Laboratori alternativi alla passività dei “tempi moderni”

di Michele Viel

In questo centro si sperimentano workshop che alimentano creatività e fantasia

Il gruppo ino)(opendesign1 è formato da persone che hanno frequentato un corso realizzato in collaborazione con l’Istituto di formazione e ricerca IRES (www.iresfvg.org) di Udine.
L’obiettivo del corso era quello di fornire competenze trasversali riguardanti basi di meccanica e robotica, (Automata meccanici), oggettistica di arredo interattiva (interaction design e tinkering) con elementi di elettronica di base, utilizzo di attrezzi e materiali semplici (carta, forbici, colla, nastro adesivo, taglierino, cacciavite, saldatore), programmazione interattiva della piattaforma open source Arduino. Il gruppo si presenta con competenze trasversali che vanno dall’arte all’artigianato e all’elettronica.
La nostra occupazione principale è quella di progettare e realizzare workshop per bambini (dalle elementari alle medie) volti ad accrescere le competenze tecniche, creative e narrative attraverso l’assemblaggio di gruppo, o singolarmente, di un piccolo Automata a manovella semovente.
Durante i nostri workshop, proponiamo ai bambini alcuni prompt narrativi dai quali essi iniziano a generare una breve storia, a disegnarne la scena principale, ad immaginare per essa un movimento che la rappresenti.
L’aspettativa è che in poco tempo essi generino la trama e ne caratterizzino i personaggi principali. Questa fase alimenta le doti di narrazione creativa e di fantasia, peraltro già innate nei bambini, le quali rischiano di essere sottostimolate dai troppi contenuti preconfezionati disponibili attraverso i numerosi nuovi media.
I workshop stimolano, quindi, la creatività, il problem solving, i saperi pratici e l’utilizzo consapevole di strumenti e materiali semplici attraverso l’uso delle proprie mani, partendo da un semplice pezzo di cartone, per arrivare, a volte, ad elementi di programmazione di base della piattaforma Arduino inserita in contesti artistici e creativi.
A nostro parere, nel corso degli ultimi anni i bambini sono iperstimolati da informazioni a tutto schermo, da scatole di montaggio già confezionate, piattaforme di apprendimento studiate a tavolino, spesso con il limite della sola creatività prevista dagli schemi intrinseci negli stessi kit, nei quali non è ammesso l’errore inteso come opportunità di ricerca e problem solving. In questo modo non viene concessa ai bambini la piena espressione del proprio sé creativo e della soddisfazione dell’“essere consapevoli di saper fare” partendo dagli elementi di base non preconfezionati (from scratch), come il cartone, le forbici e il nastro adesivo. Inoltre, ci siamo resi conto che saper utilizzare semplici attrezzi per modificare il cartone, la carta o altri materiali non è così scontato per chiunque.
Siamo stati contagiati e affascinati dalle filosofie dei vari “do it yourself movement”, “makezine”, “low – high tech group”,”clohe moving-toys”, “exploratorium”, “fablab” e altri, nei quali si sperimentano le potenzialità dei popup di carta aumentati con led e suoni, dei meccanismi di cartone, dei sensori e degli attuatori collegati a piattaforme come Arduino e, più in generale, del fai da te.
Le nostre parole d’ordine sono: “fare con le proprie mani per imparare, in un ottimo clima relazionale”.
Con i nostri laboratori intendiamo, quindi, proporre un tempo alternativo al fruire di contenuti passivi, sperimentando la soddisfazione di avere a che fare con la propria capacità generativa.
Questa nostra convinzione per cui i bambini, a fine lavoro, sono sempre soddisfatti proviene da esperienze dirette con gli stessi, nelle quali abbiamo condiviso entusiasmo e difficoltà durante il percorso di creazione dell’oggetto semovente.
Quelli citati sono gli aspetti per cui crediamo che queste esperienze rappresentino un utile antidoto alla noia e alla depressione: possono fornire spunti per sentirsi capaci di fare, creare, risolvere problemi con le proprie forze.
Lo stimolo della sensazione di autoefficacia e delle credenze positive ad essa associate costituisce, di fatto, uno dei principi che rafforzano l’autostima e le risorse cognitive, sociali, comportamentali ed emozionali di un individuo (A. Bandura).
In questo senso pensiamo che ino)(opendesign sia, di fatto, una proposta per la promozione della salute mentale e possa contribuire, in futuro, ad attivare quei circoli virtuosi che permettono, attraverso la rete sociale esistente, di aumentare la qualità della vita in un territorio.
