunta Fiat Auto – Politecnico di Torino, abbiamo impostato per la prima volta al Politecnico. Il corso prevede sedici ore di teoria e nove di guida. Le lezioni di teoria hanno l’obiettivo di dare un’idea delle basi su cui si fonda la concezione di un veicolo e di una strada in ottica di sicurezza. Servono per far capire perché quando si guida occorra rispettare alcune precise norme comportamentali. In questo senso è stato spiegato perché il Codice prevede alcune norme e le testimonianze di persone della Polstrada e dei Vigili del Fuoco sono state di grandissimo supporto. La guida pratica ha portato gli allievi a constatare direttamente quanto avevano ascoltato durante le lezioni di teoria. Il corso è stato frequentato da duecento allievi, prevalentemente neo-patentati, provenienti da tutte le Facoltà del Politecnico di Torino. Il risultato è stato eccellente. Infatti, la dichiarazione più comune tra gli allievi era, alla fine del corso, “inizio a rendermi conto di cosa possa accadermi al volante e di come debba comportarmi per prevenirlo”.

Anche ricercatori quarantenni coinvolti nel corso hanno fatto dichiarazioni quali ‘pensavo di saper guidare, mi sono ricreduto’. è chiaro che se concedessimo la patente solo dopo aver frequentato un corso di guida sicura probabilmente l’incidentalità si ridurrebbe sensibilmente, almeno tra i giovani. Tuttavia, credo che anche questo potrebbe risultare tardivo. Troppi sono gli stimoli che inducono i ragazzi a andare oltre quanto la meccanica del veicolo permetta. A mio avviso occorre agire prima, forti del fatto che attualmente abbiamo gli strumenti per farlo, con tecniche formative difficili da proporre solo pochi anni fa. Siamo in grado di costruire banchi di prova del comportamento dinamico di un veicolo basati, a differenza dei simulatori dei giochi, sui sistemi effettivamente attivi nel veicolo. Come i ragazzi fanno una visita a un museo, possono fare un giorno di prova con simulatori della dinamica di un veicolo. Lo scenario di guida, la presenza di altri veicoli, l’eventualità di una situazione meteorologica o di un guasto, l’effetto di guidare male (mano sul cellulare, volante tenuto in maniera scorretta, forte andatura, ecc.) o di essere in situazioni pericolose (bassa aderenza, bruschi cambi di direzione, scarsa visibilità, manti irregolari, ecc.) possono essere riprodotti come effetti su schermi (con tecniche di realtà virtuale o aumentata) che riproducono la situazione di guida che sarebbe vissuta su un veicolo operativo in quelle condizioni.

LABORATORI PER LA SICUREZZA STRADALE
In questo modo, un paio di anni prima di conseguire la patente di guida, un ragazzo può iniziare a abituarsi all’idea che se, guida in modo non corretto, potrà avere un incidente e farsi male. Può anche entrare nell’ottica che le condizioni di contorno possono diminuire radicalmente il limite di sicurezza. A quel punto, un corso di guida sicura sarà seminato su una predisposizione favorevole a imparare non a andare forte ma a andare bene e con buon margine di sicurezza. Come fare questo? Occorre realizzare un laboratorio di sicurezza stradale che si valga delle tecnologie sperimentali già oggi disponibili per impostare un veicolo, concependolo fruibile anche da ragazzi delle scuole superiori per introdurli al tema della guida sicura. Chi può fare questo e con quali contributi? Un laboratorio di questo tipo va radicato in Università, dove può avere una prospettiva di continuo aggiornamento, beneficiando dei tanti contributi che i molti Enti attivi nell’ambito della guida in sicurezza possono apportare. Di fatto, va concepito come un laboratorio che sviluppi ricerca per formare giovani in maniera continuamente aggiornata con il progredire delle tecnologie. L’affiancamento di un laboratorio di questo tipo con una parte di guida pratica può completare il quadro migliorativo della formazione. Certo quello della formazione non è l’unico dei temi da affrontare ma appare essere quello meno curato rispetto all’attenzione che si dà ai veicoli, alle infrastrutture viarie e alla legislazione in materia. Pertanto, da esso possono attendersi maggiori miglioramenti. La ricerca nel settore può essere usata non solo per fare migliori veicoli e strade ma, recuperando parte del tempo perso, per formare guidatori più coscienti delle potenzialità di quanto possono guidare, senza mortificare l’aspetto gradevole e positivo che una buona guida ha in sé.

Mauro Velardocchia
Professore associato di meccanica applicata.
Laboratorio di meccanica del veicolo e sistemi di sicurezza attiva
Dipartimento di meccanica Politecnico di Torino

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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