Un’iniziativa di legge popolare per contrastare la discriminazione

di Angela Caporale

In Italia, la comunità rom e sinta conta tra le 150.000 e le 170.000 unità. Non molte, se rapportate non solo all’intera popolazione, ma anche ai soli stranieri, la cui percentuale non raggiunge il 7% della popolazione complessiva. Tuttavia, Rom e Sinti vengono percepiti come una presenza pervasiva e ampia. Si tratta di un pregiudizio radicato nel tempo, che esercita una naturale conseguenza nel mancato riconoscimento delle specificità culturali, storiche e linguistiche della comunità nell’ordinamento italiano. Proprio per questo motivo, nel corso del mese di aprile, la Federazione Rom e Sinti Insieme, con un altro gruppo di associazioni, ha promosso una raccolta di firme per poter proporre al Parlamento una legge atta a riconoscere la minoranza.
L’iniziativa di legge popolare ha come obiettivo la piena implementazione degli articoli 3 e 6 della Costituzione, i quali sanciscono la pari dignità sociale e l’eguaglianza davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e sociali, oltre alla tutela di tutte le minoranze linguistiche con apposite norme. La Federazione sostiene che questa legge potrebbe rappresentare un primo passo verso il superamento della marginalizzazione e dell’esclusione sociale sofferte. Finché i Rom saranno e si sentiranno privi di un riconoscimento giuridico, gli strumenti per demolire i pregiudizi resteranno ancora troppo fragili, indeboliti da un sistema istituzionale e giuridico ancora bloccato su posizioni stereotipate e, a loro modo, antiche. Tutela linguistica, eguaglianza sostanziale, promozione della diversità, lotta alle discriminazioni costituiscono i punti cardine della proposta. Questa si inserisce pienamente nel contesto di tutela dei diritti individuali e collettivi disegnati, a livello internazionale, dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e, in Europa, dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea e dalla Carta Europea dei Diritti dell’Uomo, associata alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. Una volta approvata, la legge potrebbe porre fine all’assenza di norme specifiche dedicate ai Rom dall’ordinamento italiano.
Nell’attuale normativa sulle minoranze linguistiche, infatti, il Romanes è escluso. Si è ritenuto che le comunità che lo parlano non siano geograficamente localizzabili e, di conseguenza, non tutelabili come, ad esempio, le minoranze che si esprimono in Friulano o in Sardo. L’iniziativa della Federazione reclama fortemente una pari tutela, così come previsto dalla legge, affinché sia possibile per la comunità rom uscire da uno stato di discriminazione de facto che rende complesso esercitare i diritti garantiti dalla Costituzione stessa.

Angela Caporale
Caporedattrice di SocialNews

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