“Last but not least”, il gruppo ino)(opendesign è composto da utenti provenienti dai vari CSM del dipartimento di Salute Mentale dell’ASS 4 – Medio Friuli. Attraverso la formazione ricevuta, essi si sono fatti conoscere nelle scuole (scuola media Valussi, scuola media Bellavitis di Udine), nelle associazioni (pro loco di Ragogna UD), in alcune parrocchie durante i centri estivi, alle associazioni “Museo della Bora” di Trieste, “Gruppo 78” di Trieste, “Stazione Rogers” di Trieste, “Porto dei Benandanti” di Portogruaro VE, “Errastrana” di Udine e altre, negli enti e presso i privati (MTV Music Television, Immaginario Scientifico di Trieste, Scienzartambiente di Pordenone, MiniMakerFaireTrieste, ICTP di Trieste, Officine Emilia di Modena, Università degli Studi di Udine, Delfabro Arredamenti di Tricesimo UD…).
Il ruolo degli utenti è stato quello di esperti costruttori di Automata di cartone e solutori di problemi meccanici non più gravati dal pesante fardello di essere utenti dei servizi psichiatrici.
Questo nuovo ruolo, guadagnato attraverso il duro lavoro, gli errori di assemblaggio e di progettazione condivisi, condito con le numerose ed emozionanti uscite in pubblico, la partecipazione a mostre d’arte, eventi, workshop e ricerche universitarie, fanno parte di un imponente bagaglio esperienziale e di vita, di relazioni umane ed emozioni che nessuno potrà mai sottrarre a coloro i quali vi hanno partecipato, siano essi operatori, utenti o semplici partecipanti.
Un processo in divenire che chiama in causa temi di vitale importanza in psichiatria, come il riscatto sociale, la dignità personale, l’autostima, l’autoefficacia, le relazioni positive, l’automutuoaiuto, gli affetti, il benessere, la condivisione, l’accettazione di se stessi e dei propri errori e il ripartire, più forti, da essi. Il cammino procede con il diventare, giorno dopo giorno, più esperti in qualcosa, con il senso di appartenenza ad un gruppo, il riconoscimento sociale e le nuove prospettive, le avventure, gli alberghi, i viaggi pagati da terzi (non per assistenzialismo, ma perché questi hanno bisogno e desiderio di averci come ospiti ad un evento). Le esperienze accumulate rafforzano, mettono in gioco, stimolano le risorse personali. Il tempo diventa ben speso e sensato, le relazioni diventano eque, utili, interessanti. Si lavora con la parte sana di ognuno di noi, lasciando momentaneamente fuori dal gruppo e dal lavoro quotidiano la malattia e il malessere. Questi ultimi hanno la capacità di interrompere i nostri desideri, i sogni, la possibilità di godere delle esperienze. Per ora (due anni circa), queste prassi stanno funzionando bene: per qualcuno possono addirittura significare un buon motivo per alzarsi dal letto al mattino.
È oramai fatto acquisito che le malattie psichiatriche in esordio vanno diagnosticate il più presto possibile per permettere un esito favorevole delle cure e della riabilitazione da parte dei servizi. È quindi di vitale importanza permettere alle persone che stanno male, ai ragazzi, ai loro amici e familiari che potrebbero ricevere beneficio dall’incontro con una persona esperta, rivolgersi senza esitazioni e con fiducia ai servizi per la salute mentale. La realtà è, ahimè, molto diversa: la paura di essere giudicati come matti o pericolosi è talmente diffusa che le persone e le famiglie di appartenenza tendono a rimandare o, addirittura, ad evitare di farsi aiutare. La situazione comune è che si ricorre al ricovero, tardivo e, talvolta, coatto quando la malattia è oramai ben consolidata e accadono episodi significativi.
In questa difficile situazione, l’occasione di poter entrare in contatto con i bambini delle scuole rappresenta anche un momento importante ai fini dell’abbassamento dello stigma verso le malattie psichiatriche e i servizi correlati: le persone con cui i bambini si relazionano sono, infatti, persone normali a tutti gli effetti. Da qui si potrebbe spiegare, si potrebbe introdurre il discorso sulle problematiche e sullo stigma, proponendosi con entusiasmo eumiltà, informando sulle possibili sofferenze e sul fatto che nessuno è esente a priori da problemi legati alla salute mentale, che è possibile curarsi e che si deve intervenire presto.

1 ino)(opendesign è un progetto dipartimentale (Dipartimento per la Salute Mentale, Azienda per i Servizi Sanitari n° 4 – Medio Friuli), nato in seno al CSM di Tarcento UD, pensato per la promozione della salute mentale sul territorio di area vasta udinese con la stretta collaborazione e la disponibilità della cooperativa Hattiva onlus di Feletto Umberto (Udine). Con essa stiamo condividendo luoghi, materiali e attività.
Il gruppo è composto da un educatore professionale e da alcune persone, utenti del servizio.

di Michele Viel,
educatore professionale, ino)(opendesign

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