Il braccio nucleare della NATO

La componente nucleare aerotrasportata della NATO rappresenta ancora uno strumento valido di deterrenza con cui l’Alleanza Atlantica si pone sulla scena internazionale, soprattutto in questi ultimi anni in cui, in Europa, sembrano nuovamente soffiare venti di “guerra fredda”.

Le prime armi speciali, così si usa indicare le armi non convenzionali, destinate alle forze aeree statunitensi in Europa arrivarono negli anni ’50 come risposta alle continue tensioni con l’Unione Sovietica, soprattutto dopo la rivolta d’Ungheria del 1956 e la terribile repressione perpetrata dall’Armata Rossa a Budapest.  

guerra fredda ungheria 1956

La necessità, quindi, di disporre di una forza aerea dotata di armi nucleari in grado di reagire in pochissimi minuti a qualsiasi minaccia ha fatto sì che, nel 1958, l’aviazione degli USA desse inizio all’operazione Blast Off, chiamata successivamente Victor Alert, che prevedeva di mantenere in allerta quattro o più velivoli dotati di una bomba nucleare ciascuno pronti a decollare in pochissimi minuti. Vennero altresì costruite apposite aree vicino alla pista circondate da doppia recinzione, torrette d’avvistamento e rifugi corazzati in cui ospitare i velivoli in allarme. Anche la base di Aviano, in Italia, a partire da questo momento, cominciò ad ospitare tali ordigni e quindi di dotarsi di un’area di allerta.

Dopo la Crisi di Cuba del 1962, generata dal tentativo dell’Unione Sovietica di installare dei missili con testate nucleari nell’isola caraibica e che ha portato il mondo sull’orlo della terza guerra mondiale, la scoperta della presenza di armi nucleari aerotrasportate sovietiche schierate a pochi chilometri dal confine con l’Europa occidentale ha suggerito il provvedimento, da parte degli alti comandi americani, della NATO e dei governi europei di allargare anche agli altri Paesi dell’Alleanza Atlantica la condivisione (Nuclear Sharing) di tali ordigni.

In questa maniera Olanda, Belgio, Germania Federale, Italia, Grecia, Turchia, Canada (fino al 1971), Francia (fino a quando il presidente de Gaulle non diede inizio ad un programma nucleare autonomo) e ovviamente le basi americane in Europa furono dotate di armi speciali. C’è da precisare tuttavia che queste erano, e restano tuttora, di proprietà statunitense mentre i velivoli che in caso di conflitto avrebbero sganciato le bombe appartengono ai diversi  paesi “ospiti” e alleati. L’impiego di tali armamenti sottostava al cosiddetto metodo della “doppia chiave possibile solo dopo la doppia decisione da parte di Washington e del governo del Paese europeo proprietario del velivolo. In ogni base NATO in cui sono presenti bombe nucleari, è distaccato un reparto americano che provvede alla sicurezza e alla manutenzione delle armi. Anche nei Paesi appena citati venne approntato un sistema di allerta nucleare.

nucleare armi italia

In Italia, le basi che a partire dall’estate del 1963 cominciarono ad ospitare le bombe sono: Ghedi, in provincia di Brescia (dove sono presenti tutt’ora), Piacenza e Rimini (da cui le bombe sono state ritirate rispettivamente nella seconda metà degli anni ’60 e nel 1993 circa).

A distanza di 50 anni dall’arrivo delle bombe in Europa e a circa 30 anni dalla caduta del Muro di Berlino, la situazione è mutata. Gli accordi tra Stati Uniti e la Federazione Russa per la limitazione degli armamenti negli anni ’90 hanno ridotto drasticamente il numero delle testate nucleari presenti. Sotto le amministrazioni Bush e Clinton tutti gli armamenti nucleari destinati alle forze di terra e navali sono stati ritirati e distrutti. La Grecia dal 2001 non dispone più gli ordigni nucleari destinati alla propria aviazione. Per quanto riguarda la Turchia in questi ultimi anni le bombe ospitate nelle basi locali sono state ritirate, tranne quelle ancora presenti nell’installazione di Incerlik. In seguito al fallito golpe dello scorso anno e all’aumento del potere del presidente Erdogan, le ultime armi nucleari presenti nel Paese sono state ritirate definitivamente dagli americani. Il progetto iniziale prevedeva di ricollocarle in Romania, ma non è ancora stata resa pubblica la destinazione finale.

