Chagall, la pittura russa sbarca a Milano

di Giulia Giorgi

Sono ben 220 le opere presenti in questo percorso espositivo di grande interesse, visitabile fino al 1° di febbraio

Nudo con pettine, 1911-1912, inchiostro nero e gouache su carta

Nudo con pettine, 1911-1912, inchiostro nero e gouache su carta

Non sbarca in Italia solo la Russia dei grandi capitali e dei big tycoon, anzi. Da sempre, il più grande Paese del mondo esporta anche cultura: arte, musica, naturalmente letteratura, con i tanti maestri della penna che, a cavallo fra l’800 ed il ‘900, hanno regalato saggi e romanzi tuttora letti quotidianamente in tutto il mondo. E anche la pittura, certamente.
L’interessante mostra dedicata a Chagall, allestita al Palazzo Reale di Milano, è stata inaugurata il 17 settembre e sarà visitabile fino al 1° febbraio 2015. Le 220 opere fanno di questa esposizione la più grande retrospettiva mai dedicata al pittore russo in Italia.
Dipinti inediti e capolavori provenienti dai principali musei del mondo si susseguono all’interno di un percorso dedicato all’intera produzione dell’artista, che Henry Miller descrisse come “poeta con ali da pittore”.
Marc Chagall nasce da una famiglia di cultura e religione ebraica a Vitebsk, una vecchia città con case patrizie decadenti e miseri quartieri di Ebrei. Lui, però, la descrive come “semplice ed eterna, come le case degli affreschi di Giotto”. Nella sua arte si percepisce la formazione ebraica per la presenza di temi religiosi e le origine russe: i suoi dipinti sono ricchi di simboli derivanti dall’iconografia del suo Paese, dall’arte bizantina e dall’arte narrativa popolare russa conosciuta con il nome di “lobok”.

La coppia sopra Saint Paul, 1968, olio, tempera e segatura su tela

La coppia sopra Saint Paul, 1968, olio, tempera e segatura su tela

La mostra ripercorre le tappe artistiche della sua produzione. Le prime opere sono eseguite in Russia, a San Pietroburgo, dove visse dal 1906 al 1910 e dove frequentò l’Accademia delle Belle Arti. Raggiunta la celebrità, il maestro lasciò San Pietroburgo per il suo primo soggiorno parigino, durante il  quale fece amicizia con Apollinaire, Delaunay e Leger ed entrò in contatto con le avanguardie artistiche francesi. Tornò in Russia nel ‘17 per partecipare alla Rivoluzione e vi rimase fino al 1923. In seguito, si recò nuovamente in Francia. Durante la Seconda Guerra Mondiale, in seguito all’occupazione nazista, fu costretto a fuggire a Marsiglia, poi in Spagna e in Portogallo. Emigrò, infine, negli Stati Uniti. Al termine del conflitto fece definitivo ritorno in Francia e si stabilì tra la Costa Azzurra e la Provenza.
Attraverso questo excursus si individua la vena poetica che caratterizza Chagall, quel filo rosso che lo lega all’infanzia, con temi legati alla natura e all’umanità carichi di magia e stupore. E quell’inquietudine dovuta all’incertezza regnante nella sua terra di origine, la quale, a cavallo fra i due secoli, e all’inizio del ‘900, in particolare, ha conosciuto sommovimenti politici ed economici irreversibili. Il grande pittore di Vitebsk soleva ripetere che il giorno stesso della sua nascita, il suo villaggio, oggi sito in Bielorussia, venne pesantemente attaccato dai Cosacchi durante un pogrom e la sinagoga venne data alle fiamme. Ecco perché, rievocando le sue origini, Chagall amava ripetere: “Io sono nato morto”. In realtà, però, nelle sue opere era vivo, dinamico, propositivo. Nella produzione di questo grande artista ritorna spesso il periodo dell’infanzia, felice, nonostante le tristi condizioni in cui vivevano gli Ebrei russi sotto gli zar. Anni che, naturalmente, hanno contribuito a formarlo, come uomo e come pittore.

Giulia Giorgi
Storica dell’arte, curatrice di mostre ed eventi

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