Progetto psicantropos – leggere i messaggi del corpo

Per intervenire sul Bullismo, bisogna riconoscere al Contenitore Concentrico il diritto dovere di intervenire in modo adeguato su tali problematiche che altrimenti ingenerano e degenerano nell’allarme sociale, rafforzando ancora di più il ruolo negativo del Bullo che così ha comunque un riconoscimento. Nel Progetto Psicantropos, (in atto dal 1996), che si situa nella formazione, informazione e prevenzione al disagio, il rispetto di sè e dell’altro da sè, sono sempre stati presi in considerazione, attuando non una semplice educazione teorica alla legalità, ma anche una educazione esperienziale al rispetto della sacralità del corpo, propria ed altrui, mediando fra il prevalere del codice paterno (è meglio darle che prenderle) o del codice materno (evita, è pericoloso, fai finta di niente).

Evitando l’atteggiamento giudicante e/o del facile psicologismo…, si crea una costruttiva alleanza chiedendo alla famiglia di aiutare a far rispettare le regole che la scuola insegna. La competenza alla gestione del conflitto, è un processo formativo che si realizza, per gli insegnanti, tramite l’acquisizione della capacità all’ascolto e alla fermezza rigorosa nel dialogo obbiettivo con gli allievi.

La soluzione può essere nel creare strategie ad interventi congiunti e coerenti fra i vari attori del contenitore concentrico, ossia figli, genitori, scuola, istituzioni. Il bullismo è sempre esistito in quanto vi sono sempre stati i prepotenti e le vittime designate, non va comunque sottovalutato il problema. Senza riconoscere o delegare ad un’unica istituzione il compito risolutivo, questo può invece essere arginato e prevenuto con modalità di intervento concordate e reciproche tra le istituzioni presenti nel territorio creando di fatto la rete non teorica ma reale di informazione, formazione, prevenzione intervento e sostegno a tali comportamenti spesso presenti nel disagio giovanile.

Nel Progetto Psicantropos, che si situa nella formazione, informazione e prevenzione al disagio, questi elementi sono sempre stati presi in considerazione, utilizzando lo strumento psicosomatico, ossia l’assioma che “il corpo fa ciò che la mente vuole”..e quindi, perchè non educare al “volere bene per sè e per gli altri da sè”?!

L’Associazione Italiana Dei Magistrati per i minorenni e la famiglia, ha da tempo fatto incontri seminariali su tale tema, tanto che uno dei padri del Diritto Minorile, Luigi Fadiga, propone che forse “basterebbe una convocazione dei genitori, in Procura davanti al Pubblico Ministero minorile per sensibilizzarli al comportamento del figlio e al problema educativo connesso, con riserva di attivare il tribunale se dovessero emergere problemi di trascuratezza o disinteresse verso il figlio.

A mio avviso prima però dovrebbe esserci l’intervento adeguato di famiglia e scuola, in alleanza, in quanto l’elemento semplicemente sanzionatorio potrebbe ingenerare reazioni perverse ed inverse., ecco perchè nel terzo e conclusivo seminari del ciclo sul PROGETTO PSICANTROPOS LEGGERE I MESSAGGI DEL CORPO si è parlato di diritto –dovere delle istituzioni a rispondere a ciò che chiedono i bambini.

Su tale argomento, uno di essi in classe ha raccontato di come loro si trovino soli, ai giardinetti di fronte alle aggressioni verbali o fisiche dei bulli, e che anche se ci sono dei vecchietti che intervengono anche questi vengono prevaricati. Così si può innescare l’altro comportamento altrettanto disturbante, il vittimismo, creando un legame perverso fra i deboli buoni e i prepotenti cattivi, categorie assurde che rischiano la stigmatizzazione in fasce d’eta cosi precoci e soprattutto in età evolutiva.

La scuola cosa può fare e cosa non deve fare, all’emergenza di tali problemi che spesso nascono dalla solitudine e dalla

carenza di strumenti adeguati a dare risposte?

EVITARE

1) la stigmatizzazione e la generalizzazione nei confronti del bullo, “sei sempre il solito” in quanto si rischia emarginazione

ed etichettamento predittivo,

2) che la scuola da sola possa risolvere il problema tramite una delega totale, ma creare un intervento integrato, sincronico

e con identità d’intenti fra le varie istituzioni preposte alla tutela minorile sociale e del territorio, sanando sacche

logistiche a rischio, vedi giardinetti privi della presenza di vigilanza.

3) invadenza del territorio, ognuno deve fare la sua parte, quello della scuola è un compito in cui si cura l’apprendimento

sociale e relazionale, non può assumere nè un ruolo terapeutico nè di assistenza sociale, si deve creare l’interazione

evitando la confusione dei mandati che non produrrebbe quindi veri cambiamenti.

4) va evitato che la vittima si identifichi in modo passivo con il suo ruolo, che comunque potrebbe creare un dannoso

senso di compensazione e gratificazione, già rafforzato dalla non cultura dell’appartenenza di genere.

SI DEVE

5) distinguere i casi limite, che debordano nella patologia e nell’associalità, facendo un invio-segnalazione a chi di competenza.

6) tutto questo lavoro deve vedere coinvolti, responsabilizzandoli, entrambe i genitori con le loro funzioni paterne e materne,

creando la strategia comune scuola –famiglia (noi da vari anni stiamo cercando con la creazione del terzo linguaggio,

di fare ciò);

7) chiedere alla famiglia di aiutare a far rispettare le regole che la scuola insegna, creando una alleanza;

8) gli insegnanti dovrebbero affrontare tali problemi in equipe e la vorare sulla propria capacità di stare nei conflitti, di

saper gestire il linguaggio del corpo, ed è su questo che dovrebbe puntare la formazione;

9) attuare interventi congiunti e coerenti, coinvolgenti tutto il contenitore concentrico, ossia bambini, genitori, insegnanti,

istituzioni.

Maria Rosa Dominici
Psicoterapeuta
Consigliere Onorario Corte d’Appello Bologna, Sezione Minori

Massimiliano Fanni Canelles

Viceprimario al reparto di Accettazione ed Emergenza dell'Ospedale ¨Franz Tappeiner¨di Merano nella Südtiroler Sanitätsbetrieb – Azienda sanitaria dell'Alto Adige – da giugno 2019. Attualmente in prima linea nella gestione clinica e nell'organizzazione per l'emergenza Coronavirus. In particolare responsabile del reparto di infettivi e semi – intensiva del Pronto Soccorso dell'ospedale di Merano. 

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