“Rom e Sinti Cittadini Europei”. Un esperimento di inclusione in Friuli Venezia Giulia

Nicole Garbin

Finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma “Youth in Action 2013”, il progetto di @uxilia Onlus nasce dall’interesse dell’Associazione per i temi legati all’inclusione sociale e alla tutela dei diritti dei più vulnerabili

Con una popolazione di circa 10 milioni di persone, Rom e Sinti rappresentano la più grande minoranza europea.
I dati più attendibili stimano che oltre la metà dei Rom e dei Sinti presenti in Italia (pari a circa 55.000-75.000 persone) siano cittadini italiani. La percentuale rimanente proviene dai Balcani. Recentemente, abbiamo assistito ad un’immigrazione soprattutto dalla Romania.
I Rom sono oggetto di discriminazione, violenza e segregazione. Nonostante nel 2012 l’Italia abbia adottato la “Strategia Nazionale per l’inclusione dei Rom, dei Sinti e dei Camminanti”, in attuazione di una Comunicazione della Commissione Europea del 2011, ancora oggi queste comunità sono oggetto di politiche di natura emergenziale e vittime di stereotipi e pregiudizi che avrebbero dovuto, da molto tempo, aver fatto il loro corso.
Uno studio condotto nel 2008 dall’Istituto per gli Studi sulla Pubblica Opinione (ISPO) dimostrava che gli “Italiani” possiedono una conoscenza solo parziale ed una percezione distorta della storia e della realtà di questa minoranza.
In effetti, alla domanda “Quanti pensa siano i cittadini italiani sul totale dei Rom presenti in Italia?” quasi la metà del campione intervistato risponde che non crede esistano “zingari” italiani o che, in ogni caso, essi rappresentino un’esigua minoranza.
Nello stesso studio è stato anche chiesto agli intervistati di illustrare il proprio grado di adesione ad alcuni enunciati di senso comune riguardanti Rom e Sinti. È emerso che la stragrande maggioranza li ritiene nomadi, extra-europei e non integrabili.
L’obiettivo principale di “Rom e Sinti Cittadini Europei”, progetto rivolto ai giovani residenti in Friuli Venezia Giulia, era quello di affrontare il tema complesso dell’integrazione delle comunità rom nella Regione, della loro marginalizzazione e dei loro diritti in quanto cittadini italiani e/o europei. Si tentava di sfatare l’insieme di pregiudizi che circonda queste comunità e promuoverne l’inclusione sociale accrescendo la consapevolezza fra i ragazzi dell’importanza di un ruolo attivo nella società.
Il progetto era suddiviso in due parti. Nel corso della prima fase, dedicata alla ricerca e alla raccolta di testimonianze ed informazioni relative alle comunità rom e sinte della Regione, si è avuta l’occasione di approfondire la conoscenza delle realtà di Udine e Trieste.
Particolarmente preziose sono state le testimonianze di Antonella Nonino, Assessore ai Diritti e all’Inclusione Sociale al Comune di Udine e di Emanuela Pascucci, della comunità di Sant’Egidio di Trieste. Oltre a condividere con noi la storia dei campi di via Pietraferrata (Trieste) e via Monte Sei Busi (Udine) e le difficoltà affrontate quotidianamente dai Rom della Regione, hanno entrambe sottolineato che si tratta di comunità stanziali e composte quasi esclusivamente da cittadini italiani.
In questa prima fase è stato, inoltre, distribuito nelle scuole partecipanti all’iniziativa un questionario anonimo realizzato sulla falsariga di quello dell’ISPO. Il fine era quello di conoscere l’opinione dei ragazzi a distanza di cinque anni dal primo sondaggio, peraltro proposto ad un pubblico adulto.
In un secondo momento, invece, si sono tenuti gli incontri nelle scuole e il confronto con gli studenti che hanno risposto al questionario. Hanno partecipato al progetto gli studenti degli istituti triestini Liceo Classico Francesco Petrarca e Istituto L. Da Vinci, gli studenti della scuola professionale ISIS Pertini di Monfalcone (GO) e del Liceo Scientifico A. Einstein di Cervignano del Friuli (UD), oltre agli studenti dello United College of Adriatic di Duino (TS).
L’esito ha purtroppo confermato le opinioni espresse nel 2008. La maggior parte degli studenti ritiene, infatti, che i Rom siano prevalentemente nomadi e vivano di espedienti per scelta. Inoltre, quasi la metà dei ragazzi intervistati considera impossibile o difficile la convivenza con gli “Italiani”.
Una condizione di degrado ambientale e di emarginazione sociale subita si trasforma di nuovo in una scelta volontaria di segregazione.
Nel corso di questi incontri è quindi apparso importante offrire agli studenti non solo un riscontro sulle risposte, ma anche una riflessione sulle cause e sulle radici dell’emarginazione e dell’antizingarismo in Italia e in Europa, assurto oggi a dimensioni preoccupanti.
Si è anche inteso portare all’attenzione degli studenti il ruolo della stampa, che sembra focalizzata esclusivamente sui comportamenti devianti e criminali dei Rom. Come evidenziato nel rapporto “Antiziganismo 2.0”, realizzato dall’Associazione 21 Luglio fra settembre 2012 e maggio 2013, infor-
mazione scorretta, incitamento all’odio e discriminazione sono avvenuti in Italia ben 852 volte. Ciò non può non condizionare l’opinione pubblica alimentando i pregiudizi e, peggio ancora, l’odio razziale.
Proprio per contestare quest’idea diffusa sui Rom, a cui si associano, indistintamente e automaticamente, “degrado, incuria, malvivenza, pericolosità sociale, incapacità genitoriale, inadeguatezza sociale, rifiuto consapevole delle regole e una “genetica” attitudine alla delinquenza e alla non-integrazione” (Associazione 21 Luglio), questi incontri hanno rappresentato l’occasione per dare spazio ad un’immagine dei Rom diversa perché positiva.
A quasi due mesi dalla conclusione di Rom e Sinti Cittadini Europei, alcune considerazioni sembrano opportune.
Nel corso dell’intero progetto, una costante è emersa con incontestabile chiarezza.
Rom e Sinti, costretti a subire situazioni di discriminazione e segregazione quotidiana e diffusa, vivono in condizioni di oggettivo svantaggio rispetto ai loro concittadini europei. I pregiudizi che li circondano sono dovuti soprattutto all’ignoranza in merito alla loro storia e all’incapacità, o non volontà, delle istituzioni competenti di porre in essere azioni efficaci e a lungo termine che permettano loro di uscire dal circolo vizioso dell’emarginazione e della povertà. Inoltre, le politiche miopi che continuano a relegarli nei campi, oltre a generare dei costi economici e sociali insostenibili, consolidano barriere sempre più difficili da sormontare.
Risulta, ormai, innegabile la necessità di promuovere politiche trasversali in materia di educazione, alloggio, sanità e lavoro che consentano di avanzare concretamente verso l’inclusione effettiva di questa minoranza. Le azioni della società civile, effettuate attraverso attività di advocacy, cause pilota e sensibilizzazione, devono essere accompagnate dal rispetto dell’Italia degli impegni assunti a livello europeo ed internazionale e da una maggiore attenzione delle parti politiche e dei media ad evitare strumentalizzazioni e distorsioni, tanto facili quanto nocive.
In questa stessa direzione riteniamo, infine, sia fondamentale continuare a promuovere il confronto e la sensibilizzazione sul tema dei più giovani e diffondere un’immagine positiva del vivere insieme.

Nicole Garbin
Ricercatrice universitaria e volontaria di @uxilia Onlus”

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