Al momento gli unici paesi dotati ancora di armi speciali statunitensi sono Italia, Germania, Olanda e Belgio. Guardando ai loro piani futuri si delinea un quadro particolare. La Germania, infatti, entro qualche anno ritirerà dal servizio i propri cacciabombardieri perdendo il proprio ruolo nucleare dal momento che i  velivoli destinati a sostituirli non saranno configurati per portare le armi nucleari USA. Al contrario, l’entrata in linea del nuovo caccia F-35 permetterà all’Olanda e all’Italia di continuare l’impiego di tali armamenti speciali.

mappa nucleare in europa

Quali sono i nuovi attori del nucleare in Europa?

Strumenti utili per capire quale sia la strategia futura dell’Alleanza Atlantica sono le esercitazioni che annualmente vedono la partecipazione dei reparti NATO dotati di armamento nucleare statunitense.

Nell’edizione del 2014 svoltasi a Ghedi, è stata significativa la presenza di alcuni caccia F16 polacchi di produzione Lockheed capaci di trasportare e lanciare missili con testate penetranti in grado di distruggere centri di comando avversari distanti centinaia di chilometri all’interno del territorio “nemico”. Tuttavia i piloti della Polonia in quella occasione sono stati anche addestrati allo sgancio di testate nucleari.  

La Polonia, infatti, risulta interessata ad ospitare bombe statunitensi nel proprio territorio come misura di difesa alla luce delle tensioni nei rapporti con la Russia.

Bombe nucleari sempre più  tecnologiche

Nuovi strumenti che garantiscono a tali armi di essere ancora più precise, nuovi assetti in grado di trasportare tali ordigni ed il programma da 8 miliardi di dollari lanciato dal presidente Obama nel 2012 per estendere la vita operativa delle bombe da 20 a 30 anni sono le misure adottate per colmare il gap tra il numero di armi nucleari americane e russe, come spiegato da Gary Samore, Senior Director on the National Security Council Staff durante l’amministrazione Obama: “Penso che ci siano grandi sfide, dal momento che esiste una grossa disparità tra USA e Russia riguardo le armi nucleari tattiche. Gli Stati Uniti, infatti, possiedono solo poche centinaia di armi nucleari mentre la Russia qualche migliaio per fronteggiare la superiorità delle armi convenzionali della NATO”.

Uno scudo nucleare per l’Europa  

La presenza, inoltre, di nuovi Stati dotati di armi nucleari (o che hanno intenzione di sviluppare un programma nucleare autonomo) ha portato alla creazione di una nuova filosofia d’azione incentrata prima di tutto su una rete di difesa per fronteggiare la minaccia dei missili a lungo raggio nel caso in cui la dottrina della deterrenza – basata sulla consapevolezza che in caso di guerra nucleare la distruzione totale delle nazioni coinvolte (e non solo) sarebbe assicurata – non dovesse essere sufficiente. Ed è per questo motivo che nell’Europa dell’Est saranno presenti delle basi dotate di missili in grado di intercettare e distruggere armi balistiche a lungo raggio.

Nuove sfide quindi che una forza nucleare come quella occidentale deve saper fronteggiare alla luce dell’ormai mutato e del sempre mutevole quadro internazionale. Gli Stati Uniti hanno limitato il proprio ruolo di difensori dell’occidente facendo sì che si affiancassero ad essi altri attori internazionali come la Francia e il Regno Unito, forti delle proprie forze aeree e sottomarine nucleari, nel delicato ruolo della deterrenza e della difesa dell’Europa.  

 

 

 

GLOSSARIO:

  • Armi convenzionali: che non comprendono armi di distruzione di massa (ovvero nucleari, biologiche e chimiche);  
  • Missile balistico: arma da lancio autopropulsa che segue una traiettoria balistica (che conclude il percorso senza propulsione, esaurita nella fase successiva al lancio) allo scopo di rilasciare una o più testate (in genere nucleari) su un obiettivo;
  • Tattico: azioni offensive e difensive limitate al campo di battaglia;
  • Strategico: azione offensiva a lungo raggio, anche globale.

 

  

Enrico Malgarotto

Enrico Malgarotto nato il 19/01/93 a Venezia, ho conseguito la maturità classica e la laurea in Scienze Politiche, Relazioni Internazionali e Diritti Umani presso l’Università di Padova. Da sempre ho maturato vivo interesse per l’aviazione, la storia e le relazioni internazionali, perfezionato poi con il percorso di studi. Su SocialNews desidero condividere esperienze e conoscenze, con l’opportunità di approfondire la tematica dei diritti umani, che considero come il fondamento del vivere civile, da altre prospettive. 

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