Dalla Turchia alla Francia. I fragili equilibri di un’Europa sul Mediterraneo

In Turchia fallisce il golpe militare durante la notte scorsa. La gente scende in piazza e i soldati si ritirano. Il Paese è nel caos, almeno 60 morti e oltre 700 militari arrestati, ma il potere sempre più assoluto del presidente Recep Tayyip Erdoğan ne esce rafforzato. Inutile sottolineare l’importanza strategica della Turchia come Paese NATO e cuscinetto fra Siria ed Europa. Non dimentichiamo poi gli accordi pagati cari dall’Unione Europea per la gestione dei flussi migratori dei rifugiati siriani. Ed è inutile specificare che in Turchia ora aumenteranno le limitazioni alla libertà laica e democratica dell’uguaglianza e dei diritti dell’uomo e quindi anche il rischio di una guerra civile.

A Nizza sono almeno 84 i morti, tra i quali dieci tra bambini e adolescenti.Un camion ha travolto la folla lungo la Promenade des Anglais, gremita di gente per i festeggiamenti del 14 luglio. La Farnesina fa sapere che tre nostri connazionali sono feriti, due gravi, una donna dispersa. Il Tir ha investito le persone che si trovavano sul suo percorso per almeno due km. “E’ un terrorista indubbiamente legato all’Islam radicale”, riferisce il premier francese, Manuel Valls, parlando dell’autore della strage di Nizza Mohamed Lahouaiej Bouhlel di 31 anni. L’Isis ha rivendicato l’attentato, “è stato “un soldato dello Stato islamico” a compiere la strage”. Lo sostiene l’agenzia Amaq, affiliata all’Isis, che cita “fonti di sicurezza”.

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In Europa, in Medio Oriente, in tutta l’Asia centinaia di persone danno spazio ad odio, invidia e vendetta per non essere fra i possessori della ricchezza mondiale. Si prestano a tutto per impedire che altri possano godere dei benefici ottenuti guadagnando dal commercio delle armi, della droga, dallo sfruttamento massivo delle multinazionali. Sono disposti a morire per dare un senso agli obblighi di alcuni capi religiosi che usano ora – come in passato – la religione per manipolare le menti e per possedere il controllo del popolo, per possedere un potere assoluto.

Lo Stato Islamico ha ormai dappertutto “mujaheddin” disposti a tutto, spesso sono persone deboli, poco intelligenti e psicolabili. Non serve coordinarli, non serve una grande organizzazione, anzi meno le azioni sono programmate meno sono individuabili dalle intelligence. Di propria iniziativa questi “jihadisti” utilizzano ogni sistema per commettere una strage. “Se non hai un fucile usa quello che trovi. Un pugnale, un’ascia, una pietra o magari la tua stessa auto, lanciata a tutta velocità sulla folla”, era stato detto di fare. Ed è quello che è stato fatto ieri al volante di un camion. La folla che assisteva ai fuochi d’artificio del 14 luglio a Nizza è stata sterminata. Il 14 luglio, giorno che commemora la Rivoluzione francese, giorno della presa della Bastigli, simbolo dei diritti dell’uomo, dell’uguaglianza, della libertà. Una uguaglianza e libertà troppo pericolosa per chi ha paura della democrazia come le comunità radicali ed estremiste dell’Islam.

L’Isis sta perdendo sul piano militare mentre gli attacchi terroristici aumentano in modo esponenziale, 3-4 al giorno. In Siria e Iraq stanno cambiando gli equilibri strategici, ma non sono cambiate le cause che hanno portato alla nascita dell’Isis. Per citare alcuni esempi: lo strascico delle guerre statunitensi in medio oriente, l’integrazione sunnita e sciita, l’influenza delle potenze arabe e della Russia, il ruolo dell’Iran, quello di Israele, gli interessi economici delle sette sorelle energetiche. In Europa, d’altro canto, continuiamo a non realizzare che l’humus che ha permesso la nascita di tutto questo continua ad essere vivo e rigoglioso.

Ma anche il ruolo della Turchia e gli equilibri interni e i rapporti con i Paesi limitrofi avranno il suo peso. La scommessa dei generali ribelli è fallita. Hanno tentato un colpo di stato stranamente superficiale. E’ evidente come le repressioni delle libertà di stampa, dei docenti universitari, della popolazioni curda, e soprattutto il tentativo di rendere meno laica e più islamica l’amministrazione statale siano state azioni poco condivisibili e male accettate. Ma più probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso e che ha fatto partire la decisione del golpe militare è il tentativo di Erdoğan di arrivare al referendum per cambiare la costituzione in favore di una repubblica presidenziale per aumentare il proprio potere all’interno del Paese. Un potere sempre più assoluto e non accettabile non solo dalle opposizioni interne ma probabilmente anche da Paesi come la Russia e il governo di Damasco e di alcuni Paesi Arabi. Di certo la guerra civile siriana ai suoi confini, i rapporti ambigui della Turchia con lo Stato Islamico e le opposizioni curde interne ed esterne hanno il suo peso. Preoccupante è il pensiero dell’analista Yavuz Baydar: «I soldati stanchi della crisi siriana. Si va verso la guerra civile».

I terroristi vogliono creare un Europa costantemente sotto attacco, spaventata, militarizzata. Forse perché l’Europa da fastidio come potenza economica, perché è sempre più sensibile all’energia verde e non a quella fossile, perché è il più forte e concreto esempio di integrazioni di lingue, razze e culture diverse. Ma l’obiettivo non è più solo spargere il terrore e reprimere lo stile di vita di un Paese libero. Il disegno politico dello Stato Islamico è chiaro. La Francia è un Paese cardine dell’Unione europea ed è anche fra quelli più direttamente minacciato dal populismo. Avere ottenuto la Brexit della Gran Bretagna, poter stimolare l’elezione di Marine Le Pen all’Eliseo o una estrema destra al potere in Austria e magari portare Donald Trump alla Casa Bianca sono i veri obiettivi dei terroristi islamici. Mettere ogni persona contro l’altra, alimentare paura, insicurezza e sospetto fa gioco a questa strategia. Avere al governo politici di estrema destra permetterebbe di alimentare il conflitto su scala globale e quindi portare la popolazione occidentale a soffrire gli stessi drammi di quelle persone che vivono in paesi devastati dalle guerre senza fine.

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